Da Umago, il nostro inviato
[Q] F. Agamenone b. [Q] M. Cecchinato 6-2 6-1
Dopo le emozioni dei quarti contro Baez, prosegue sul velluto la favola di Franco Agamenone che mette in campo una prestazione pressoché perfetta per battere un troppo falloso Marco Cecchinato in un’ora e 17 minuti. Davvero pochissimi errori per Agamenone tanto che sul gratuto in occasione del secondo match point la sensazione di tutto il pubblico del Centrale è stata di sonora perplessità per essersi trovato di fronte a un evento altamente improbabile. Ha invece sbagliato tanto Cecchinato, sia in palleggio sia nei tentativi di spinta, tra l’altro molto spesso incapace di imporre il proprio schema che parte dal kick esterno per poi scegliere la soluzione migliore con il dritto – questo per merito della risposta bimane di Franco (“ho trovato subito il timing in risposta” ci confermerà poi in sala stampa)
Il tabellone completo del torneo
IL MATCH – È una settimana piena di significati sia per Marco sia per Franco, entrambi ventinovenni e provenienti dalle qualificazioni. Il primo è stato n. 16 del mondo tre anni fa e ora è sceso al n. 151, con due vittorie su otto incontri ATP quest’anno prima del Plava Laguna Croatia Open Umag, i quarti di finale che mancavano dal maggio 2021 quando arrivò all’ultimo atto a Parma, ed è in cerca di riscatto. Il secondo, argentino naturalizzato italiano due anni fa e 151° del ranking, è alle prime due vittorie nel Tour in carriera. Per Agamenone è già la settimana della vita, ma certo non ha intenzione di accontentarsi. Neanche paragonabile alla settimana, anzi, alle due settimane che Cecchinato ha vissuto (e ci ha fatto vivere) a Parigi nel 2018, eppure anche per lui il passaggio del turno vorrebbe dire tantissimo. Tra gli addetti ai lavori non c’è accordo su chi dei nostri due alfieri sia il favorito: quello che gioca su una nuvola o l’esperto che non può lasciarsi sfuggire l’occasione?
Si comincia con Cecchinato al servizio, pronto a comandare lo scambio con il dritto e lo stesso fa con eguale successo Agamenone nel game successivo. Ceck prova un paio di smorzate, il colpo pare funzionare subito benissimo e si presenta a rete con sicurezza, ma Franco trova presto il tempo sulla risposta da sinistra con il rovescio bimane, annullando il vantaggio del kick esterno, parte fondamentale del gioco del palermitano. Marco annulla la palla break con una volée bassa non banale; è lui che “fa più cose”, ma Agamenone bada al sodo e strappa il 3-2. Troppo falloso nello scambio l’ex top 20, le sue accelerazioni cominciano a mancare il campo magari di pochissimo ma con preoccupante frequenza, mentre l’altro risponde bene, si prende un altro break e chiude 6-2 con l’ace.
A ogni cambio campo, dagli altoparlanti esce roba sintetica che non inquinerà gli oceani, ma sarebbe meglio se fosse sparata a un decibellaggio accettabile, tipo quello di un concerto dei Deep Purple. In ogni caso, pare proprio che il digéi abbia fatto una questione di principio del non mettere una sola canzone per tutto il torneo e le pause fra i set diventano infinite. Per dire che bisogna essere dei fenomeni per tornare in campo non completamente rintronati. Beh, Ceck non è che sia proprio centratissimo, regala con il servizio e con dritto, ma l’altro non approfitta del 15-40, quindi ci pare che i conti tornino.
Agamenone si lancia in un serve&volley qua, semina una smorzata là con ottimi risultati, come a dichiarare che “anch’io so fare cose, vedete, gente”, insomma non è che sia un semplice smazzolatore, per quanto il suono del suo dritto faccia molto più impressione della velocità effettiva (nel senso di percepita dai nostri occhi) della palla; in ogni caso. poi, per passare avanti gli basta entrare nello scambio che Marco gli regala quattro punti. Consolida con troppa facilità salendo 3-1, poi “fotografa” ancora un servizio esterno del Ceck che da un po’ sta cercando di prendersi un warning e finalmente ci riesce (ball abuse), poi ci mette il doppio fallo per il doppio break.
Il servizio vincente italo-argentino fa un rumore come se la palla più che la riga avesse preso un chiodo però dalla parte della punta. Il classe 1992 di Palermo lo fa notare all’Allensworth sulla sedia che certifica “palla rotta, si rigioca il punto”. Il risultato non cambia, Cecchinato è sfiduciato, sotto unocinque e zeroquaranta, ha l’occasione per vincere per K.O. bucando non la palla ma l’avversario con il passante molto ravvicinato e invece sceglie il fair play. Agamenone chiude alla terza opportunità e, nell’intervista sul campo in italiano con evidente accento argentino, risponde così alla domanda su chi preferirebbe in semi, Carballes Baena o Sinner: “Sono due grandi tennisti, ma io gioco contro me stesso per migliorarmi”. Speravamo dicesse RCB toda la vida, ma va bene anche così.