Quando pensava di poter affrontare per la prima volta in carriera Rafael Nadal, Casper Ruud ci ha scherzato su: “Lo conosco meglio di chiunque altro, per quante sue partite abbia visto in TV“. E anche per gli abbondanti allenamenti condivisi, visto che il ventitreenne di Oslo dal 2018 ha fatto spesso base nella Nadal Academy di Manacor. Poi però è arrivata la scossa al tabellone, con l’eliminazione dell’acciaccato maiorchino per mano di Denis Shapovalov. Uno che il figlio d’arte norvegese ha battuto un anno fa nell’unico incrocio (nemmeno banale, la finale di Ginevra).
Casper, l’amichevole anfitrione: dietro le quinte con la famiglia Ruud a Oslo
Per Ruud – che sulla terra ha vinto sei dei suoi sette titoli – un’occasione importante nell’ottica di una possibile semifinale della parte alta del tabellone contro Novak Djokovic (con cui si è allenato pochi giorni fa sui campi del Foro). Reduce da un inizio tutt’altro che entusiasmante della stagione sul rosso, il numero 10 ATP si è guadagnato un posto tra i primi otto degli Internazionali superando Jenson Brooksby senza mai convincere del tutto. Il momento più alto della sua annata rimane certamente la finale di Miami persa a marzo, “dove è andato tutto per il verso giusto – racconta – perché mai avrei detto Miami se avessi dovuto prevedere il torneo della mia prima finale in un Masters 1000“.
In Florida è stato superato all’ultimo atto da Carlos Alcaraz, sul quale si è soffermato così in ottica Roland Garros: “E’ un talento raro, se ne parla già da tempo, con i risultati di questi ultimi tempi la pressione intorno a lui è cresciuta e giocare con le aspettative addosso sarà una nuova sfida. Contro di lui ho perso in entrambi gli incroci, a Miami è stata la partita più importante della mia carriera. E’ motivante vedere un giovane conquistare risultati così importanti, ma allo stesso tempo voglio prendermi la mia rivincita sportiva appena ci incontreremo di nuovo“.