I soli quattro game vinti da Martina Trevisan in semifinale contro Cori “CoCo” Gauff sono probabilmente una punizione troppo severa per l’azzurra, dato il grande numero di game finiti ai vantaggi e la dura lotta per conquistare ogni punto. Tantissimi meriti vanno senz’altro riconosciuti alla giovane statunitense, di cui spesso ci si scorda l’età vista la sua presenza nel circuito da tempo: a marzo ha compiuto 18 anni. Dopo il convincente successo, Gauff ha raggiunto la prima finale slam della carriera, intervenendo poi in conferenza stampa.
D: A fine partita ti sei avvicinata alla telecamera e hai scritto quel messaggio (Pace. Stop alla violenza armata, ndr). Perché l’hai fatto? Quanto è importante per te parlare di altri problemi che non hanno nulla a che vedere con il tennis?
Cori Gauff: “Per me è importante parlarne come una persona di mondo, indipendentemente dal fatto che io sia una tennista o meno. Essere in Europa era un’occasione importante, sai che ci sono persone che ti guardano da tutto il mondo. Penso che questo sia un problema anche in altre parti di il mondo, certo, ma in America sta accadendo da molti anni, anche se ovviamente ora sta ricevendo più attenzione. Per me è stato un problema per anni, lo sentivo vicino: avevo degli amici che sono stati coinvolti nella sparatoria di Parkland, non ricordo in quale anno (14 febbraio 2018, ndr). Ricordo però di averlo vissuto praticamente in prima persona, anche se fortunatamente i miei amici sono riusciti a farcela. Avevo forse 13 o 14 anni quando è successo, ma non è ancora cambiato nulla”.
D: Sei andata in campo avendo già pianificato di scrivere quelle parole sulla telecamera nel caso in cui avessi vinto?
Cori Gauff: “No. Non sapevo davvero che cosa scrivere anche pochi istanti prima di avvicinarmi alla telecamera. In quel momento mi è sembrato giusto scrivere quello che ho scritto. Stamattina mi sono svegliata e ho visto che c’è stata un’altra sparatoria: è pazzesco. Bisogna necessariamente fare qualcosa. Penso che ora, soprattutto a 18 anni, sia giusto che io provi ad educarmi al meglio a certe situazioni: ora posso votare e voglio farlo in modo saggio. Ci tengo a dire che la prima cosa che mio padre mi ha detto quando sono uscita dal campo è stata che era fiero di me e che mi amava per quanto avevo scritto sulla telecamera”.
D: Ci sono altri atleti a cui ti ispiri per provare a far sentire la tua voce? Penso a Billie Jean King, che oggi era sugli spalti, oppure Naomi Osaka o Colin Kaepernick, o chiunque altro potrebbe essere, chi vedi come un modello in tal senso?
Cori Gauff: “Sicuramente direi LeBron James, Serena Williams, Billie Jean, Colin, Naomi, la lista si allunga quando si tratta di questi problemi. Penso che ora gli atleti siano più a loro agio a parlare di cose del genere. Tanta gente che dice sempre che sport e politica dovrebbero restare separati. Io però, come ho già detto, sono un essere umano prima che una giocatrice di tennis. Se mi interessa un argomento non lo considero come politica della violenza armata: è semplicemente la vita in generale. Ma in generale, penso di essere prima di tutto un essere umano. Lo sport ti dà la possibilità per far arrivare un messaggio a quante più persone possibili”.
D: Sarebbe facile per un giocatore vedere il tennis come il suo unico mondo. Come sei arrivata tu ad avere una prospettiva più ampia, in cui il tennis non è tutto?
Cori Gauff: “Credo basti prestare attenzione alle persone e agli eventi che accadono intorno me per capire che ci sia anche altro oltre il tennis. Una partita non è la fine del mondo, ci sono tante persone che stanno attraversando situazioni ben peggiori. Vincere o perdere un match non è la fine del mondo, il fatto che io mi possa preoccupare così tanto di questo dimostra soltanto il grande privilegio che ho”.
