[1] N. Djokovic [15] D. Schwartzman 6-1 6-3 6-3
Dal nostro inviato a Parigi
Un Djokovic in versione non certo Deluxe, quello sceso oggi in campo contro Diego Schwartzman. Ma siccome di fronte aveva una versione ancor meno brillante del 29enne argentino, è bastata per portare a casa l’85esima vittoria (in 100 partite) nello Slam parigino. Per entrambi più errori non forzati che vincenti, ma se Nole in una giornata un po’ così ha saputo limitare il gap al minimo (29/31), il 29enne argentino invece assolutamente no (23/45). E se tutti e due i giocatori giocano maluccio ma lo sfavorito di più, l’esito non può che essere quello di oggi: vittoria in tre set del giocatore più forte. Che ora – Auger-Aliassime permettendo – è atteso dall’ennesima sfida, la 59esima (30-28 per Nole, contro Rafa Nadal. L’ultima fu proprio qui lo scorso anno, in semifinale, e vinse Nole: per replicare, però, ci vorrà un Djokovic molto diverso da quello visto oggi, sebbene, alla fine dei conti, ha comunque vinto nettamente contro uno specialista del mattone tritato.
È passata l’una e mezza del pomeriggio, ma il cielo coperto e una brezza fredda rendono la temperatura decisamente poco primaverile – attorno ai 15 gradi, per capirci – quando entrano sul “Suzanne Lenglen” Novak Djokovic e Diego Schwartzman. Settima sfida tra i due, con Nole che ha vinto tutti gli incontri precedenti e l’occasione in cui ha fatto più fatica è stata proprio qui a Parigi, dove nel 2017 si ritrovò sotto per 2 set a 1 prima di dominare (doppio 6-1) negli ultimi due set. Fatto curioso, sono entrambi imbattuti agli ottavi del Roland Garros, anche se la striscia di Nole (15-0) è ovviamente molto più impressionate di quella del “Peque” (3-0).
Il primo momento di difficoltà lo deve superare Nole, che compie un paio di errori e si ritrova a dover annullare le prime palla break dell’incontro nel terzo gioco. Ci riesce più per demeriti del suo avversario (un dritto lungo in manovra, poi una palla corta che tocca il nastro ma resta nel suo campo) che propri, anche se chiude il game con il secondo ace nei primi dieci minuti di gioco. Djokovic – sinora molto tranquillo, sembra quasi debba ancora “attivarsi” adeguatamente – capisce che non è il caso di scherzare e con un paio di palle corte a cui il 29enne di Buenos Aires non riesce a trovare contromisure efficaci si procura le prime palle break dell’incontro. Basta la prima, con Schwartzman che manda in rete un dritto nel braccio di ferro da fondo. Il n. 1 del mondo si complica di nuovo un pochino la vita con un doppio fallo e un gratuito, ma poi con un paio di vincenti mette le cose a posto e va sul 4-1. Al cambio campo il n. 16 del mondo guarda il suo angolo già un po’ sconsolato. Come spiegava Bedene dopo il match del terzo turno perso con Nole, con Djokovic non riesci mai a capire se ti arriverà una palla più morbida o più pesante, è questa la principale difficoltà nel giocarci contro. E sembra proprio che “El Peque” non sappia al momento come superarla. La prima reazione “posturale” del n. 1 del mondo – di fastidio – arriva sull’errore sulla palla break nel game successivo. Ma chi dovrebbe infastidirsi è Schwartzman che con un gratuito un doppio fallo gli consegna su un piatto d’argento il secondo break. Djokovic tiene il servizio a zero per la prima volta nel match per assicurarsi il primo parziale per 6-1. Che l’argentino chiude con 18 errori, un’enormità per uno che fa della regolarità da fondo uno dei suoi punti di forza.
