Gli Internazionali sono più internazionali di sempre. Nel singolare maschile per i 16 tennisti approdati agli ottavi sono rappresentate ben 13 nazioni. Solo USA (Giron e Broksby) Serbia (Djokovic e Krajinovic) e Canada (indovinate chi sono i due e se non lo sapete siete… bocciati, è chiaro che non leggete abbastanza Ubitennis) hanno il doppio rappresentante. In molti Masters 1000 ci eravamo abituati a vedere quasi tutti europei, con il solo Schwartzman (stavolta k.o. a sorpresa con Giron) a far la mosca bianca. Quest’anno al Foro sono solo 10 gli europei e 6 gli extra: 2 USA, 2 Canada (no, non vi dico chi sono), un cileno (sono buono e ve lo dico, Garin), un australiano (De Minaur).
In teoria, visto che c’è questa buffonata di non mettere la bandiera dei giocatori in guerra…che ovviamente in guerra non sono, non dovrei dirvi che fra i 16 uomini c’è un russo: e invece ve lo dico, anche perchè non è né Medvedev (notoriamente assente perché infortunato) né Rublev (imbestialito per aver fatto soltanto 6 game con Krajinovic), ma si chiama Khachanov che se batte come ha battuto Carreno Busta si può dire sommessamente che è una sorpresa, ma mai gridarlo, perché Carreno è uno spagnolo atipico che gioca forse meglio sui campi in cemento che sulla terra rossa.
Nel singolare femminile le nazioni dei 16 superstiti sono 10, sempre tante. E io ci metto anche la Russia della Kasatkina e la Bielorussia di Azarenka e Sabalenka, e non credo che le quattro americane in ottavi, Pegula, Anisimova, Collins e Gauff si scandalizzeranno e mi denunceranno a Biden. Di sicuro di questi tempi, con Wimbledon che ha messo al bando tutte le giocatrici e i giocatori appena citati, si rallegreranno con le proprie scelte di passaporto e portafogli fatta a suo tempo le due tenniste kazake in ottavi, Putintseva (ha battuto Muguruza che pure la sovrasta fisicamente e in potenza) e Rybakina.
Internazionali davvero internazionali… tant’è che di italiani in gara ne è rimasto uno solo. Di tredici giovani e forti. Oddio, forti mica tanto…E quell’uno chi poteva essere se non Jannik Sinner? Magari Fognini non è d’accordo perché gli è scappato detto un “Ho regalato la partita!”.
Qui cronaca alla partita Sinner – Fognini
Ciò perché nel terzo set, dopo aver dominato il secondo, Fabio ha avuto una pallabreak all’inizio, nel primo game. Però, insomma, non basta proprio per sostenere quel che ha detto. Era ancora incavolato nero quando è venuto, alle 10 di sera in punto, in conferenza stampa, dove tuttavia ha detto ugualmente anche cose carine e interessanti su Sinner, inclusi vari consigli per “diventare un tennista più completo”. Credo che Ubitennis sia in grado di farvi leggere la trascrizione di tutto quel che ha detto.
“Ho giocato sul 4-3 per lui dopo che gli avevo strappato il servizio recuperando il break …un game di merda”.
Non gli si può dar torto questa volta, perché in quell’ottavo game ha esordito con il doppio fallo n.7, e sul 15-30 ha pensato bene di fare anche il doppio fallo n.8, prima di perdere sul 5-3 per Sinner l’ultimo game a zero.
Ma Fabio si è però sbagliato quando ha inteso rimproverare l’audace collega del Corriere dello Sport Massimo Grilli che aveva osato chiedergli come mai avesse cominciato così male il primo set… pur complimentandosi per l’ottimo secondo. Lì un Fabio assai suscettibile lo ha immediatamente rimbeccato: “Perchè il terzo set l’ho forse giocato male?”
Beh, sì. Non basta aver giocato bene per 3 o 4 game se c’è stato un altro game oltre a quello da lui appena denunciato come un game di m… E cioè quello che gli è costato il break a zero e mandato Sinner avanti 3-1, in cui Fabio avrebbe potuto dire…di averlo giocato esattamente come l’ottavo game! Se un giocatore gioca di m…due game di un set quando è al servizio, non può pensare di aver giocato bene quel set. La continuità nel tennis è fondamentale. Fognini ha illuminato la scena con qualche punto straordinario e strappa applausi, ma fra primo e terzo set Sinner – senza fare nulla di davvero eccezionale – gli ha lasciato solo 5 game facendone 12. Questa è la cruda realtà.
SPUNTI TECNICI: Il nostro coach analizza colpo per colpo, foto per foto, Jannik Sinner al microscopio
Che poi il set più bello da vedere dell’atteso derby italico fra i due giocatori più diversi che l’Italia potesse mettere di fronte, sia stato il secondo e che in quel secondo Fabio abbia fatto vedere di gran lunga le cose più belle, è tutto un altro paio di maniche.
Quegli sprazzi di match hanno persuaso Fognini a farsi coraggio, a dire: “Sono contento, perché posso ancora giocare a questi livelli, sono ancora competitivo”.
