Italia batte Bielorussia 2-0. Dopo la vittoria di Camila Giorgi su Iryna Sabalenka è arrivata quella di Martina Trevisan su Aliaksandra Sasnovich. Entrambi i successi contro classifica: Giorgi n.30 contro n.7, Trevisan n.59 contro n.47. Ma ormai questa classifiche sono superate. Camila, prima ancora di affrontare stamani alle 11 l‘ostica Daria Kasatkina, tennista dal gioco vario e sicuramente intelligente, è virtualmente n.24 WTA e questo sarebbe già il suo best ranking. Idem quello di Martina Trevisan che virtualmente è n.31, al di là dei suoi sogni e del suo obiettivo dichiarato di fine anno.
Se mi avessero detto 3 o 4 anni fa che Martina Trevisan sarebbe stata per due volte fra le migliori otto tenniste del Roland Garros non ci avrei mai creduto. Ma non ci avrebbe creduto neppure lei, ne sono certo. Lei è arrivata due volte dove Raffaella Reggi n.13 del mondo e Sandra Cecchini n.15 erano arrivate una volta sola, rispettivamente nell’87 e nell’85. Altre avversarie? Beh, sì, Evert sui campi rossi, ma anche Navratilova e non solo loro due marziane. Solo Schiavone (7 volte in ottavi…) e 3 nei quarti (2001-2010 quando vinse il torneo e 2011) e Errani 4 volte di fila (2012-2013-2014-2015) le stanno davanti.
E questi risultati straordinari giustificano il luminoso sorriso che Martina ha regalato a se stessa, al suo team, all’allenatore Matteo Catarsi (intervistato in esclusiva), al preparatore atletico Donato Quinto (se lo vedete inquadrato in tv lui ha la barba, Matteo è un po’ più piccolo), al manager della TopSeed Corrado Tschabushnig (intervistato in esclusiva), e a tutto il pubblico che l’ha sostenuta con affetto all’interno del Suzanne Lenglen, lo stesso campo “fortunato” sul quale Marco Cecchinato aveva battuto Nole Djokovic nel 2018 conquistando la prima semifinale italiana dai tempi di Corrado Barazzutti.
Non è la nona di Beethoven ma è stata musica per le nostre orecchie questa sua nona vittoria consecutiva – otto delle quali senza perdere un set, soltanto Garbene Muguruza a Rabat gliene aveva strappato uno – alla fine di una mattina in cui la tensione e il nervosismo hanno spesso avuto il sopravvento sulla qualità del gioco… Ma chissenefrega, un anno fa una partita del genere Martina l’avrebbe probabilmente persa e ora invece è di nuovo nei quarti contro un’avversaria come la ragazza russa cui non potrà concedere le stesse serie negative patite ieri.
Non alludo tanto ai cinque setpoint che le sono serviti per chiudere il primo set, quanto agli 8 punti su 9 persi dopo che si era procurata un break nel secondo set, dal 2-1 per lei, con due servizi persi a zero nel quarto e nell’ottavo game. Buon per lei che la Sasnovich non è stata da meno e quando ha servito sul 5-3 ha perso anche lei la battuta a zero, poi ha fatto un 15 soltanto sul servizio di Martina e ha mollato di nuovo il suo a 15. Insomma negli ultimi game, dal 5-3, Martina ha fatto 16 punti e la bielorussa 4.
Nell’intervista che ho fatto a Matteo Catarsi ci sono diversi spunti interessanti. Per esempio: “Si è provato a cambiare la risposta, a stare un pochino più dietro alla riga e muoversi più col dritto, cercando di fare un po’ più spazio per trovare la profondità. Inoltre contrattaccare subito appena l’avversaria accorciava…”.
A Martina non manca il coraggio di rischiare. Il suo colpo vincente è certo il dritto, ma anche in una giornata in cui sembrava accusare la stanchezza “Non mi muovo, le gambe non vanno!” ed era così nervosa per tutto il primo set nel quale era stata tuttavia avanti 3-1 e poi sul 3-2 pari era stata 15-40 e poi ancora sul 4-3 0-40… ha rischiato diversi rovesci vincenti…
Tanto che a un certo punto si è udito un ragazzo italiano entusiasta dalle file più alte del Suzanne Lenglen che ha gridato a squarciagola un “Mamma mia che bellezza!” che ha provocato l’ilarità generale: Martina aveva appena sparato un vincente con un rovescio stretto e incrociato davvero bellissimo sul 6-5 0-15 nel primo set per la bielorussa. Sulla scia di quel punto Martina si è arrampicata al tiebreak che, fra setpoint non trasformati e vari rovesciamenti di punteggio, è stato al cardiopalmo. E probabilmente decisivo.
