Dopo la vittoria del Challenger di Zagabria a maggio, si iniziava a percepire che Filip Misolic fosse pronto al grande salto, e decisamente non si è fatto attendere. Dopo quasi un giorno, a causa dell’interruzione occorsa ieri per pioggia all’inizio del tie-break, il n.205 al mondo ha battuto 6-2 2-6 7-6(4) il tedesco Yannick Hanfmann, alla ricerca della terza finale ATP in carriera (sarebbe stata la seconda qui, e la terza nello swing di luglio sulla terra europea, periodo che ha sempre sfruttato, a causa delle tante defezioni e tabelloni favorevoli, per accumulare punti). Per Misolic, invece, classe 2001 ammesso in tabellone tramite una wild card, si tratta della prima finale in carriera a livello ATP, cavalcando alla grande l’occasione che i forfait di Matteo Berrettini e Casper Ruud hanno creato. Affronterà, più tardi nel pomeriggio, Roberto Bautista Agut, l’ultimo ostacolo, il più impervio, per scrivere la prima pagina della sua grande storia.
Il match – la partita, quantomeno nei primi due set, non è stata né entusiasmante né molto equilibrata. Misolic, sospinto dall’entusiasmo e dall’abbraccio della folla, inizia decisamente meglio e si porta avanti sul 5-2, andando poi a mettere a segno il doppio break nell’ottavo game e portando a casa il primo set, gestendo bene lo scambio da fondo e non perdendo neanche un punto con la prima. Da lì in poi, però, sale un po’ di pressione e di braccino per il giovanotto di casa, quasi si ricordasse di essere a un set da una finale ATP. E così Hanfmann, più esperto, alla quarta semifinale in carriera, sale in cattedra e mette a segno un parziale di 10 game su 13 vinti, ritrovandosi avanti di due break, per 4-1, nel set decisivo.
Lì, poi, accade l’imponderabile, in una partita che sembrava essere ormai già in ghiaccio. Misolic pian piano ritrova certezze nel suo gioco, risponde meglio e ricuce lo strappo fino al 4-4, e veleggia con tranquillità fino a un tie-break che appare la soluzione più giusta per entrambi. Ancora sembra che nessuno dei due voglia portare a casa la partita, fino al 3-3, e lì poi l’austriaco riesce a trovare il coraggio e la forza di apporre l’affondo decisivo: tre punti di fila, un pesante mini-break, e 3 match point. Sul primo Hanfmann se la cava, portando a casa uno scambio lunghissimo, che aveva già vinto più di una volta, contrastato dalla difesa estrema di Misolic. Ma il secondo vede un errore in uscita del tedesco, ed è quello buono, che manda l’austriaco in finale. E, forse, lui il tennis lo aveva nel destino: è nato l’8 agosto 2001, esattamente 20 anni dopo Roger Federer, una banale coincidenza o un segno del destino? La finale con Bautista potrebbe fornire qualche indizio.