Finito Wimbledon, i tennisti si trovano davanti al solito trivio, anche se non è che che si debbano scervellare tanto per decidere la direzione che dipende non tanto da quello che vuoi in quel momento, bensì da chi sei. Per esempio, se sei Delbonis non segui la freccia con la scritta Rhode Island, se sei Nadal non ti presenti allo swing rosso. Lasciamo dunque i top player alla loro vacanze e concentriamoci sulla settimana oltreoceano che prolunga la stagione verde.
Il programma del martedì all’Infosys Hall of Fame Open di Newport vede impegnati nello Stadium sei personaggi di diverse carature, età e caratteristiche antropometriche ma tutti accomunati dall’ottima resa su erba, con un percentuale di vittorie superiore alle altre superfici. Ecco allora inaugurare la giornata Jiri Vesely, il primo dei finora cinque tennisti ad aver battuto Novak Djokovic quest’anno, e Feliciano Lopez, ranking alla mano attualmente il classe 1981 più forte dell’universo. È al 252° posto ATP, Feli, e cede 6-4 6-2 al 198 cm da Pribram, Cechia: tempi duri per i millennial della prima ora. Tra parentesi, Newport è stato l’ultimo torneo targato ATP disputato dal coetaneo Paolo Lorenzi prima del ritiro allo US Open 2021.
Sotto allora la sfida tra Adrian Mannarino e Max Purcell, che uno vorrebbe dire “Max chi?”, ma poi gli viene in mente che ha appena vinto il titolo di doppio a Wimbledon. Oltre due ore di lotta ed è proprio la wild card Purcell a spuntarla: 6-3 1-6 7-5. Intanto, sul campo 1 c’è attesa per quello il cui cognome ti fa subito venire in mente il Barone Rosso, colui che sull’erba ATP ha perso solo da Novak Djokovic in tutta la carriera (o nell’ultimo mese), Tim van Rijthoven. Colui che aveva perso solo da Nole perché, sarà il vento, sarà che il qualificato texano Mitchell Krueger affila gli artigli, ma l’olandese, che si è visto annullare un set point nel tie-break, va sotto 0-4 nella partita finale – un inizio da incubo. Dall’1-5 Tim tenta la rimonta, recupera un break, annulla un match point con un passante in corsa di quelli che non possono non girare l’incontro e invece non lo gira e finisce 7-6(7) 4-6 6-3 per Krueger.
Arriva il momento del match di cartello, il derby del ragazzi dell’87: Andy Murray vs Sam Querrey. I precedenti dicono 7-2 per Murray, l’ultimo nel 2017 quindi lasciano il tempo che trovano, ma è simpatica la coincidenza del primo confronto andato in scena proprio a Newport, Negli stessi giorni in cui nasceva Twitter, per dare un po’ di contesto extra-tennistico. Partiamo dalla fine, sia perché il match è vinto da Murray 6-2 6-0 in 54 minuti, sia perché così riveliamo anche l’età del social media: “È fantastico tornare qui, dopo sedici anni, credo” dice sir Andy nell’intervista sul campo. “Molte cose sono successe: quattro figli, sposato, roba così”. Poi aggiunge: “Condizioni terribili per giocare bene a tennis, piuttosto ventilato [breezy, per qualcuno forse un understatement, ma lui viene dalla Scozia]. Mi dispiace che non sia stato troppo divertente da vedere, ma abbiamo fatto del nostro meglio”. L’uomo dall’anca rivestita spiega poi che “l’erba è meno dura per il corpo, gli incontri sono più brevi, ma non sai mai quanto vicino tu sia alla fine. Sono consapevole di stare andando verso la fine della mia carriera, quindi cerco di prendere il meglio da ogni torneo, da ogni incontro che arrivo a giocare”.
Per quanto riguarda il match, un inizio dai servizi determinanti, nel senso che determinano il rapido scambio di break, con Querrey che tira un dritto fortissimo per salire 1-0, poi un altro che avrebbe potuto essere di eguale potenza se solo non avesse mancato la palla dopo aver rincorso il lob. Scherzi della zona del campo che non è più tanto verde e dell’età che neanche quella, tennisticamente parlando (Djokovic dissente e con una certa dose di ragione). Sam sbaglia da fondo, a rete, la smorzata e a Andy basta una risposta alla… Murray per allungare 4-2. Querrey non è proprio centrato, commette un doppio fallo di metri e veemente colpisce verso l’alto la palla che gli viene passata dal ragazzetto in divisa. Palla che finisce fuori dal campo, forse sul tendone che ricopre la tribuna di fondocampo. Sam, con l’aria di chi “era già così quando sono arrivato”, si rivolge verso l’arbitro spiegando, “la volevo tirare all’indietro [verso la metà campo di Murray], ma ha preso il vento”. Da sopra la sedia, Raluca Abdrei soprassiede e poco dopo arriva il 6-2. Il secondo game della seconda partita inizia con un quasi déjà-vu, vale a dire con Querrey che va a vuoto, però sullo smash. Questione di minuti e il match è finito, con il 39% di prime in campo (tre punti vinti sulla seconda) e 2 ace per il tennista da San Francisco, e con Purcell mercoledì per Murray.