La notizia del ritiro di Berrettini a causa della positività al COVID è stata una doccia fredda per tutti gli italiani presenti a Londra ed è facile immaginare come ci debba essere rimasto lui quando, dopo la febbre dei primi giorni, è arrivata a seguito del tampone, anche la brutta scoperta di aver contratto il virus. Deve essere stato un piccolo grande dramma. Ma nella vita di uno sportivo può capitare. Ricordate Tamberi alla vigilia delle Olimpiadi di Rio? Quando si strappò il tendine di Achille, vanificando quattro anni di allenamenti, sacrifici, sogni? Vero però che gli episodi sfortunati di Matteo alla vigilia di appuntamenti importanti purtroppo si ripetono con straordinaria frequenza. In questo momento per lui certamente doloroso Ubitennis ha ritenuto di non disturbare la sua privacy. Non è difficile immaginare che la vicenda lo avrà certamente scioccato e neanche quanto sofferta sia stata la sua decisione di rinunciare al torneo.
Più sfortunato di così, come campione che pareva in grado di ripetere l’exploit di un anno fa, e magari nei sogni suoi e degli italiani, fare ancora meglio, davvero Matteo non poteva essere. Matteo era il secondo favorito del torneo secondo i bookmakers. Fisicamente stava bene e la sua condizione agonistica non poteva essere migliore a giudicare dalle due vittorie nei due tornei di preparazione ai Championships. L’operazione alla mano era ormai un ricordo lontano e l’obiettivo era quello di migliorare il risultato del 2021.
Tuttavia qualche piccola avvisaglia che non tutto stava andando benissimo c’era stata e ci eravamo permessi di coglierla, quando fu scritto “ma come mai Berrettini non si è presentato alla conferenza stampa? E perchè non si è allenato domenica?” Infatti quella domenica Berrettini aveva cancellato sia la sua conferenza stampa pre-torneo sia il suo allenamento. Ma solo oggi, al di là dei rumours che circolavano, si è saputo che il tennista romano ha passato tre giorni sul divano di casa senza toccare racchetta a causa di un malessere che gli ha provocato anche qualche linea di febbre. Lui ha certamente sperato che si trattasse di una normalissima influenza.
Poi, come da lui stesso comunicato attraverso i social media, è arrivata la decisione di sottoporsi a un test COVID nella giornata di martedì, prima di iniziare la preparazione al match di primo turno contro Garin. Di seguito la dolorosa decisione di ritirarsi dal torneo.
Secondo quanto trapelato nell’ambito del clan dell’azzurro, nei convulsi momenti dopo l’annuncio del ritiro, gli ufficiali del torneo di Wimbledon avrebbero lasciato a Berrettini e al suo staff la scelta se giocare o meno, indipendentemente dalle sue condizioni di salute. Non c’è nulla di scritto, ufficialmente. Ma pare che gli sia stato detto: “Se sei asintomatico e ritieni di poter giocare, non c’è alcun obbligo”.
Si è trattata quindi di una decisione di grande responsabilità, alla quale ha sicuramente contribuito la rettitudine morale di Berrettini e il suo desiderio di mantenere la reputazione che si è faticosamente costruito in questi anni nel circuito di persona rispettosa dei suoi colleghi e di tutti coloro che lavorano nel mondo del tennis.
Non è difficile infatti immaginare che qualcun altro avrebbe potuto compiere una scelta meno altruistica, decidendo di non testarsi e di provare comunque a giocare nonostante la febbre, infischiandone delle possibili conseguenze. Magari, visto anche il tabellone, poteva superare questa prima settimana anche in condizioni incerte di salute e poi chissà…
Durante le pause per pioggia che si sono verificate lunedì pomeriggio, tutti i giocatori sono dovuti ritornare negli spogliatoi e in quel momento quasi 200 persone (tra atleti, allenatori e staff) si sono ritrovate in una stanza relativamente piccola, andando a creare una situazione di affollamento in un luogo chiuso che sicuramente avrebbe costituito terreno fertile per la diffusione del coronavirus.
Berrettini tuttavia, pur sapendo di rinunciare in questo modo a un’altra grande occasione di portare a casa un risultato importante al torneo di Wimbledon, non punti, ma tanto prestigio e tanti soldi, ha scelto di non compromettere la propria integrità e di non far correre il rischio di ammalarsi alle altre persone che fanno parte del torneo. Tra i giocatori esiste un “gentlemen’s agreement”, un patto informale che prevede l’impegno di tutti a non trasformare gli spogliatoi o le players’ lounge del circuito in potenziali focolai; ma si tratta di un impegno basato sull’onore, totalmente non verificabile. Per loro stessa natura i tennisti sono quasi sempre estremamente egoisti: altrimenti forse non potrebbero raggiungere certi risultati.
Come in tante situazioni, anche in questo caso ognuno deve rispondere solo a se stesso e a qualche Entità Superiore (se ci crede), per cui la tentazione avrebbe potuto essere troppo forte per resisterla. In questo specifico episodio fa piacere vedere come Berrettini abbia deciso di mettere la salute di tutti al di sopra del suo interesse personale, anche se potrebbe aver giocato un ruolo – anche nei confronti dei propri sponsor – il fatto di voler mantenere quell’immagine irreprensibile che ormai viene associata al nome di Matteo Berrettini. Magari può lasciare un po’ perplessi la decisione del torneo di Wimbledon di delegare interamente ai giocatori la responsabilità di mantenere gli ambienti comuni del torneo liberi da potenziali virus, evitando di avere qualunque protocollo, anche il più blando, per proteggere il torneo e tutti quelli che ne fanno parte. Forse anche di qui passa il ritorno alla normalità dopo i due anni d’inferno che tutto il mondo ha vissuto, ma intanto l’All England Club ha deciso di riconsiderare la decisione dopo l’annuncio del ritiro di Matteo Berrettini: “Dopo i recenti casi all’interno del torneo stiamo riconsiderando le misure attualmente in atto per il contenimento del COVID-19 – ha detto un portavoce del Club al quotidiano britannico The Guardian – In qualità di evento di grandi dimensioni siamo in costante contatto con l’Agenzia per la Salute Pubblica (UK Public Health Security Agency) e le autorità locali”. Al momento nel Regno Unito le regole generali per chi presenta sintomi consistenti con il COVID-19 e risulta positivo a un test raccomandano cinque giorni di isolamento a casa e 10 giorni nei quali bisogna evitare contatti con persone ad alto rischio oppure la presenza in luoghi affollati nei quali è più elevata la possibilità di venire a contato con soggetti a rischio.
Sono tutte riconsiderazioni più che legittime, ma purtroppo ormai non cambiano la sostanza di quanto è accaduto riguardo a Matteo e ai Championships che avrebbero potuto portargli ancora maggior popolarità, gloria e status. Ha dimostrato ancora una volta di essere una persona molto seria. Più di tante. Chapeau a lui…ma, lasciateci dire, un vero grande grandissimo peccato che nè lui, nè il tennis italiano in quest’anno che fin qui non è paragonabile al 2021, davvero si meritavano.
(ha collaborato alla stesura Vanni Gibertini)