Ma dopo tanti momenti angosciosi per chiunque l’avesse a cuore, quel sorriso finale, mentre sollevava le braccia al cielo dopo l’ultimo rovescio sbagliato dalla Sasnovich, ha dissipato tutte le nubi, tutte le ombre e non si è sentito più neppure il freddo che questa settimana parigina non ci ha proprio mai risparmiato.
A vedere il match più bello della giornata, Nadal-Auger Aliassime, fra vento e freddo quando ormai la luce andava affievolendosi, si poteva resistere soltanto imbacuccandosi come prima di salire in moto. E meno male che l’equipaggiamento non mi mancava, mentre incontravo alcuni colleghi che si arrendevano abbandonando i loro seggiolini. Ma non sanno che cosa si sono persi in quel quinto set, perché anche scavallando le quattro ore di gioco, Nadal e Aliassime hanno saputo offrire tennis di grandissima qualità anche nelle fasi finali. E il pubblico con i suoi Rafà Rafà Rafà (ovviamente l’accento sulla a finale, alla francese, io sento ancora i brividi ripensando ai Panattà, Panattà del ’76 nella finale con Solomon, che momenti!) era tutto schierato per il campione di 13 Roland Garros: uno spettacolo nello spettacolo. Bellissimo, elettrizzante… serviva anche a scaldarsi un po’.
Contro un Aliassime sempre aggressivo che mi è parso in sicuro progresso, anche di personalità, Nadal ha fatto i soliti passanti prodigiosi, è sceso a rete quando poteva e doveva per non lasciare troppo l’iniziativa al canadese, quasi mai sbagliando le volee, sempre recuperando le solite palle incredibili… ma è stato anche in campo due ore e 6 minuti in più di Djokovic con Schwartzman. Il suo match è durato 4 ore e 21 minuti, quello di Nole 2h e 15.
Devo ricordare che il 3 giugno Rafà (dai mi francesizzo anch’io) compierà 36 anni e che la sua preparazione a questa stagione sulla terra battuta non è stata ideale? Ho visto, dal 2004 a oggi, mille recuperi prodigiosi di Rafà, ma per quanto fenomeno, 36 anni sono 36 anni. Al Roland Garros in tutti questi anni soltanto Isner e Djokovic avevano saputo trascinarlo al quinto set. E lui li aveva battuti entrambi. Ma ora dopo questi 5 set deve affrontare Djokovic con un riposo di meno di 48 ore. Credo che giocheranno quasi certamente di sera. Palle più pesanti. Forse Nadal non sarà contento.
Mi direte che anche il suo avversario non è un pischello, ma Nole ci arriva ben diversamente riposato. Insomma, mi sbaglierò perché so bene che ogni partita fa storia a sé, ma al cinquantanovesimo duello (30 vinti da Nole, 28 da Rafà) il serbo parte secondo me con un piccolo margine di vantaggio. Sono curioso di leggere le quote dei bookmaker che il nostro esperto Luca Chito produce per noi quotidianamente…e non perché noi vi si voglia incoraggiare a scommettere, ma perché dai bookmaker si ha spesso il termometro della situazione. Ma magari poiché penso che Djokovic possa essere favorito…vincerà invece Nadal. Di certo, ma Nole c’è abituato, il tifo per il maiorchino sarà massiccio. Però avere il tifo a favore aiuta quando ci sono momenti difficili da superare.
L’altro quarto di finale che poteva essere considerata una semifinale – quasi come Djokovic-Nadal ma dovevano essere sorteggiate in due diverse metà– è Zverev-Alcaraz. Il giovane spagnolo ha sofferto solo al momento di chiudere la partita nel terzo set con Khachanov. Sul 5-3 non gli sono bastati 3 matchpoint: ci sono state 8 parità. Ma serviva Khachanov. Poi sul 6-1,6-4,5-4 serviva lui, ha tirato un missile di dritto sul 15 pari ed è calato il sipario poco dopo. L’ultimo punto aveva deciso di prenderselo a rete, ma non c’è stato bisogno di giocare la volee.
Quattro europei nei quarti della metà alta del tabellone, e tutte le teste di serie che dovevano esserci. Anche se sia Zverev sia Alcaraz hanno dovuto salvare un matchpoint: spesso chi si salva con un po’ di fortuna all’inizio di un torneo, poi arriva fino in fondo… ma qui sono tutti e due con lo stesso trascorso e uno deve perdere per forza.
