Nel secondo match di giornata, sul Campo 2, si sono fronteggiate per la quinta volta in carriera – tre dei quattro H2H si sono giocati negli Slam – la francese Alize Cornet e l’australiana Alja Tomljanovic. Quest’ultima è riuscita nell’intento di qualificarsi per il secondo anno consecutivo ai quarti di SW19 – il suo secondo quarto in assoluto nei Major – rimontando per 4-6 6-4 6-3 dopo 2h37 di lotta stoica, nella quale le due protagoniste hanno messo sul campo tutto quello che avevano, dando vita ad un grandissimo match sul piano dell’agonismo e del pathos. Abbandona perciò il torneo, alla sua 15esima partecipazione, (meglio di lei in termini di presenze nel torneo soltanto Kuznetsova e le sorelle Williams) l’ammazzadei dal naso all’insù – per la seconda volta gli ottavi dei prati inglesi le sono fatali – dopo aver compiuto l’impresa più ardua dell’anno: fermare dopo 37 vittorie consecutive la n. 1 WTA Iga Swiatek, peraltro scalpo non isolato visto che sempre al terzo round di Wimbledon – ma di otto anni fa – soppiantò l’allora capofila del tennis femminile Serena Williams. I primi due precedenti erano andati in scena oltreoceano, nel 2013 allo Us Open vinse la 32enne nizzarda con un periodico 6-2. La n. 44 WTA invece replicò sei anni dopo in California, ad Indian Wells fu infatti la tennista di origini croate a spuntarla, anche in quella circostanza in due set. Poi l’anno scorso, tra Melbourne e Londra, le ultime due sfide prima di oggi: all’Australian Open il match se lo aggiudicò in rimonta la veterana transalpina, mentre a Wimbledon fu la nativa di Zagabria ad uscire vittoriosa dopo tre frazioni molto dure.
INIZIALMENTE PREVALE LA CLASSE DI CORNET SULLA POTENZA DI TOMLJANOVIC – La partita fin da subito propone un netto confronto di stili, da un lato la potenza dei colpi della 29enne aussie e dall’altro la varietà di soluzioni da parte dell’ex n. 11 del ranking mondiale, la quale si fa preferire anche per una maggiore intelligenza tattica. Questa spiccata capacità strategica di Alizé, ovviamente è una conseguenza del fornitissimo ventaglio di esecuzioni di cui dispone e nella prima parte dell’incontro la completezza tecnica della n. 37 è la vera protagonista della sfida. Cornet riesce infatti ad impiegare tutto il campo, sapendo sapientemente variare le altezze dei suoi colpi, le rotazioni e gli angoli. Inoltre fa uso sovente anche della propria eccelsa manualità, con puntuali e chirurgici uno-due attraverso la smorzata e il successivo pallonetto o usufruendo del suo innato tempismo nell’attaccare in controtempo la rete e nel chiudere il punto con volée smorzate di pregevolissima fattura.
Questa distanza qualitativa tra le due giocatrici si tramuta in un 4-1 iniziale per la peperina della Costa Azzurra. La n. 1 di Francia però permette il rientro alla sua avversaria, a causa di un eccessivo nervosismo, che viene raffigurato da continui monologhi in cui l’esperta 32enne si lamenta per il suo lancio di palla troppo avanzato. L’ammazzagrandi si riprende un break di vantaggio, ma poi nel momento di servire per il set sul 5-3 riaffiora la tensione emotiva e questa volta il battibecco è con la giudice di sedia per via di una mancata chiamata sul set point. Però appena ritrova concentrazione e attenzione, la tennista francese si dimostra perennemente dominante e non per nulla centra il terzo break del parziale, ponendo fine al set in risposta nel decimo game dopo 49 minuti. Infatti, un’altra chiave del match finora è stato il focus mentale della giocatrice più anziana in campo, perché quando c’è stato Tomljanovic è sempre stata costretta a correre e a doversi difendere. Chiaramente controbattere non è la migliore delle attitudini della 29enne di Zagabria e quindi se deve colpire in corsa incontra grandissima difficoltà. Perciò manovrando a proprio piacimento, Cornet fa il bello ed il cattivo tempo.
NON RIESCE LA VENDETTA AD ALIZE‘, DOPO IL KO DEL 2021 AL TERZO TURNO, FRENATA DA GUAI MUSCOLARI – Ma se si distrare l’ex n. 11, allora ecco che l’ex fidanzata di Berrettini potendo lasciare andare, da ferma, i suoi fendenti piatti diventa micidiale. Alja difatti reagisce immediatamente al set perso, breakkando nel primo gioco della seconda partita anche complice un calo fisiologico della classe ’90, nativa della “Baia degli Angeli”. Sembrerebbe rivelarsi solo un fuoco di paglia, poiché Alizé dopo aver trovato subito il contro-break ha ben due occasioni per salire 3-2 e servizio. Ma l’australiana adesso ha alzato i giri del motore in battuta e soprattutto ora attacca a più non posso a braccio totalmente sciolto. La transalpina accusa il colpo delle chance mancate, e ritorna ad esibirsi in soliloqui di Kyrgiosiana memoria, inoltre inizia a commettere anche scelte scriteriate e confusionarie. E così in men che non si dica, è 4-2 in favore della n. 44. La partita in questa fase è veramente una battaglia, con scambi massacranti dove le due si sfidano a colpi di comodini brutali.
