Basta giocare con una racchetta in mano, una pallina da tennis e l’obiettivo di fare un 15 in più degli avversari che stanno dall’altra parte di un campo delimitato da una rete, per considerare il padel una disciplina figlia del tennis?
La questione tiene banco ormai da un po’, ovvero da quando in tanti hanno cominciato a frequentare della gabbie in plexiglass tenendo una racchetta, magari non avendone mai tenuta una prima, se non quella dei racchettoni da spiaggia che fa tanto pendant con il periodo dell’anno in cui ci troviamo.
Per rispondere a questa domanda prenderò in prestito il concetto che il mio maestro di tennis, Gianmarco, ha utilizzato nel dirmi che avrebbe inserito nel nostro club di Acicastello, in provincia di Catania, due campi da paddle in un contesto ben più ampio di campi da tennis. “Sai qual è la differenza? Il tennis è uno sport, il padel un gioco…la gente di diverte”: non avrei saputo declinare meglio il pensiero.
Pensiero a quanto pare condiviso anche da chi di tennis, iperbole a parte, ne ha scritto un pezzo di storia. Italiana, di sicuro. Nicola Pietrangeli, ospite della trasmissione Estate in diretta, in onda su Raiuno, senza molti giri di parole sul tema è intervenuto così: “Il padel è lo sport delle pippe”. Un’espressione che potrebbe sembrare nettamente indirizzata verso uno pseudoclassismo ma che in realtà non è così: “ […]sia ben chiaro, è una battuta. Lo è perché permette a tutti di divertirsi. Non c’è dubbio che uno che gioca male a padel si diverte di più di uno che gioca male a tennis. Quindi faccio i complimenti al padel, perché il giocatore scarso di tennis la palla non la tocca mai e non si diverte. Nel padel le distanze sono più brevi”.
Discorso lineare e lucido, che rappresenta poi il vero successo di questo gioco. Un neofita, dopo un’ora di paddle riesce a divertirsi; dopo un’ora di tennis forse riesce a colpire due palline…e non ne sarei neanche così sicuro. Ecco perché il paddle piace, soprattutto nella pratica amatoriale, più che nella visione televisiva (qui il tennis resta ad oggi inarrivabile): “I campioni sono campioni, lasciamoli perdere. Si diverte molto di più un giocatore scarso di padel che non uno scarso di tennis” ha concluso Pietrangeli. Il concetto iniziale è di sicuro estremizzato ma segna in modo netto quella differenza che dicevamo. Il gioco è gioco, ed è giusto che sia divertente e accessibile a tutti e subito; la pratica sportiva, ci sia concesso, è un’altra cosa. Pippe o non pippe.