Mentre Diego va negli spogliatori per cercare di schiarirsi le idee, arriva finalmente il sole e Nole è indeciso se indossare o meno il capellino d’ordinanza, decidendo alla fine di lasciar stare. Farà bene perché il sole tornerà a nascondersi poco dopo. Lo 0-30 sul proprio servizio con cui inizia il secondo set sembra indicare che il n. 15 del seeding sia ancora in difficoltà, invece l’argentino tira fuori l’orgoglio e comincia a non sbagliare più e a giocare bello profondo. Il match cambia volto: il campione in carica non riesce subito ad opporsi al cambio di marcia del suo avversario e commettendo quasi lo stesso numero di gratuiti del primo set (7 contro 9) si ritrova sotto 3-0. Bravo Schwartzman a reagire, ma in questi primi quindici minuti del secondo set è sembrato rivedere il Djokovic opaco di un mese fa. Per fortuna del serbo la palla corta di rovescio funziona abbastanza bene oggi, e questo gli permette di sparigliare un po’ le carte in una fase in cui negli scambi da fondo fa fatica. Scrolla la testa Djokovic quando gli esce una risposta tutt’altro che complicata (per lui, poi) che porta il tennista di Buenos Aires alla palla del 4-1. E invece a scrollarla, anzi forse qualcosa in più, dovrebbe essere l’argentino, che con due gratuiti concede a Nole la possibilità di rientrare nel set. Che il fuoriclasse di Belgrado ovviamente non si lascia sfuggire, ottenendo il controbreak con un dritto lungolinea vincente. Ora il match, non eccelso dal punto di vista qualitativo, almeno è salito di intensità dal punto di vista emotivo. Diego torna per un attimo in modalità muro e si procura altre due palle break, ma con una palla corta ed un ace il n. 1 del mondo le annulla, ne annulla anche una terza e poi ecco il primo urlo e pugnetto verso la folla di Nole quando ottiene il punto del 3 pari. Schwartzman capisce che Nole è tornato ed accusa il colpo, commette quattro errori di fila e subisce un altro break. Il set di fatto finisce qui, dato che Djokovic non si volta più indietro e arriva a sei giochi consecutivi vinti, che gli valgono il 6-3 con cui incamera anche il secondo set. Per entrambi i giocatori più gratuiti che vincenti nel parziale, a conferma di un match in cui entrambi non si stanno esprimendo al meglio.
Nella pausa alla fine del set Djokovic cambia maglietta, rivelando così un taping alla spalla destra che non aveva nei match precedenti. Il terzo set continua sulla falsariga dei precedenti come qualità – non elevata – complessiva, con tanti errori da entrambe le parti, inframezzati da qualche vincente. È Djokovic a dover annullare la prima palla break del parziale e lo fa con il serve and volley, tattica che spesso usa come extrema ratio quando non è in grande fiducia. Ma la palla corta con cui si porta sul 3-2 e lo sguardo d’intesa con il suo angolo fa capire che il belgradese è comunque ben presente mentalmente in campo. Il pubblico può finalmente scaldarsi con un applauso a scena aperta sulla sfida di palle corte vinte da Schwartzman per il 30 pari, ma Nole ha inserito la marcia più alta e alla seconda occasione conquista il break del 4-2. Il Diego di oggi non ha armi per opporsi all’ineluttabile, ma con garra sudamericana annulla un match point (anche se è Djokovic in realtà a sbagliare un rovescio lungolinea nell’occasione) e allunga la partita. Ma solo di un paio di minuti, quelli che servono al 35enne di Belgrado per vincere il servizio a zero e chiudere 6-3, in 2h17’ di gioco. Il fuoriclasse serbo si qualifica così per la 13esima volta consecutiva ai quarti del Roland-Garros (dal 2010, per capirci), dove attende il vincitore tra Nadal e Auger-Aliassime. Ovvio che l’attesa della maggioranza degli appassionati – canadesi esclusi – è per l’ennesimo atto della saga Rafa-Nole. Con un Djokovic che dovrà essere decisamente più in palla di oggi se vorrà continuare la strada verso il 21esimo Slam. Dall’altra parte però, vedendo il bicchiere mezzo pieno, se già così ha lasciato solo sette giochi al n. 16 del mondo, forse sono gli altri a doversi preoccupare…