Ma come ormai si è capito, a poter realmente decidere questo match in un senso o nell’altro, è Cornet, la quale ritrovando almeno in parte il suo tennis mette a segno l’ennesimo ribaltamento di fronte di questo incontro vincendo due game consecutivi. Purtroppo per lei, nell’ottavo gioco lo sforzo profuso per recuperare, fa sì che ceda per la terza volta nel set il servizio dando il là all’avversario per trascinare la sfida alla frazione decisiva. La sensazione è che, in questo frangente di gara la nizzarda sia in grandissima difficoltà fisica. E’ chiaramente in apnea, non riesce più a comandare e se lascia l’iniziativa a Tomljanovic, dovendo a quel punto remare, il match cambia totalmente il proprio verso. Probabilmente sta influenzando la prestazione della francese, in questa fase rendendola deficitaria, il problema che l’ha fatta scendere in campo con una doppia fasciatura ad ambo le cosce. Non sembra averne veramente più, si piega costantemente sulle ginocchia. Solamente il suo spirito combattivo la convince a non ritirarsi: prima di alzare bandiera bianca però la 32enne transalpina ha un ultimo moto d’orgoglio, riemerge dal 5-1 fino al 5-3, ma a quel punto deve abdicare al terzo match ball.
[17] E. Rybakina b. P. Martic 7-5 6-3
Ad aprire il programma odierno sul Court 1 di Wimbledon, alle 14:00 italiane, è stato lo scontro nel secondo ottavo di finale della parte alta del tabellone tra la tds n. 17 del seeding Elena Rybakina e la croata Petra Martic. Le due giocatrici, entrambe ex Top 15, si affrontavano per la seconda volta, dopo il primo confronto diretto andato in scena due anni fa a Dubai. Nella semifinale del ‘500’, che si disputa negli Emirati Arabi, prevalse la n. 23 WTA con un doppio tie-break. Anche nella sfida sui prati londinesi, la contesa è stata decisa in due parziali e ancora una volta ad avere la meglio è stata la tennista russa, ma di passaporto kazako. La 23enne di Mosca si è infatti imposta con il punteggio di 7-5 6-3 in poco più di un’ora e venti minuti di gioco.
Il primo set è stato certamente più equilibrato, anche se Elena avrebbe potuto farlo suo in maniera molto più agevole vista la partenza a razzo, che gli aveva subito permesso d’involarsi sul 3-0. A questo avvio fulmineo di Rybakina, però, aveva risposto prontamente la 31enne di Spalato, la quale a sua volta ha piazzato un filotto di quattro game consecutivi con cui la n. 80 delle classifiche ha ribaltato l’inerzia della sfida, centrando il secondo break di fila e mettendo per la prima volta nel match la testa avanti. Sul 4-3 in suo favore, però, Petra ha restituito immediatamente il favore e facendosi strappare il secondo turno di servizio, ha rimesso nuovamente in parità l’incontro. Dunque, a questo punto dopo svariati break da ambedue le parti – precisamente 4 nei primi 8 giochi della partita – finalmente le battute sono state registrate e per qualche minuto l’andamento del duello ha seguito la normale alternanza dei servizi. Poi d’improvviso nel dodicesimo gioco, l’ex n. 14 del mondo, chiamata a servire per rimanere nella frazione, ha visto il proprio fondamentale d’inizio gioco perdere di nuovo solidità. Martic si è irrigidita nel momento decisivo, e la n. 1 del Kazakistan non si è fatta pregare cogliendo l’occasione e mettendo in ghiaccio il set d’apertura.
La seconda frazione ha avuto un’andatura decisamente più logica. Le battute sono state perfette, salvo in un game: il sesto, quando sul 3-2 la kazaka ha saputo sfruttare le uniche due chance materializzatesi per le giocatrici in ribattuta nell’intero parziale – negli altri giochi del set nessuna palla break offerta – e per di più nell’unico turno di servizio andato ad oltranza. Allungo, come detto, determinante ai fini del risultato e che ha permesso a Rybakina di staccare il pass per i suoi secondi quarti di finale a livello Slam dopo quelli raggiunti al Roland Garros nel 2021. Sfuma invece, per la tennista balcanica, l’obbiettivo del terzultimo atto sul manto erboso britannico, che anche nel caso di Petra sarebbe stato il suo secondo quarto nei Major dopo quello parigino del 2019. Si ferma perciò al quarto turno, per la terza volta in carriera, la corsa della classe ’91 spalatina sui campi del Sacro Graal tennistico, dopo che già le edizioni del 2017 e del 2019 l’avevano vista soccombere a questo punto del torneo. Da evidenziare da un punto di vista statistico il grande rendimento con il fondamentale d’inizio gioco della kazaka, autrice di ben 6 ace, i quali sono stati accompagnati da ottime percentuali: 65% di prime in campo, il 73% di conversione e il 75% di punti portati a casa con la seconda – un favoloso 14/20. E si comprende pienamente come la performance al servizio, sia stato un fattore cruciale per indirizzare il match nelle mani della medaglia di “legno” degli ultimi Giochi Olimpici, osservando i numeri in battuta della sua avversaria: Petra ha raccolto il 50% con la seconda e ha messo in campo solo il 51% di prime. Premiata anche nel computo vincenti-gratuiti l’ex n. 12 WTA: 26/17 contro il -9 (13/22) della croata.