È un Fabio Fognini da una parte contento e soddisfatto per il livello di gioco espresso alla soglia dei 35 anni, ma allo stesso tempo imbufalito per la sconfitta e per le occasioni mancate contro Jannik Sinner. Il fuoco sacro, l’ardore competitivo non si è ancora spento dentro l’ex n. 9. E noi ne siamo ben felici, poiché seppure non con la continuità necessaria, quando ha imposto il suo gioco fatto d’infinite soluzioni e d’innumerevoli variabili, per il giovane della Val Pusteria non c’è stato niente da fare se non subire l’impeto taggiasco. Ma il Fogna non manca all’appuntamento con il suo ruolo di guida esperta per questo gruppo di baldi giovani azzurri.
L’ULTIMO BALLO A ROMA, SPERIAMO VERAMENTE CHE NON SIA COSÌ – Subito a Fabio vengono chieste le sensazioni a caldo sul match, dopo i doverosi complimenti per la buona partita disputata, con anche un sguardo al futuro domandando al campione di Montecarlo 2019 se questo derby con Sinner non sia per caso stato il suo ultimo ballo al Foro Italico. Il ligure fa emergere dalle sue parole, la soddisfazione per il livello di gioco espresso ma allo stesso tempo i rimpianti per aver avuto delle pause troppo corpose all’interno dell’incontro: “La sensazione è molto buona, devo essere sincero perché il livello c’è. Quindi ancora una volta ne ho avuto la prova, l’altra sensazione è che sono incazzato nero perché ho regalato la partita. Sì, dispiace, però vado via a testa alta perché ci ho messo tutto. Quell’1-1, 0-30 (del terzo set) mi ha un po’ tagliato le gambe devo essere sincero; un rovescio fuori di veramente poco. Poi 30-30 ha servito molto bene ed è entrato col dritto lui e poi ho ancora sbagliato io un rovescio di poco Però non ho nient’altro da dire”.
Sul prosieguo della sua carriera, si è così espresso: “Rispetto all’ultima volta a Roma, neanche, so che la decisione la prenderò a fine anno. Fino al termine della stagione tirerò e poi vediamo. Mi siederò e deciderò il da farsi”.
LA FRESCHEZZA DELL’AVVERSARIO – La conferenza prosegue concentrandosi sul primo set, che ha visto un Fognini spento e non in grado di arginare l’altoatesino. Il quale, dal canto suo, si è portato avanti velocemente e ha incassato il parziale troppo facilmente, senza la dovuta resistenza dell’ex n. 9. Ma Fogna sottolinea, giustamente, che il primo in realtà ad avere occasioni nel match sia stato lui (1-0, 0-30 del primo set) e che poi alla fine bisogna comunque fare i conti con l’avversario, specialmente se ha qualche anno in meno: “Nel primo set c’è anche l’avversario, che è fresco, ha vent’anni e quindici meno di me. Sta giocando meglio di me, quindi devo dare anche i meriti a lui. Sicuramente io ho i miei demeriti perché non ho giocato come nel secondo set e fino alla fine della partita tranne quel game di m…. che ho giocato sul 4-3 del terzo. Però è così, ora sono incavolato perché soprattutto ho perso. Ma dall’altra parte sono felice perché fra tre settimane ho 35 anni e questa è una prova che in questo sport, a prescindere di chi vinca o perda, ha sempre ragione chi vince. Io la penso così, però mi fa capire che posso ancora giocare a questi livelli“.