D: Ti senti già come una veterana del circuito nonostante i tuoi 18 anni? Che cosa significa per te raggiungere la prima finale Slam in singolare della tua carriera?
Cori Gauff: “Non posso dire di considerarmi una veterana. Magari quando entro in campo o devo affrontare determinate situazioni senso di aver imparato prima a gestire certe emozioni rispetto ad altre giocatrici, ma continuo ad apprendere cose nuove ogni giorno. Per quel che riguarda la mia prima finale slam, significa decisamente molto. Sono così felice, ad essere onesta non me l’aspettavo proprio“.
D: Martina ha detto che di solido urla più forte rispetto ad oggi. Come mai sei dovuta andare dall’arbitro? Se avessi sentito Azarenka in passato – che probabilmente urlava ancora più forte – oppure Seles, che cosa avresti detto?
Cori Gauff: “Non mi ha infastidito il suo volume, è solo ci sono stati alcuni due punti in cui io stavo colpendo la palla e sentivo ancora il suo urlo, era davvero lungo. Semplicemente non ero abituata, così ho chiesto all’arbitro se fosse permesso dal regolamento, perché non sapevo bene le regole a riguardo. L’arbitro mi ha detto di no e che ne avrebbe parlato con lei più tardi. Io adoro Martina, alla fine come avete visto ci siamo abbracciate. Quando siamo in campo possono accadere cose simili, ma non ho assolutamente problemi con lei”.
D: La tua prossima avversaria sarà la dominatrice del tennis femminile, colei che non perde da 34 partite. Come sarà affrontare la numero uno del mondo? E come pensi potrà cambiare la tua vita se sabato dovessi riuscire a sollevare il trofeo?
Cori Gauff: “Iga è sicuramente la favorita sulla carta ed è in una grande striscia di vittorie consecutive: penso di non aver nulla da perdere. In una finale del Grande Slam può succedere di tutto e, nel caso in cui dovessi vincere, non credo che la mia vita cambierà particolarmente. Magari suona un po’ male, ma le persone che mi amano lo faranno ancora indipendentemente dal fatto che io sollevi il trofeo o meno“.
D: Come credi che potrà andare la finale?
Cori Gauff: “Penso che sicuramente dovrò capitalizzare le opportunità che avrò, perché lei non me ne concederà molte. Lei (Swiatek, ndr) cambiare spesso e bene direzione e come trova angoli importanti che ti mandano fuori dal campo. Inoltre mette sempre a segno molti vincenti. Ci siamo affrontate a Miami e credo di aver fatto troppi errori non forzati lì, quindi penso che sabato mi concentrerò sul tentativo di concedere il meno possibile“.
D: Hai vinto il titolo junior qui nel 2018 e Iga, poco dopo, ha trionfato a Wimbledon. Che cosa ricordi di lei da junior e della prima volta in cui, sostanzialmente, l’hai conosciuta?
Cori Gauff: “La conoscevo da junior, ma non abbiamo mai parlato davvero finché non siamo arrivate entrambe nel tour. Mi ricordo che qui mi stavo preparando ad affrontarla in finale, poi ha giocato contro Caty McNally, che normalmente è la mia compagna di doppio. Caty ha salvato un match point contro di lei e alla fine abbiamo giocato contro io e Caty in finale. Ammiro molto Iga perché è davvero gentile: la conosco da quando era ben più giù nel ranking, ma ora – a parte il suo tennis – nulla è cambiato. È simpatica come credo voi la vediate nelle conferenze stampa: è raro da vedere e le faccio i complimenti. Questa finale per me ovviamente è molto importante, ma sono contenta di dover giocare contro di lei in particolare. Ho sempre voluto giocarci contro in finale e sapevo che prima o poi sarebbe accaduto: non immaginavo solo potesse succedere così presto“.