Il secondo match in programma sul Campo Centrale del Bastad Tennis Stadium vedeva andare in scena certamente la sfida più succulenta e interessante di questa giornata di tennis svedese: lo scontro tra la tds n. 5 Pablo Carreño Busta e il tre volte campione Slam – omaggiato di una wild-card dagli organizzatori – Stanislas Wawrinka. L’iberico alla fine l’ha spuntata per 7-5 6-4 in 1h25.
LA PRIMA VOLTA DI PABLO, CAUSATA DALL’ AVANZATA INCESSANTE DEL TEMPO – Un match che prometteva bene, visto le differenti caratteristiche tecniche dei due giocatori. In realtà bisogna però ricordare, osservando gli head to head, che quando si sono confrontati nel prime delle loro carriere non c’è stata quasi mai storia, poiché la cilindrata nettamente superiore a livello di potenza e pesantezza di palla del 37enne elvetico ha difatti sempre reso gli incontri con il 30enne asturiano una passeggiata per l’ex n. 3 della classifica mondiale. Questo perché pur potendo affidarsi alla sua eccezionale regolarità e alla propria invidiabile intelligenza tattica, il n. 18 ATP non era in grado in alcun modo di sopperire alla corposità decisamente di alto spessore delle esecuzioni di Stan The Man. I faccia a faccia, infatti, recitano un secco 3-0 per il vincitore del Roland Garros 2015: l’unica vittoria lottata, in tre set, è stata quella maturata nel loro primo confronto in semifinale ad Estoril 2013; poi solo affermazioni con “la pipa in bocca” per Stan, a casa sua nel 2016 in quel di Ginevra – quarti – ed ancora in semi ad Indian Wells 2017. Sia in Portogallo che in Svizzera ha poi alzato il trofeo, battendo rispettivamente Ferrer e Cilic. Ma allora perché oggi ci sarebbe dovuta essere maggiore curiosità per questo duello? La risposta è facilmente intuibile ed è riscontrabile nelle trentasette primavere del nativo di Losanna. La condizione fisica dell’attuale n. 290 del ranking dal rientro alle competizioni non è mai stata all’altezza e di conseguenza le problematiche negli spostamenti si sono accavallate in questi ultimi mesi.
I BOLIDI DI STAN FANNO ANCORA PAURA, MA LA SOLIDITÀ DI CARRENO NON DÀ TREGUA – Il match ha rispecchiato alla perfezione le nostre premesse, fin dall’inizio erano chiarissime le intenzioni tattiche dei due giocatori. Lo spagnolo provava appena possibile a compiere la mezza luna, girando attorno alla palla, per colpire il dritto a sventaglio e prendere il controllo dello scambio, potendo così dar sfogo alla sua ragnatela di palleggi prolungati, con l’obbiettivo di muovere il più possibile lo svizzero per costringerlo a perdere campo e ad incorrere in un inevitabile errore. L’ex n. 10, però, per punire ancora di più il punto debole di Stan, ovvero la sua mobilità, di tanto in tanto estrae dal cilindro un drop-shot per obbligare Wawrinka a dover scattare in avanti e a sprecare ulteriori energie.
Da par suo invece il vincitore dell’Australian Open 2014 ovviamente cerca di abbreviare il più possibile i punti, anche andando ad esplorare la via della rete – che in carriera non è mai stata utilizzata granché, nonostante al volo si sia sempre ben disimpegnato – visto che la solidità nel palleggio prolungato non è più quella di una volta. Il primo set vede entrambi tenere i servizi in maniera comoda: due fondamentali che, pur non trovandoci difronte a dei big server, sono stati nelle carriere di ambedue costantemente chirurgici e anche oggi non sono da meno. Il tre volte semifinalista delle Finals ci regala qualche debordante accelerazione con il suo meraviglioso monomane, che ricorda i fasti di un tempo. Purtroppo per lui, però, ha un momento di appannamento sul 5-5, che gli costa il break e il set (dopo 45 minuti) nell’unico gioco in cui hanno fatto capolino palle break (2). Stan ha un secondo passaggio a vuoto nel secondo parziale, questa volta in avvio: sul 3-2, si fa strappare il servizio tradito dalla prima e dalla lentezza nel preparare il colpo in uscita dal fondamentale d’inizio gioco. Pablo da Gjion consolida facilmente e non si guarda più indietro, con il 6-4 finale, frutto anche di un indomito Wawrinka, che quantomeno evita il doppio break nel settimo game.
Nell’incontro che dato il via alla 74esima edizione del Nordea Open si sono, invece, affrontati per la terza volta in carriera il beniamino di casa Elias Ymer ed il tedesco Daniel Altmaier. Il giocatore svedese si è imposto per 6-4 7-6(5) in poco più di due ore di partita, qualificandosi per il secondo turno dove ad attenderlo ci sarà la tds n. 3 del seeding Diego Schwartzman. Ancora un tabù la famiglia dei giovincelli nordici per quello che dovrebbe prendere l’eredità di Kohlschreiber, – intendiamoci perché connazionali ed entrambi dotati di rovescio ad una mano, ma il talento è di gran lungo diverso – a Wimbledon è stato fermato da Mikael al primo round.
