[1] D. Medvedev b. O. Otte 7-6(3) 6-3
Il n. 1 del mondo Daniil Medvedev fornisce un’ulteriore conferma della sua indomabile capacità di resistere alle intemperie. Anche oggi nella semifinale del Terra Wortmann Open di Halle, ha dato un’altra dimostrazione dell’infinita forza nel rigenerarsi di cui è in possesso ogni qual volta si trova sull’orlo di un precipizio. Il russo ha infatti superato l’erbivoro di casa Oscar Otte dopo 1h36 per 7-6(3) 6-3, annichilendo la proverbiale spavalderia del n. 51 ATP – tipica degli interpreti del gioco offensivo sui prati – cancellando le prime cinque palle break offerte al teutonico con una magistrale provvidenzialità del servizio. Sicuramente il tedesco ripenserà a lungo a quel doppio fallo commesso sul set point, ma almeno lui potrà dire di essere stato – finora – l’unico a strappare al moscovita la sua rullante battuta; visto che prima del match odierno Med aveva frantumato tutti e 17 i break point offerti. L’allievo di Gilles Cervara centra dunque la terza finale del 2022, dopo quella di settimana scorsa in Olanda e soprattutto quella ad inizio anno in Australia, e lo fa vincendo la 13esima semifinale delle ultime 15 disputate nel Tour maggiore – una delle due sconfitte è arrivata nel 2022 ad Acapulco con Nadal. Oscar grazie alla seconda cavalcata consecutiva, dopo quella di Stoccarda, in terra natia potrà festeggiare il best ranking a partire dalla prossima settimana: n. 37 con una scalata di 14 posizioni.
IL MATCH – Otte non si lascia per nulla intimorire al cospetto del numero 1 del mondo e rinvigorito dalla carica del pubblico di casa si guadagna immediatamente delle chance per breakkare. Medvedev però, come ha dimostrato ampiamente anche ieri contro Bautista, quando i suoi avversari si procurano opportunità di break diventa letteralmente ingiocabile attraverso un servizio con il quale si dà sempre la possibilità di comandare, senza mai permettere che siano gli altri a prendere l’iniziativa e a determinare il destino dei punti. Lo spavento iniziale per il russo si rivela essere – per sua sciagura – non un fulmine a ciel sereno, ma invece una costante negativa preoccupante. Nel terzo gioco infatti parte malissimo: rovescio a metà rete in uscita dal servizio e subito dopo doppio fallo. Oscar è sempre lì, pronto in agguato a cogliere il passaggio a vuoto e lo dimostra con l’ennesima sontuosa risposta, grazie alla quale costringe Daniil ad accorciare per poi mandare a referto il dritto in contropiede vincente.
Il problema per il tedesco è che il 26enne moscovita, ancora una volta rimedia ad un 15-40, non dando la minima opportunità al tennista teutonico di giocarsi le sue chance. La sensazione infatti di questa prima parte della sfida, è che nello scambio non sembra esserci quasi mai partita, con il n. 51 troppo ispirato e contestualmente con il campione dello US Open troppo falloso. Ma come detto, c’è San Servizio a tenere a galla Medvedev e che gli permette anche di entrare nel match con calma facendo in modo che il suo livello cresca gradualmente senza che l’avversario scappi nel punteggio. E così nonostante un ottimo tennis, costantemente aggressivo e con una spiccata attitudine a verticalizzare, il n. 2 di Germania non riesce a prendere il largo.
Sul 3-3, sospensione forzata a causa di un problema con una telecamera posta alla base della rete; dopo alcuni minuti il gioco riprende e il 28enne di Colonia sembra essersi raffreddato eccessivamente. Per la prima volta, infatti, il russo vola a palla break complici anche delle scelte un po’ confusionarie del giocatore tedesco come la decisione alquanto spericolata di seguire una seconda non irresistibile a rete, oppure cadendo preda di gratuiti piuttosto evitabili cercando esasperatamente l’anticipo. Anche lui, però, come l’avversario non perdona sul break point, ritrova il servizio (un doppio fallo aveva aperto il game) e supera indenne il primo momento di difficoltà del suo incontro. Il tennista di casa si affida maggiormente alle variazioni, specialmente con lo slice di rovescio ma anche con il lob. La sua maggiore capacità nel diversificare le soluzioni tecniche viene premiata da un dritto che sale in cattedra, prima con uno strettino fantasmagorico e poi subito dopo con un chirurgico inside-out. La resistenza del n. 1 del ranking a furia di concedere chance prima o poi sarà destinata a cadere ed infatti alla sesta occasione utile per Otte, la prima di servizio non entra e il successivo rovescio vola via.