QUANDO FABIO NON SARA’ PIU’ FOGNA, ALLORA CI SARA’ DA PREOCCUPARSI – A questo punto il giornalista incalza affermando che quindi l’arrabbiatura raffigurata dalla racchetta frantumata, vada letta come un segnale positivo a conferma del fatto che il sacro fuoco competitivo sia ancora presente dentro il nativo di Arma di Taggia. Il n. 56 del ranking risponde positivamente: “Sì, l’ho sempre detto, finché mi troverete incazzato per aver perso una partita continuerò a lottare, ho lottato fino alla fine. Si forse c’è da recriminare per quel primo set giocato veloce e strano, perché l’ho fatto partire avanti così. Poi quando sono riuscito a porte il match sul mio gioco si vedeva che faceva fatica. Poi nel terzo ho avuto chance io. Poi ovviamente con il senno di poi non si va nessuna parte e dire che è colpa del servizio. Lo sappiamo non sono mai stato Karlovic e mai lo sarò in vita mia. Quello è normale per me, non sono uno che serve e fa tre ace a game. Non è un problema, è un problema nella misura in cui se avessi avuto un altro servizio nella mia carriera magari adesso mi vedrei nel pubblico a salutarvi e non sarei qua a parlare con voi. Mi sarei ritirato già da parecchio tempo”.
SPUNTI TECNICI: Il nostro coach analizza colpo per colpo, foto per foto, Jannik Sinner al microscopio
IL MIO CONSIGLIO PER JAN – Poi il tema affrontato è quello dell’avversario e delle parole al miele che il 20enne altoatesino ha utilizzato nei suoi riguardi soprattutto per l’aiuto che il 34enne gli ha dato durante le Finals di Davis a Torino. Jan ha anche aggiunto, che spera che questa sia la prima di tante sfide contro di lui. Fabio se ne compiace tra i sorrisi della sala stampa: “Speriamo (ridendo). Non so cosa rispondere, veramente. Ho cercato di fare il mio, quello che mi ha chiesto di fare Filippo [Volandri, ndr]. Lui era un debuttante a Torino, si è visto che lui è più maturo di tanti altri alla sua età. Ovviamente Alcaraz in questo momento è sopra tutti quanti però sono e saranno il futuro del nostro sport. Quindi è un ragazzo molto giovane, che secondo me ha ancora molti margini di miglioramento sotto il profilo tecnico; che è quello che secondo me stai iniziando a fare con Vagnozzi. Perché a rete ancora fa fatica, da fondo gioca boom boom, cioè gioca molto bene ma fa fatica a fare cambi di ritmo”.
“Un consiglio da amico, appassionato è quello di continuare quello che sta cercando di fare, sta facendo più smorzate ed è qualcosa che nel suo gioco serve perché è uno che risponde bene, gioca da fondo. E’ difficile schiodarlo e portarlo via dalla linea di fondo. Quindi è un plus che dovrà mettere per fare un ulteriore differenza in futuro. Questo è un mio umile parere però penso che con queste due, tre cose si divertirà ancora di più di come sta già facendo”.
IL PUBBLICO IMPARZIALE – Infine qualche impressione sul pubblico, che si è dimostrato imparziale, supportando entrambi nei loro momenti più difficili e quando erano sotto nel punteggio. Anche se il n. 5 d’Italia evidenzia la presenza dei soliti maleducati che hanno alzato eccessivamente il gomito. Il ché però da un certo punto di vista fa anche parte dell’atmosfera unica di Roma: “E’ giusto, magari alcuni tifavano per il più vecchio, altri per il più piccolino. Però fa parte dello sport, alcuni avevano bevuto qualche birra di troppo come sempre. Però è il bello di questo sport e del pubblico romano, che non sai mai cosa aspettarsi. Però son contento, come he detto sono uscito a testa alta. E’ stata una partita molto combattuta fino alla fine ed è questo quello che mi porto a casa. Poi dall’altra parte, come ho detto al collega, quando esco di qua mi rode ovviamente e non lo nego”.
Ultimissima battuta sulla finale di Coppa Italia, visto che il 34enne azzurro è tifoso interista, però Fabio fa capire che il bruciore asfissiante della sconfitta non è ancora passato e che non abbia voglia di fare nient’altro che non sia meditare in solitudine e assorbire, se non assopire, il dolore dell’uscita di scena dal Masters 1000 di Roma: “Non lo so, ci sto pensando anche perché non sarà facile in questo momento qua. Da una parte può essere buono per staccare la spina però dall’altra parte ho già detto al mio team che non voglio parlare della partita perché sono sopra giri. Quindi meglio non dire cose a mente calda, che poi ha freddo potrei dire avevate ragione. Non lo so, magari si faccio un salto”.