Nel giro di poco più di sette giorni l’Italia del tennis ha scoperto diverse cose. Con il torneo di Amburgo ha capito che Musetti non è lontano (anzi) dai livelli già raggiunti da Sinner e Berrettini; con quello di Umago ha conosciuto Agamenone e ha scoperto che può sperare anche in un altro giovane talento: Giulio Zeppieri. Se la settimana istriana sarà stata la svolta della sua carriera, lo potremo dire solo tra qualche mese (o anno). Di sicuro, però, non può essere stato un caso. Sebbene in parte oscurato dai già citati Sinner e Musetti (“Non ho sentito pressione mediatica” – ammette Zeppieri), il 2001 nato a Roma prometteva bene già nel circuito Junior. Finalmente le sue doti sono emerse: in pochi giorni è passato dalla prima vittoria ATP ad andare vicino a battere Alcaraz. Ora, però, viene il bello.
“Quest’anno con il mio coach non ci siamo messi obiettivi di ranking, ma stiamo puntando sul lavoro costante. Ben venga la crescita, anche in classifica, ma parliamo di un percorso di lungo termine”. Così dice Giulio in un’intervista rilasciata ai colleghi di Supertennis: l’entusiasmo dopo i risultati ottenuti in Croazia è tanto, ma anche la consapevolezza che la semifinale di Umago è tutt’altro che un punto di arrivo. Deve essere un trampolino di lancio, ma senza farsi prendere dalla fretta.
Zeppieri non ha dubbi: “Insieme agli Internazionali di Roma e al Roland Garros di Parigi, questo di Umago è stato il mio torneo più bello, quello dove ho espresso il tennis migliore. Nelle qualificazioni ho fatto un po’ di fatica, poi ho cominciato a giocare decisamente meglio. Sto tenendo una intensità alta per tutta la partita e questo in Croazia ha pagato”. E con la top 100 che si avvicina, c’è spazio anche per pensare a palcoscenici più grandi: “Il Roland Garros è il torneo dei miei sogni, e anche quando ci sono stato da Juniores mi è piaciuta molto l’atmosfera. Poi, se parliamo di Slam, al secondo posto metto gli Us Open. E ovviamente Roma, perché si gioca e si vince in casa”.
Dopo essere stato a lungo al fianco di Musetti nel circuito under 18, Giulio ha avuto un percorso di crescita meno rapido: “Mi sono reso conto che ognuno ha i suoi tempi. Lo sport di alto livello è complicato: arrivi nel tour dei pro e sei un ragazzo che non sa nulla del mondo, non è tutto rose e fiori. Io ho fatto progressi, ma posso fare ancora meglio a livello di gestione della mia attività. Mi aspettavo che Lorenzo facesse in fretta a salire, perché ha sempre avuto personalità e carisma, oltre che talento. Siamo amici e parliamo molto, lui ha appena vinto un torneo incredibile ad Amburgo e io spero di raggiungerlo il prima possibile in classifica”.
Mancino, solido da fondo campo e ottimo ribattitore, Zeppieri è stato paragonato a Verdasco con cui ha giocato e vinto poche settimane fa nel Challenger di Salisburgo: “È un paragone che ci può stare. Quando incontri personaggi ex top 10 con i quali sei un po’ cresciuto ammirandoli in televisione, c’è senza dubbio un po’ di tensione. Firmerei per una carriera come la sua, per arrivare al numero 7 del mondo. Anche se ovviamente si prova sempre a fare il massimo”.
Sotto la guida del coach Giuseppe Fischietti, l’azzurro (ora numero 136 del mondo) proverà ora a diventare un giocatore più completo: “Sto lavorando tanto sul rovescio, che avevo un po’ perso nell’ultimo periodo. E sto mettendo molte altre cose nel repertorio: la smorzata, il back, la difesa”. Il tennis italiano, a partire dal capitano di Davis Volandri, lo aspetta. L’abbondanza, infatti, è sempre un bene.