Giovedì 12 Maggio 2022: un leggendario giorno qualunque
Il mio primo torneo dal vivo, e al Foro Italico perdipiĂą
Ci sono tre tipi di sportivi: coloro che lo guardano, coloro che ne fanno un lavoro e coloro che vivono per esso. La seconda categoria è fondamentale, comprende tutti gli addetti al dietro le quinte, i giornalisti, chi pulisce i vari campi e gli spalti. I primi sono individui che si dilettano, ma con un trasporto non trascendentale. Chi vive per lo sport, invece, morirebbe per esso. Un esempio? Capire che uno dei giorni più belli della tua vita lo hai passato sotto un caldo equatoriale in mezzo a migliaia di folli come te appassionati di racchette, di scambi agonici e delicatezze da corti settecentesce. Ma, soprattutto, dall’en plein di vita che solo il tennis dal vivo regala. Così è partita la mia prima (di molte) esperienza tennistica dal vivo. Buon viaggio a tutti.
Ore 09-11:00: Walking in a dream
Ho seguito partite di calcio in tutte le categorie, dalla Serie A alla terza categoria. Per tre ore e un po’ di ansia alla vigilia sei coinvolto in una sorta di rito religioso, che riguarda i tuoi compagni e la tua squadra. Ho vissuto una finale europea di basket e varie serie playoff per la mia magica Avellino, e ho riso e pianto. Ma non avevo mai visto il tennis dal vivo, ed è un’esperienza totalmente diversa. Si aprono i cancelli alle ore 9:00, e dopo due passi la prima emozione: Federico Delbonis che si allena sul campo 9, con una presenza fisica che la TV non restituisce. Mi fermo un po’ ad ammirare le sue carrellate di dritti e proseguo lungo il viale del Foro Italico. Sulla sinistra nuvole di terra e urli agonici di tennisti e tenniste in allenamento, sulla destra i vari stand, con il profumo di pizza e porchetta che avvolge e seduce. In attesa che Zverev apra il programma sul centrale provo a vedere il dio greco Tsitsipas, ma ne intravedo solo i capelli svolazzanti e le lunghe leve, tanto la folla lo circonda e ne anela le prodezze anche solo in allenamento. Due ore di cammino continuo riempite dalla curiosità e l’entusiasmo di un bambino la mattina di Natale. Ma poi si inizia a giocare davvero.
Ore 11-13:30: Zverev diverte e regala un sorriso agli stand gastronomici
L’ingresso sul centrale porta con sé qualcosa di magico, di eterno, come solo Roma sa fare, e come solo Roma è. La Tribuna Internazionale Nord permette non solo una buona visione del campo centrale, ma anche una bella panoramica di tutto il foro alle sue spalle (specie del Campo Pietrangeli, dove ieri Jil Teichmann è stata tifata alla stregua di una giocatrice italiana). L’unico difetto è il sole che picchia più forte di Zverev in campo (tra l’altro partita vinta in due, ma momenti di gran tennis, anche grazie al trottolino De Minaur, ce ne sono stati). Non a caso i veri eroi di giornata sono i venditori di bibite che fanno su e giù con litri d’acqua, 2 euro a bottiglia ottimamente spesi. Ah, due parole sul tedesco: pulizia di colpi rara, forza da bulldozer impressa alla pallina, giusto un po’ di timidezza a chiudere. Per la gioia degli stand gastronomici però riesce in tempo per ora di pranzo, e tutto il centrale, dimentico di Iga Swiatek a seguire, si riversa in coda per mangiare, ed è molto più lunga quella della pizza che per vedere racchette e scambi.
Ore 13:30-15:30: Un giro turistico e calore italiano
Le ore più calde, sia in senso meteorologico che di “tifo”, sono il post pranzo. Per me significa un incontro di quelli che aspetti e quando arrivano sei felice: il direttore del sito per cui scrivo, per il quale ho seguito decine di partite al desk (Ubitennis), Ubaldo Scanagatta, la storia del giornalismo tennistico italiano. Mi omaggia di una bottiglietta d’acqua (che sa di vita con certe temperature) e mi lascia dei bei consigli e belle impressioni su come vivere la giornata, il meraviglioso mondo del giornalismo, che sa premiare anche se spesso lo si sottovaluta. Dopo questi piacevolissimi dieci minuti riprende il giro del Foro, con alcuni amici avellinesi incontrati per caso, e si va a fare il tifo per Kokkinakis e Tiafoe, opposti a Glasspool ed Heliovaara, in un match che vede noi italiani sostenere con forza la coppia austro-americana (con disappunto di Glasspool, che ci comunica il suo scontento senza mezzi termini). Finito il match, molto carino al super tie-break, con vittoria dell’inglese e del finlandese, tutti sul Centrale di corsa, perché sta per iniziare il nostro Jannik Sinner. Nota a margine: passano Cilic e Garin sul viale del Foro, diretti al Grandstand…e quasi sono infastiditi da noi fan, e negano qualsiasi foto, peccato per uno come me fan di Marin dalla prima ora. Ma poco male, ora c’è Sinner.
Ore 15:30-19:00: tifo da stadio, Mr Nole e Stan the Man
L’atmosfera che circonda la partita di Jannik Sinner è magnetica, un entusiasmo degno dello Stadio Olimpico più che del centrale del Foro Italico, ma è risaputo in fondo quanto noi italiani siamo patriottici e calorosi per i nostri colori. La partita nel secondo set sale di livello, dopo un netto 6-2 di Sinner e annesso break nel secondo, gran rientro di Pippo Krajinovic (che senza infortuni, chissà …quel rovescio comunque incanta), che rialza un po’ l’asticella di attenzione del pubblico, già pronto a una facile vittoria. Alla fine Jannik chiude al tie-break in un tripudio italiano, con la gente sulla tribune sempre più allegra, anche grazie al sole sempre più basso e a una piacevole brezza. Si giunge così a una partita molto attesa, almeno dal sottoscritto: Djokovic contro Stan the Man, il mio primissimo amore tennistico, con la scintilla scattata in quella semifinale contro Tsonga al Roland Garros 2015, poi vinto proprio contro Nole in finale. Quasi perdo la voce per incitare il mio Stan, a suon di cori e urla, ma c’è ben poco da fare: il serbo, che dal vivo è un’esperienza che consiglierei a chiunque, appassionato o meno, non gli concede quasi nulla, e lo regola con un doppio 6-2. Standing ovation per entrambi però, mentre le tribune si iniziano a svuotare per la sessione serale. Esco, stanco e sudato, affamato (troppa fila e prezzi troppo alti: non incoraggiano uno studente fuorisede all’acquisto di un panino) e mi avvio all’uscita, gettando un ultimo sguardo indietro, al Foro illuminato dal tramonto, con una promessa: oggi è stata la prima, un solo giorno, l’anno prossimo sarà una settimana e anche più. Perché, quelli come me, il tennis non lo vivono una settimana o un giorno, ma 365 giorni all’anno. Eterno, come la capitale e i suoi Internazionali.