I nervi del russo iniziano a scricchiolare dopo il break subito, continua incessantemente ad imprecare nei confronti del suo angolo; mentre dall’altra parte della rete l’erbivoro di Colonia è in totale trance agonistica: si esibisce addirittura in una veronica in salto. Ecco che arriva il set point, ma incredibilmente sul più bello Oscar commette doppio fallo. Daniil allora sente l’odore del sangue, non si fa pregare e con accelerazioni magnifiche in contemporanea ad un Otte che perde sempre più metri, si riporta in parità. Le sette vite del russo non sono ancora esaurite e dopo aver riacciuffato il set, il verdetto si deciderà al tie-break. Dopo un scambio di mini-break in apertura, il set viene indirizzato da un diritto strappato e mandato in rete dal tedesco nell’ottavo punto, a cui segue immediatamente anche un secondo mini-break. La risposta del russo fa la differenza, Medvedev non si guarda più indietro e dopo oltre un’ora è avanti.
Alla ripresa delle ostilità, il n. 51 continua a sfornare colpi sublimi e schermi assolutamente ideali per questa superfice, come la smorzata seguita dal passante. Ma nonostante il tedesco dimostri maggiore manualità portandosi anche a casa i punti più spettacolari, alla fine è il russo a tirare sempre fuori dal cilindro le soluzioni più efficaci. Ebbene proprio grazie alle traiettorie piatte e alle esecuzioni al fulmicotone in lungolinea, tratti caratteristici del suo gioco, Daniil piazza lo strappo sul 3-2. Nel successivo turno di servizio, è costretto ad affrontare l’ultimo sussulto della partita dovendo rimontare dallo 0-30. Ma superato anche questo pericolo, scrive la parola fine al match: 6-3 e terza finale stagionale per lui.
Il tabellone completo dell’ATP 500 di Halle
[5] H. Hurkacz b. N. Kyrgios 4-6 7-6(2) 7-6(4)
Il secondo finalista, che si giocherà la possibilità d’inserire nella propria bacheca l’alloro del ‘500’ tedesco, è Hubert Hurkacz. La tds n. 5 del seeding è riuscito ad uscire vittorioso da uno scontro titanico tra bombardieri. Perché sì, esattamente una battaglia di servizi si è rivelata la semifinale della parte bassa tra il polacco e Nick Kyrgios. Nonostante non si tratti di tennisti che superino i 2 metri di altezza – come Isner e Opelka – Hubi e l’australiano (rispettivamente 1,97 e 1,93) sono dotati di un eccezionale cannone a propulsione. Un’arma che su questa superfice, può ancor di più creare un differenziale con il proprio avversario. Per descrivere su che binari si è svolta la partita, basta semplicemente menzionare il numero degli ace: 30 per Nick e 27 per l’ex n. 9.
Ma se invece vogliamo effettivamente rilevare l’aspetto più determinante ai fini del risultato, dobbiamo evidenziare il rendimento in risposta del 25enne di Wroclaw. Hurkacz ha infatti innestato una marcia superiore nelle ribattute dei tie-break, specialmente nel primo con delle esecuzioni bimani da togliere il fiato. Anche se il punto che ha veramente permesso al dinoccolato polacco di raggiungere la quinta finale ATP della carriera – le precedenti 4 tutte vinte e tutte giocate sul cemento – è stata la risposta bloccata – anche fortunosa – nel gioco decisivo del terzo set. Dunque nonostante il 27enne di Canberra non abbia mai perso il servizio in tutto il match, si è dovuto arrendere subendo la rimonta per 4-6 7-6(2) 7-6(4) in poco più di due ore. Il n. 12 del ranking si conferma quindi uno dei tennisti più temibili su questa superfice, con un bilancio che da quando è professionista recita 15 vittorie e soltanto 10 ko. Rimane invece, al momento, insuperabile l’ostacolo dei penultimi atti per il n. 65 con la terza sconfitta in fila giunta a questo punto negli ultimi tre tornei, ma può comunque consolarsi con il rientro in Top 50, dovrebbe essere n. 41 con 24 posizioni guadagnate.
IL MATCH – I servizi partono alla grande, lasciando poco o nulla alla risposta. I turni in battuta scorrono via velocemente risolvendosi nell’arco di due, massimo tre colpi. Entrambi appena possono cercano di accelerare cercando il vincente, o alternativamente un’esecuzione talmente profonda da costringere l’altro giocatore ad accorciare e perdere inevitabilmente campo. Pur in un avvio di match molto equilibrato, sicuramente il più pericoloso in risposta in questi primi scampoli si rivela essere Kyrgios; che quando può spingere da fermo e dal centro del campo è in grado di trovare qualsiasi angolo attraverso una delle sue innumerevoli soluzioni balistiche presenti nel suo eccezionale repertorio. Certamente una chiava tattica, da cui dipenderà molto dell’esito della sfida, è la diagonale sinistra sulla quale Hurkacz dovrà riuscire nell’intento di tenere sempre alta la soglia della profondità dei suoi colpi per provare a pizzicare il bimane australiano; un colpo che potrebbe incorrere in alcune problematiche se costretto ad affrettare le operazioni. Bisogna comunque considerare la straordinaria velocità di braccio da quel lato di Nick, grazie alla quale riesce a sopperire anche ad eventuali soluzioni negli ultimi centimetri di campo dell’avversario.