In campo femminile invece scenario del tutto diverso: tre nordamericane circondano la nostra Martina nella parte bassa e nessuna delle quattro era compresa fra le prime sedici teste di serie. L’unica, ma è lassù sopra nella metà alta, è la n.1 Iga Swiatek favorita più di sempre con la cinese Zheng, idem la Pegula (che da n.11 è la seconda tesat di serie in lizza) con la Begu che poteva perdere con la nostra Paolini battuta soltanto 7-6 al terzo, fra la Keys e la Kudermetova pronostico difficilissimo, e fra Giorgi e Kasatkina faccio fatica a essere ottimista solo perché le caratteristiche tecniche della ragazza russa mi sembrano parecchio fastidiose per Camila. Che però potrebbe anche prenderla a pallate. Ne è capacissima, se indovina la giornata.
Se oggi Medvedev n.2 battesse Cilic come da pronostico, Tsitsipas n.4 facesse altrettanto con Rune, Ruud n.8 idem con Hurkacz, soltanto uno Jannik Sinner (n.11) che sconfiggesse Rublev n.7 impedirebbe a questo Roland Garros di passare alla storia come il primo Roland Garros di sempre (dal 1925 a oggi) a trovare nei quarti di finale tutte le prime otto teste di serie. Non è mai successo a Parigi.
Mentre a Wimbledon accadde nel 1960, l’anno in cui vinse Neale Fraser su Rod Laver dopo che Laver aveva battuto 6-4 al quinto Nicola Pietrangeli. Io spero proprio che Sinner, se l’infiammazione al tendine rotuleo fosse passata, possa smentire Mats Wilander che nell’intervista che mi ha concesso e che trovate qui su Ubitennis ha dato Rublev come favorito e non solo nei confronti di Sinner ma, in maniera non chiarissima, anche dopo nei confronti di Medvedev. Quando gli ho detto che Sinner aveva battuto due volte Rublev e l’ultima a Montecarlo Wilander ha detto: “I risultati di Montecarlo non contano, si arriva a quel torneo che si è giocato due o tre giorni sulla terra battuta”.
Chissà se Wilander ripensava a quando perse a Montecarlo 6-2,6-1 da Claudio Pistolesi…quando mi ha detto quel che ha detto. Di nuovo occhiata alle quote e poi via a tifare Jannik, sperando che anche Camila Giorgi abbia dato vita contro la Kastakina a quella che mi sembrerebbe un’altra sorpresa. Giocasse come gli ultimi due set con la Sabalenka vincerebbe, ma la Kasatkina cercherà di “sporcarle” la partita in ogni modo possibile. E finora in questo torneo, anche se ha battuto avversarie non trascendentali (Sramkova, Contreras Gomez, Rogers) ha ceduto meno game di tutte le tenniste ancora in gara: 2 al primo turno, 3 al secondo, 5 al terzo. 10 in sei set. Ecco forse l’unico svantaggio per lei è stato che non ha ancora mai dovuto lottare. E se le cose non si mettessero bene all’inizio…Vabbè, abbiamo un sacco di speranze.
Il tabellone maschile del Roland Garros 2022
MASCHILE – Non si sono mai qualificate ai quarti di finale del Roland Garros (la cui prima edizione si svolse nel 1925) tutte le prime 8 teste di serie maschili
Prime 16 TDS battute prima degli ottavi – 4. Negli ottavi erano arrivate 12 su 16. Dopo metà ottavi – fuori 9 e 15 battute da 2 e 5
Battute da non TDS – 3
13 Fritz (2T Zapata Miralles)
14 Shapovalov (1T Rune)
16 Carreno Busta (1T Simon)
Battute da altre TDS – 3 – 2 oggi
9 F. Auger-Aliassime da 5 Nadal (1/8)
10 Norrie 10 da 21 Kachanov (3T)
15 Schwartzman da 1 Djokovic (1/8)
FEMMINILE – Restano solo la n. 1 Swiatek e la n. 11 Pegula di 16 teste di serie.
Prime 16 TDS battute prima degli ottavi – 14
Battute da non TDS – 9
2 Krejcikova (1T Parry)
4 Sakkari (2T Muchova)
5 Kontaveit (1T Tomljanovic)
6 Jabeur (1T Linette)
8 Pliskova (2T Jeanjean)
9 Collins (2T Rogers)
10 Muguruza (1T Kanepi)
12 Raducanu (2T Sasnovich)
13 Ostapenko (2T Cornet)
battute da TDS (3T) – 5
3 Badosa da 29 Kudermetova (3T)
7 Sabalenka da 28 Giorgi (3T)
14 Bencic da 17 Fernandez (3T)
15 Azarenka da 23 Teichmann (3T)
16 Rybakina da 22 Keys (3T)