Però i progressi che Matteo sta compiendo nella straordinaria capacità di concentrazione che sa tenere nei game in cui serve e dimostra di sapere portare a termine 12 game di servizio senza concedere una palla break, set interi senza perdere una volta la battuta, sono sotto gli occhi di tutti. E anche su quello che era il suo colpo debole, il rovescio, sono continui e straordinari, sia con il rovescio coperto a due mani, sia con quello con il taglio sotto la palla a una. Difensivo come d’attacco.
LI STANNO FAVORENDO I SUOI STESSI AVVERSARI PIÙ FORTI
Forse questi progressi sono conseguenza dei martellamenti dei suoi avversari sempre più forti e quindi sempre più… stimolanti. Un conto è allenarli con Santopadre e Ajla (con tutto il dovuto rispetto), un altro conto è misurarsi con sempre maggiore frequenza con i migliori giocatori del mondo perché vi ci si imbatte nei turni finali di un torneo. Se tutti dicono con grande e schietta decisione – da Santopadre a Rianna – che una delle principali doti di Matteo è quello di saper imparare dalle partite che gioca, quindi anche dalle sconfitte, beh Matteo è destinato a imparare sempre di più perché ormai il suo è un livello da top-ten. Un traguardo che non ha raggiunto per caso, evidentemente. Otto semifinali in altrettanti tornei lo dicono chiaro e tondo.
PERCHÉ PARTECIPARE AL MASTERS ATP DI FINE STAGIONE GLI FAREBBE MOLTO BENE
Gli farebbe incredibilmente bene, e non solo per la straordinaria soddisfazione di raggiungere quelle finali mondiali ATP che soltanto Barazzutti e Panatta hanno centrato 42 e 44 anni fa (peraltro senza riuscire a vincere una partita in due), potersi misurare a Londra nel Masters di fine stagione e dei Magnifici 8. Come minimo aggiungerebbe al suo modesto bagaglio di esperienze almeno altri tre duelli con tre dei migliori 8 giocatori del mondo. Esperienze preziose in un torneo anomalo e prestigioso, sotto gli occhi del mondo. Accelererebbe tantissimo il suo percorso di crescita. Se poi vincesse addirittura qualche partita, anche senza fare il Dimitrov o lo Zverev, beh non poniamo limiti alla Provvidenza!
PIÙ FACILE MIGLIORARE IL ROVESCIO CHE IL DRITTO. GLI ESEMPI DI NADAL E FEDERER
Mi aspetto da lui, quindi, che migliori ancora, sempre più, anche con il rovescio. Il rovescio è un colpo che è meno difficile migliorare rispetto al dritto. Il dritto è quasi sempre un colpo molto personale, difficile da insegnare e da migliorare. Seppi non lo aveva naturale e ha faticato moltissimo a migliorarlo. C’è riuscito in parte, ma al momento buono se un colpo lo tradisce è più facile che sia il dritto piuttosto che il rovescio. Il rovescio invece… beh, ricordate come erano i rovesci di Nadal e – in misura meno evidente – di Federer? Non li avete visti migliorare pazzescamente negli anni, tanto quello bimane di Rafa che quello monomane di Roger? Per questo motivo sono molto fiducioso sul fatto che lo migliorerà fortemente anche Matteo.
Così come oggi nei momenti importanti è ancora il rovescio che ogni tanto abbandona Matteo, piuttosto che il servizio – sempre sicuro – o il dritto, così dico oggi: date tre anni a Berrettini di esperienze a questi livelli e vedrete che il suo rovescio, anche se non sarà mai quello di Djokovic né il suo colpo migliore, diventerà un rovescio che non avrà paura a palleggiare alla pari con quello di Thiem e soci.
LA CAPACITÀ DI ANTICIPO DI MATTEO… THIEM NON CE L’HA NÉ L’AVRÀ MAI
Ma per finire nel confronto Thiem-Berrettini l’aspetto che più mi convince sulla superiorità che Matteo riuscirà presto a dimostrare (con qualche difficoltà in più sulla terra rossa e sulle superfici più lente perché servizio e dritto gli daranno meno punti gratis e senza sforzo) sta nella diversa capacità di posizionarsi in campo. Berrettini, a dispetto dell’altezza e delle leve più lunghe, braccia e gambe (sia pur le prime accorciate sulla sinistra dal rovescio bimane giocato davanti al corpo), può giocare d’anticipo, Thiem più no che sì. L’austriaco ha movimenti d’apertura amplissimi, ha bisogno di tempo e spazio. Spesso deve preoccuparsi di non colpire il giudice di linea che sta alle sue spalle, di non sbattere testa e racchetta sul telone di fondocampo.
Matteo quella preoccupazione non ce l’ha. Lui è reattivo anche se sta sulla riga di fondocampo, tre metri abbondanti avanti a Thiem. Quindi può angolare una risposta di dritto molto più stretta fin da subito. Può prendere l’iniziativa di uno scambio, quando serve grazie al servizio, quando risponde grazie a una risposta in continuo progresso, fin dalle prime battute di un punto. Thiem, e non solo perché era più fresco e pimpante nel finale della semifinale di Vienna, ha quasi sempre bisogno di fare tre o quattro scambi prima di riuscire a prendere il pallino del gioco. Berrettini no. Anche Thiem, per carità, potrà migliorare ancora – così come hanno fatto dopo i 26 anni i vari Nadal, Federer, Djokovic, Murray – ma a me pare che i suoi limiti tecnici d’impostazione siano più marcati di quelli contro i quali Matteo Berrettini dovrà lavorare duro per attenuare se non sconfiggere del tutto.
MATTEO PUÒ ASPIRARE A DIVENTARE N.1 DEL MONDO? PERCHÉ NO?
Dove potrà salire in classifica Matteo? Beh qui ci vorrebbe la palla di vetro che non ho (quella ce l’ha ogni gennaio solo il Mago Ubaldo), però fra cinque anni – e la prendo alla larga – secondo voi i Fab Four saranno ancora a menare randellate sui campi? Io dico di no. E allora fra chi è oggi n.4, n.5, n.6, n.7 e n.8 – cioè tutti coloro che in questo quasi inverosimile ranking ATP di lunedì 28 ottobre 2019 (inverosimile se dichiarato sei mesi fa) voi vedete qualcuno che sarà sicuramente sempre e ineluttabilmente davanti a Matteo Berrettini?
Sto forse dicendo che Matteo diventerà N.1 del mondo allora? Beh, calma e gesso. Non dico questo e non attribuitemelo. Per oggi mi pare di aver già detto abbastanza nel sostenere che Matteo è, sarà tra non molto, più forte di Thiem e avanti a lui. Quanto invece ad escludere a priori e al 100 per 100 che Matteo possa un giorno, magari non vicinissimo, di diventare n.1, consentitemi di pensare che non sia poi una mission così absolutely impossible. E ora tiratemi pure le pietre!
NOTA DI UBS – Apprendo stamani che Roger Federer ha deciso di non giocare a Bercy. La sua decisione è legittima, direi comprensibile, salvo che nella tempistica. Trovo che l’ATP del nuovo chairman Andrea Gaudenzi, dovrà rimediare a questi inconvenienti. Con sette giocatori che ancora ambiscono a partecipare alle Finali ATP di Londra, un tabellone sfalsato non rende giustizia. Il rimedio non è semplice, ma va cercato. Per i grandissimi campioni non c’è multa sufficiente a creare danni reali, ma una sanzione in termini di punti ATP – magari da scontare anche l’anno successivo – potrebbe essere forse una eventualità da non escludere.