Perciò deve essere assolutamente perfetto il polacco da sinistra, poiché dalla parte destra pare abbastanza netto il divario in favore del 27enne di Canberra. Il n. 65 del mondo vede i sorci verdi nell’ottavo gioco, – al quale si è giunti dopo soli 20 minuti a riprova della rapidità dell’incontro e del rendimento dei servizi – s’incarta in uscita dal servizio, troppo lento a preparare il colpo ed è 0-30. Ma a quel punto il tennista di origine greche, non fa più vedere palla al campione di Miami 2021. Brivido corso lungo la schiena dell’ex n.13, che dà una svolta al set. Infatti nel game successivo, contestualmente alla prima di servizio del 25enne di Wroclaw che d’improvviso scompare, l’australiano alza i giri del motore della risposta ed il dritto inizia far sfracelli. Hubert spegne totalmente la spina, attacca in maniera sconsiderata e Nick lo perfora con un passante di diritto da cineteca. La seconda palla break è quella buona, il n. 12 del ranking prova a variare lo spartito tagliando un rovescio ma su quel piano non c’è partita; il colpo finisce lungo. Lo strappo viene consolidato, nonostante ogni tanto il giocatore aussie si specchi un po’ troppo nel suo talento con qualche palla corta eccessivamente pretenziosa, e mette in ghiaccio il primo set dopo 31 minuti.
Nick rischia di pagare un lieve calo d’attenzione in avvio di secondo set, – e come abbiamo visto con il polacco, basta un minimo momento di disattenzione per dire addio ad un intero parziale – ma di fronte alla prima palla break concessa in tutto il match a Hurkacz; il nativo di Canberra si risolleva dal piccolo passaggio a vuoto facendo i buchi per terra con il devastante servizio che si ritrova. I ritmi della sfida continuano ad essere elevatissimi, appena 52 minuti e si sono già completati 6 game nella seconda frazione. La percezione che il campo sta dando è che sia tutto nelle mani dell’australiano, sembra che Nick stia attendendo solamente il momento propizio per piazzare l’allungo finale. E questo turning point può già materializzarsi sul 4-3, ma l’allievo di Craig Boynton non ci sta e rimonta dallo 0-30. Si arriva così al decimo game, nel quale si parte con una grande paura accorsa a tutti i presenti sulle tribune della Owl Arena; nel primo 15 Kyrgios dopo aver eseguito un twinner perde gli appoggi e cade. Inizialmente rimane dolorante a terra, a tal punto che sia il giudice di sedia che Hubert si avvicinano a lui. Ma per fortuna Kyrgios rassicura sulle sue condizioni e si rialza. In campo l’equilibrio continua a farla da padrona ed inevitabilmente il punto d’arrivo è il gioco decisivo: nei primi tre punti altrettanti mini-break, il primo a tenere il servizio è Hurkacz. Il polacco è incontenibile in ribattuta con il fondamentale bimane, strappa per la terza volta il servizio con altrettante rispostone folgoranti ed è semplicemente perfetto in questo tie-break: 7 punti a 2, si va al terzo.
La frazione finale parte con un’altra scivolata, questa volta del n. 5 del tabellone, che da una pulita all’erbaccia spelacchiata di Halle nello stesso punto in cui si era adagiato il suo avversario. Per fortuna, anche per lui, non si tratta di nulla di grave. Kyrgios adesso dà l’impressione di essere molto nervoso dopo il set perso, ma è bravo a riemergere dalle difficoltà annullando una palla break sul 1-1 dopo essersi inceppato con due doppi falli. La grande battaglia dei servizi continua imperterrita e di conseguenza non ci si può esimere dal secondo tie-break di fila. Anche nel deciding game le bombardate in battuta non ne vogliono assolutamente sapere di abdicare dal ruolo di protagoniste indiscusse del match; il filo sottile dei nervi in questa lotta mentale senza quartiere viene tagliato nell’ottavo punto: una risposta bloccata di Hubi decide un match che il buon Nick perde dopo 2h6 di partita, nonostante non abbia mai concesso il proprio turno di servizio.