Ma il punto, invece, a mio avviso è un altro: per vincere le partite importanti di tennis bisogna sapere giocare bene almeno un’ora e mezzo di fila. Non venti minuti sì e venti minuti no. Mi correggo: bastano 5 minuti no, una o peggio ancora per due volte per set e la partita la si perde anche se nei restanti minuti si è fatto fuochi d’artificio e… i bambini con i baffi.
Di questo Fognini pare non rendersi conto. Meglio così, per lui. Così non perde fiducia. Ha detto anche un’altra cosa che non condivido: “I doppi falli li ho sempre fatti, non sono mai stato Karlovic…se lo ero sarei stato un altro giocatore”.
Tutto vero, ma se di quegli 8 doppi falli ne fai due insieme a game, come gli è successo sul 2-4 del primo set (ed è stato break), sul 3-1 del secondo set (altro break) e poi sul 3-4 del terzo (ancora break), come puoi pensare di non compromettere una partita?
Contento lui contenti tutti. Ma – ribadisco – posso comprendere la sua soddisfazione nel ritrovarsi vincente alla fine di tanti bei scambi da fondocampo contro un ragazzo di 20 anni che è n.13 del mondo e sogna di diventare competitivo quanto Alcaraz… Solo che il talento straordinario di Fabio nessuno lo ha mai messo in discussione. Lo potrà mostrare e far ammirare anche a 40 anni, ma non basta a vincere le partite se non si riesce a produrre quelle magie con la dovuta continuità.
Mentre mi pare che il pubblico, a casa e anche in tv, abbia in genere gradito lo spettacolo – forse anche perché dopo i primi game del primo set ha temuto che spettacolo non ci sarebbe stato – io sono invece uscito dal centrale piuttosto perplesso. E preoccupato.
Sul conto di Fognini ma anche su quello di Sinner
A me Sinner, sebbene alla fine vittorioso perché decisamente più solido e continuo, non è piaciuto. A tratti è capace di mettere il pilota automatico, spara dritti e rovesci a pochi centimetri dalla riga di fondo, anche con bella continuità, però di varietà di schemi ce n’è ancora proprio poca.
SPUNTI TECNICI: Il nostro coach analizza colpo per colpo, foto per foto, Jannik Sinner al microscopio
Quando Fognini ha giocato bene, gli ha nascosto la palla. Sembrava il gatto con il topo. Salvo che due smorzate anomale giocate di dritto con un bello swing dal centro sinistra del campo sul lato del rovescio di Fognini, gli altri tentativi di dropshot giocati da Jannik sono stati un mezzo disastro, smorzate abortite simili a mezzi lob corti che rimbalzavano a metà del rettangolo di battuta. Lodevoli nelle intenzioni, altro che! e finalmente, ma imbarazzanti nelle esecuzioni.
Work in progress, inspired by Simone Vagnozzi, certo. E fa bene Jannik a esercitarsi. Però davvero Jannik non si sbaglia quando lui per primo ricorda agli altri e forse anche a se stesso: “La strada è ancora lunga”.
Altro che! I limiti sono notevoli, il lavoro da fare ancora tanto. Bene dire: i margini di progresso non mancano. È vero.
Il fatto che Fognini, nei momenti in cui Fabio ha giocato ai suoi migliori livelli, abbia dominato Jannik deve far riflettere e indurre tutti i suoi fans ad aver pazienza. A scanso di cocenti delusioni. L’importante è che quella pazienza l’abbia, per primo, anche Jannik.
Intendiamoci il tennis attuale di Sinner, anche per l’estrema pesantezza di palla, è già buono, da top-15. E dovrebbe poter bastare con Krajinovic, sebbene non sia scontato. Altrimenti Rublev non avrebbe perso contro il serbo.
Mi sono dilungato troppo, forse, sul nostro derby e ho trascurato gli altri match della giornata. Di molti ne ha scritto assai più diffusamente Claudio Giuliani con la sua penna agile e graffiante – un tempo si scriveva così, e ora che le penne si usan solo sul bloc-notes non si sa più come dire – nella sua newsletter cui vi consiglio di iscrivervi, sapendo che non ve ne pentirete.
Insieme agli ottavi odierni da non perdere Nadal-Shapovalov – un anno fa qui al Foro fu spettacolo straordinario, 3-6 6-4 7-6 per il maiorchino – Djokovic-Wawrinka (anche se dubito che questo duello possa rivaleggiare con alcuni precedenti memorabili vissuti in Australia e a New York) e fra le donne Gauff-Sakkari e Anisimova-Collins…lasciatemi segnalare agli appassionati dei social che sul nostro Instagram di Ubitennis stiamo innovando parecchio e sono continuamente montati in modo creativo e curioso foto dei tennisti che lavorano duro nei campi di allenamento, gli spettatori del Foro Italico che si esibiscono nella Speed-Cage di Valmora che serve a misurare la velocità dei propri servizi…gli habituée dei picnic, i bambini che scorrazzano ovunque nemmeno fossero al park dei divertimenti. Tanto materiale davvero esclusivo e davvero di qualità. Dategli un’occhiata e sappiatemi dire che ne pensate. I follower stanno crescendo a dismisura e …il termometro sono loro.