La loro convivenza è cominciata nel 2019. Dapprima assieme allo storico coach Marian Vajda, successivamente in solitaria. La collaborazione tra Novak Djokovic e Goran Ivanisevic è nata sotto una buona stella nonostante le rispettive nazionalità che inevitabilmente riportano alla memorie gli incubi della guerre jugoslave degli anni 90′. Il rapporto tra i due è argomento trattato dallo stesso Ivanisevic in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport dopo l’ultimo trionfo del serbo.
Tornando al presente e alla fresca vittoria a Wimbledon di Nole (la settima per il suo pupillo ai Championships, la 21esima in totale) Goran fa un bilancio dell’annata del serbo, di quello che hanno passato, di quello che ancora li attende: “Questo successo è stato molto emozionante. Fin qui era stato un anno molto difficile, per lui, per noi. Dopo l’Australia gli ci è voluto tempo per tornare in forma, competitivo. Ma in fondo sapevo che a Wimbledon era il favorito, in allenamento giocava un tennis incredibile”. Un lento ritorno alla norma per Djokovic e il suo staff, un processo graduale che dalle note vicende australiane ha portato a Wimbledon: “C’è voluto molto tempo dopo Melbourne per tornare competitivi. Molti bassi e pochi alti tra Belgrado, Montecarlo, Roma, Madrid e Parigi dove Rafa è stato il giocatore migliore. Non era scontato tornare come è tornato Novak, è stata una cosa enorme”.
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Ivanisevic è diretto, pensa che il ritorno ai livelli del suo assistito sia un’impresa incredibile, quasi più di una vittoria slam: “È incredibile come si sia ripreso, è stato uno shock per me figuriamoci per lui. Avrebbe potuto chiedersi se aveva senso continuare a giocare. Quattro settimane prima di Parigi non sapeva nemmeno se poteva partecipare”. Adesso invece Nole sa che in America non ci può andare: “Fino a quando Biden non cambia idea noi aspettiamo. Nel mondo succedono cose pazze, intanto me ne vado in vacanza, poi vedremo”. Prima di andare in vacanze le ultime considerazioni, a partire da Sinner “L’avevo già detto 2 anni fa, Sinner ha potenziale da top 5 e a Wimbledon lo ha dimostrato mettendo in difficoltà Nole”.
Poi si ritorna sempre lì, al serbo ora n.7 del ranking: “Di lui non ho mai dubitato un secondo, sapevo che sarebbe tornato a vincere slam. C’è chi diceva che ci ha impiegato più tempo del previsto, io penso che si sia preso il suo tempo”. In chiusura qualche battuta sullo stress che porta allenare un campione come Djokovic: “Prima io e Vajda ci dividevamo i tornei 50/50, metà dello stress, ora ho il 100% dello stress sulle spalle, infatti i capelli sono bianchi, ma questo è quello che comporta allenare il più forte di tutti i tempi. Ma se il premio sono gli slam va bene così”.