È la giornata di riposo dopo l’incontro vittorioso su Aliaksandra Sasnovich che ha riportato Martina Trevisan ai quarti di finale del Roland Garros dopo l’emozionante cavalcata del 2020. Mentre l’attende la sfida con Leylah Fernandez, il direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta incontra Matteo Catarsi e Donato Quinto, rispettivamente coach e preparatore atletico di Martina, per una chiacchierata su come la loro pupilla affronterà l’incontro di martedì, sulle caratteristiche dell’avversaria, sulla stanchezza lamentata nel match degli ottavi e molto altro.
Ubaldo Scanagatta: Che differenza c’è nell’approccio tra i quarti di finale di quest’anno e quelli di due anni fa?
Matteo Catarsi: Quella di due anni fa era la prima partecipazione Slam in cui era andata avanti diversi turni, quindi era un po’ più tesa ed emozionata, secondo me. Oggi è consapevole di quello che può esprimere soprattutto sulla terra rossa, quindi ci arriva con un bagaglio tecnico e fisico e con delle partite alle spalle vinte. Questa settimana ha vinto un torneo WTA, dunque arriva sì con tanta stanchezza, ma anche con tanta energia e fiducia a livello sia fisico sia mentale.
Come l’altra volta si giocherà sullo Chatrier: ti preoccupa la maggiore ampiezza del campo? Può fare effetto…
MC: Può sempre essere una difficoltà. Affronterà una giocatrice che praticamente gioca con i piedi sulla riga di fondo campo, quasi mai va indietro, quindi spero che un campo più grande sia un vantaggio per Martina. Se riesce a farla giocare con la palla sopra le spalle, può farle perdere un po’ di campo.
Di solito però, è la tennista non abituata a stare vicino alla riga che retrocede ancora di più. Questo glielo avrai sicuramente detto.
MC: Certo. Avremo la possibilità di allenarci alle 10.15 sullo Chatrier e prenderà un pochino le misure perché finora abbiamo giocato solo sul Lenglen e sui campi secondari o comunque più piccoli.
Con chi si allenerà?
MC: Come oggi si è cercato uno sparring mancino come la sua avversaria. Sono dei ragazzi che mettono a disposizione gli organizzatori. Quello di oggi aveva una palla un po’ troppo alta, così abbiamo chiesto se ci fosse qualcuno che gioca più teso e ce l’hanno dato. Imposteremo degli schemi da riproporre in partita.
Come sta Martina rispetto a un anno o due fa. In conferenza stampa ha detto di essere stanca e durante il match diceva “non mi muovo, non ho le gambe!”. Non so se fosse un aspetto solo psicologico o anche fisico.
Donato Quinto: Rispetto a due anni fa ho una conoscenza di Martina molto più completa. Abbiamo iniziato un percorso insieme, questo è ormai il terzo anno. Due anni fa è stato un torneo conquistato da Martina con tutte le sue qualità che sta tuttora dimostrando di avere. Adesso posso dire che dietro le spalle c’è un lavoro veramente importante fatto nel quotidiano, sia sulla prevenzione, perché con Martina abbiamo una grandissima attenzione all’aspetto preventivo, sia su quello prestativo, dove insieme a Matteo lavoriamo tutti i giorni – e sottolineo tutti i giorni – per poter portare Martina verso il suo modello prestativo. Il modello prestativo di un atleta è qualcosa che gli si cuce addosso. Per esempio, Martina lavora tantissimo sulle capacità motorie e coordinative applicate al gesto tecnico. Quindi lavoriamo sulla forza non intesa come pesi e palestra, bensì cerchiamo di rapportarla direttamente al gesto tecnico attraverso una serie di esercizi che sono stati costruiti appositamente. Lavoriamo molto sull’aspetto della core stability, sull’equilibrio muscolare in generale perché lei ha bisogno di avere un ottimo equilibrio tra muscoli estensori e muscoli flessori.
Qual è l’aspetto migliore di Martina dal punto di vista visico e qual è il difetto, quello su cui bisogna lavorare di più?
