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Dal nostro inviato a Parigi
[1] N. Djokovic b. [PR] A. Bedene 6-3 6-3 6-2
Come nel 2016, anno della sua prima vittoria a Porte d’Auteuil, per Novak Djokovic al terzo turno c’è il derby “ex jugoslavo” contro lo sloveno Aljaz Bedene. Ed esattamente come sette anni fa, quasi il tempo per lui non passasse mai (non così per Bedene, che probabilmente si ritirerà a fine stagione), il n. 1 del mondo lascia pochi game al 32enne di Lubiana, incapace di creare problemi al serbo in risposta (l’unica palla break, annullata, è stata per lo più figlia di un brevissimo calo di concentrazione del fuoriclasse di Belgrado) ed obbligato a giocare sempre al limite sul proprio servizio, con Nole che in tutti i parziali ha semplicemente aspettato il momento per il break. Prestazione molto solida del campione in carica, ma, ripetiamo, l’ex n. 43 del mondo non l’ha mai messo in difficoltà.
Il match inizia secondo copione: Djokovic domina i suoi turni di servizio, mentre Bedene deve chiedere gli straordinari alla sua prima di servizio per non far scappare l’avversario. E anche fare qualche numero da circo: come la volée bassa talmente tagliata sotto che dopo aver rimbalzato nel campo di Nole torna indietro sul suo e con cui annulla la quarta palla break, per poi conquistare il game grazie a 2 ace consecutivi. Ma non è sempre domenica e inoltre la giornata festiva in Francia era ieri: nel sesto gioco Bedene sale 40-0 ma poi il servizio (2 doppi falli di fila) e il dritto (2 gratuiti di fila) lo abbandonano d’improvviso ed il break arriva proprio nell’unico game in cui il 32enne di Lubiana sembrava in controllo alla battuta. Djokovic continua a spadroneggiare nei suoi turni di servizio (finirà il set con 20 punti vinti su 23 giocati) e porta a casa il primo set per 6-3 in 35 minuti.
Lo sloveno – che ricordiamo, dopo essere diventato cittadino britannico, cercò senza fortuna di ottenere dall’ITF a difendere i colori britannici, nonostante avesse già giocato in Davis per la Slovenia – sembra sia al suo ultimo giro di giostra a Porte d’Auteuil. Gli infortuni che l’hanno tormentato negli ultimi anni (è rientrato a marzo ad Indian Wells dopo i problemi al polso che l’hanno tenuto fermo dal luglio 2021, mentre un infortunio al polpaccio gli aveva fatto giocare ad intermittenza la stagione 2020), con la conseguente discesa in classifica – è n. 195, anche se recupererà una trentina di posizioni grazie alle due vittorie a Parigi) – sono probabilmente i motivi per cui l’ex n. 43 del mondo sembra aver deciso di appendere la racchetta al chiodo, come rivelato dallo stesso Djokovic – oltre a parlare delle sue letture – nella conferenza stampa dopo la vittoria con Molcan.
Il tabellone maschile del Roland Garros 2022
Nel frattempo, Bedene cerca di proseguire sull’unica strada possibile: essere aggressivo nei suoi turni di servizio per evitare di rimanere intrappolato nella solita micidiale ragnatela da fondo intessuta del fenomeno serbo (alla fine del match saranno 13 su 16 i punti sopra i 9 colpi vinti da Nole, a dimostrazione che altre strade lo sloveno non ne aveva). Il 32enne lubianese può consolarsi con la vittoria nell’applausometro: dopo la volée del primo set, il pubblico dello Chatrier (tutto esaurito) gradisce appludendo a scienza aperta anche una geniale smorzata vincente di dritto nel primo game del secondo parziale, a cui poi segue un rovescio incrociato sulla riga per salire sull’1-0. Ma come già detto, il rischio di andare fuori giri è alto, specie se giochi contro chi è un maestro a farti deragliare: un paio di errori di troppo con il dritto, un paio di recuperi in allungo di Nole con annesso colpo nei pressi della riga, ecco che il break stavolta arriva già al terzo gioco. Nel game successivo Bedene arriva per la prima volta a 30 sul servziio di Nole per due gratuiti del serbo (una di quelle smorzate che ogni tanto non capisci perché le prova ed un rovescio lungolinea fuori di molto), ma poi tutto torna alla normalità, anzi il serbo accelera un pochino: 10 punti consecutivi per salire 5-3 e poi un calo di Bedene al servizio gli permette di chiudere con un altro break il secondo set per 6-3, dopo un’ora e dieci minuti di gioco.
Bedene si prende un toilet break e il pubblico sfrutta la pausa più lunga per scatenarsi in selfie (o chiedendo ai vicini di seggiolino di improvvisarsi fotografi) con il campo sullo sfondo, anche perché il match pare non poter riservare particolari emozioni. Tanto che all’inizio del terzo set c’è un boato di stupore dell’intero Chatrier per uno smash al rimbalzo di Djokovic fuori di metri. Piccolo calo di attenzione del serbo, che fa un altro gratuito (ma in mezzo va dato merito a Bedene per un bel dritto vincente in lungolinea) ed arriva la prima palla break per lo sloveno. Il pubblico gradisce che ci possa essere un po’ di partita e lo evidenzia con un applauso ritmato. Novak invece no, e l’annulla esultando, mostrando la racchetta verso una parte degli spalti. Qualcuno nel pubblico non gradisce, credendo Nole abbia preso sul personale l’applauso ritmato di prima. Ma Nole mette il quarto ace del match, esulta ancora ed esulta anche dopo il punto successivo che lo porta sull’1-0. Stavolta nessuno dice niente, si è capito che era soprattutto un n diagolo con se stesso. La sensazione che quella sia stata l’unica possibilità per Bedene di cercare di mettere un po’ di pepe in un match a senso unico viene confermata dal break a zero di Djokovic nel quarto gioco, che il n. 1 del mondo conferma subito per passare andare a condurre 4-1, con un parziale di 12 punti a 1. Che il match sia ai titoli di coda è evidente, lo conferma il fatto che frettolsosamente tutto il pubblico cerca di preparasi ad immortalare il momento del match point quando nell’ottavo gioco Djokovic sale 15-30 sul servizio dell’avversario. E in effetti non devono aspettare molto: tre punti e poi il n. 1 del seeding chiude per 6-2, in 1h 46’ minuti di gioco.e
Nole aggiorna così senza grossa fatica le mostruose statistiche – 84 vittorie a Parigi (secondo dietro a Rafa), 326 negli Slam (secondo dietro Roger) – ed ora affronterà un ostacolo che si prospetta un po’ più impegnativo: “El Peque” Diego Schwartzman. Che qui a Parigi sembra aver ritrovato lo smalto dell’inizio della stagione sul rosso (quarti a Montecarlo, semi a Barcellona), dopo le brutte prestazioni nei due Masters 1000, lasciando solo 7 game a quel Grigor Dimitrov che lo aveva battuto nettamente solo una ventina di giorni fa a Madrid. I precedenti dicono 6-0 per Nole, ma qui nel 2017 al terzo turno l’argentino si portò avanti 2 set a 1, prima di crollare nei due set successivi. Vedremo se anche in questo caso sembrerà che il tempo sia passato solo per Diego.