YMER PIU TERRAIOLO DI ALTMAIER – I primi due confronti diretti erano andati in scena nel circuito minore e curiosamente entrambi si erano disputati, contrariamente a questa terza sfida in terra nordica, con il 23enne di Kempen a godere dei favori del pubblico. Infatti nel 2019, si fronteggiarono nei quarti di finale del Challenger di Amburgo, con il successo di Elias in rimonta per 9 punti a 7 al tie-break del terzo set, cancellando anche un match point. Due anni più tardi, il duello si ripeté allo stesso turno, ma questa volta nel ‘125’ di Braunschweig con Daniel che riuscì a prendersi la rivincita attraverso un doppio 6-3. Per il 26enne di Stoccolma, questa è la nona partecipazione all’appuntamento terraiolo casalingo, dove però non hai mai brillato: soltanto 3 partite vinte, non riuscendo mai ad andare oltre gli ottavi di finale. Il n. 62 del mondo, invece, era all’esordio in questo evento. Il miglior risultato in stagione per il maggiore dei fratelli Ymer è stata la finale persa nel mese di giugno in Italia all’Emilia Romagna Tennis Cup (Challenger di categoria 125, che va in scena a Parma) dove si è arreso al croato Borna Coric. Mentre il n. 3 di Germania nel 2022 si è spinto addirittura per ben due volte sino all’atto conclusivo di un torneo: ha trionfato in casa ad Heilbronn su Andrej Martin, perdendo invece in marzo nel ricco e prestigioso Challenger dell’Arizona, a Phoenix, da Denis Kudla. Sul piano tattico i colpi arrotati di dritto da parte Elias hanno sempre preso di soppianto il rovescio di Altmaier, in costante ritardo, tipico di chi è poco avvezzo a certe condizioni di gioco.
UN MATCH CONTADDISTINTO DALLA PAURA E DAI GRATUITI – A livello ATP nel 2022, al contrario, il tennista di origini etiopi può vantare una semifinale ad inizio anno nel ‘250’ di Pune, quando ad estrometterlo dal torneo fu il futuro vincitore Joao Sousa. Sempre nel torneo indiano Altmaier raggiunse uno dei due quarti della sua stagione nel circuito maggiore e fu proprio il portoghese ad eliminarlo e ad impedire che il duello odierno, quest’anno, si materializzasse già in Asia. L’altro terzultimo atto il giocatore teutonico lo ha ottenuto qualche settimana fa a Maiorca, sull’erba spagnola a spegnere i suoi sogni di gloria fu il francese Bonzi. Il classe ’96, nativo di Skara, ha fatto suo il set inaugurale breakkando alla prima occasione utile nel terzo game, concretizzando quella che è stata solamente una delle due palle break offerte da chi serviva nell’intero parziale. La seconda ed ultima, è stata concessa dallo svedese proprio nel momento in cui ha servito per portarsi a casa la frazione. Nel decimo gioco però Elias ha annullato la chance, e ha chiuso il set con l’unico game del parziale decisosi ai vantaggi.
Alla ripresa delle ostilità, il primo spartiacque è giunto a metà set dopo alcuni giochi interlocutori, quando rincorrendo sul 2-3 il giocatore di casa ha dovuto fronteggiare la bellezza di cinque break point. Ponendo fine ad un game da ben 13 punti, il n. 134 del mondo ha superato indenne questo momento di difficoltà ristabilendo la parità. Dopodiché, eccome se i due protagonisti si fossero presi una pausa fisiologica dopo lo sforzo profuso in quel durissimo frangente di partita, per ricaricare le pile ed essere pronti ad una nuova battaglia. Lotta forsennata giunta in un incredibile undicesimo gioco, sul 5-5 si assiste infatti ad un game che definire maratona forse è eufemistico: 28 punti giocati, 11 parità, 5 possibilità di allungo non sfruttate da Ymer, con Altmaier che ha chiuso i giochi alla settima palla game.
L’ex n. 105 del ranking non si è fatto schiacciare dagli strascichi del gioco fiume, portando così il set al tie-break. Qui però gioca un deciding game, a dir poco disastroso e con due gratuiti di dritto sigillati da un sanguinoso doppio fallo manda agevolmente il tedesco sul 5-1. Ma quando oramai il terzo set sembrava solo una formalità, harakiri inspiegabile di Daniel, il quale si fa prendere dalla paura di vincere e concedendo clamorosamente un filotto di sei punti in fila, fornisce il pass per il secondo turno al suo avversario. Un match costellato da una quantità industriale di errori, che ha visto il n. 2 di Svezia fare la differenza in termini di prime di servizio in campo e punti vinti con essa: 75% su ambedue i dati, con anche 5 ace. Ma soprattutto il giocatore di origini africane si è rivelato più lucido nelle fasi clou dell’incontro, con la straordinaria statistica sulle palle break annullate (8/8) a testimoniarlo.