DQ: Lei ha delle grandissime capacità proprie che vanno esaltate attraverso un buon equilibrio perché sviluppa tanta forza però anche determinata dalla sua massa muscolare che è importante, va rispettata e tutelata. È una fibra di tipo misto, non una fibra esplosiva pura, bianca. Martina non ha alcun tipo di problema fisico. La teniamo in bolla perché è in uno stato di grazia. Riguardo alla stanchezza a cui avevi accennato, siamo alla decima partita di fila. Se non fosse stanca, io sarei accusato di qualcos’altro. Invece è una stanchezza naturale, poi c’è una stanchezza mentale per cui, rispetto a quello che dice sul campo, siamo abituati a leggere tra le righe. La stanchezza fisica la curiamo tutti i giorni.
Torniamo a Matteo e a Leylah Fernandez. Vorrei un riassunto tecnico delle sue caratteristiche.
MC: Le piace giocare sui primi due colpi, servizio e uscita molto offensiva dalla risposta. Le piace attaccare subito l’avversaria e non le piace giocare lontana dal campo, quindi bisogna farla colpire più sopra il fianco. Essendo entrambe mancine, la cosa si complica perché gli schemi attuati contro un’avversaria destra vanno ribaltati e infatti si farà ancora qualche schema. Soprattutto abbiamo visto partite della Fernandez contro avversarie mancine. A livello tattico, punterei ad aprire il campo sul lato del dritto perché sulla diagonale sinistra è un po’ più forte Martina. Non forte come potenza, ma con la palla sopra le spalle la può buttare fuori dal campo per poi entrare con il dritto lungolinea se l’altra accorcia. Poi è importante rispondere bene perché l’altra ha un lungolinea valido se accorci, si muove bene, ha una grande manualità, sa fare bene la smorzata, la volée.
Contro Sasnovich, ho visto che, anche se arrivava sulle smorzate sul dritto, con la presa che aveva non riusciva a correggere con la mano. Invece Fernandez ha questa mano, dicevi…
MC: Rispetto a Sasnovich, Fernandez ha un’impugnatura molto più chiusa, quindi riesce a mascherare bene dal dritto e fare la controsmorzata. Sasnovich invece andava sempre sul diagonale. Vediamo domani come vanno i primi schemi della partita.
Sotto l’aspetto psicologico, nel primo set contro Sasnovich, Martina parlava molto con sé stessa e con te. Non dico che incoraggiava l’avversaria ma, se guardi i grandi campioni, riescono a mascherare la negatività di certi momenti. Mi è venuto spontaneo gridarle “positiva!” perché si lamentava e perdeva il punto dopo. Cosa si può fare per correggere? Anche se non puoi dire a uno di essere calmo se non è calmo.
MC: Dopo la partita si è analizzato questo aspetto e chiaramente dopo dieci partite è arrivata quella del piccolo calo dal punto di vista dell’atteggiamento. Secondo me, lei ha visto il traguardo, si vedeva andare via nel punteggio, ma poi arrivavano errori perché non supportata dal corpo. Cercava più uno sfogo, infatti quando le ho detto di concentrarsi mi ha un po’ mandato a quel paese, ma nei due punti successivi ha messo tanta energia e tanta grinta. È stato uno sfogo negativo, ma ha saputo reagire a qualcosa che un po’ di tempo fa si sarebbe persa andando in fase negativa.
Ero preoccupato che perdesse il primo set perché poi non so come sarebbe andato il secondo. Contro Fernandez mi auguro che vinca in due set ma, se dovesse perdere il primo, immagino che tu l’abbia già preparata psicologicamente a come reagire. Non è facile perché in campo l’atleta è solo, ma per me è un aspetto fondamentale.
MC: Sono d’accordo, ma in ogni caso si imposterà la partita per giocarla punto su punto, senza vedere tanto il punteggio. Portare qualità su ogni punto a prescindere dal risultato che può essere positivo o negativo e giocarli tutti con la stessa intensità. Non è facile perché c’è l’avversaria ed è un quarto di finale.