Il Canada sta diventando casa per Simona Halep. Lo dicono i risultati (quella di oggi sarà la quarta finale della sua carriera tra Montreal e Toronto) e lo dice lei stessa nella conferenza stampa seguita alla vittoria in tre set su Jessica Pegula. Grazie, infatti, alla massiccia presenza sugli spalti di suoi connazionali “sembrava di essere in Romania” e ciò, a sua detta, le ha dato un boost di energia su cui spera di poter contare anche nella finale con Haddad Maia. Non che le stia mancando quell’elettricità necessaria per venire a capo di match duri come quello di ieri. Proprio l’energia, la passione, il fuoco sacro sono stati infatti indicati dalla rumena come i principali responsabili della vittoria e più in generale della sua seconda giovinezza tennistica.
La partita contro Pegula non sarà stata certo la migliore della carriera di Simona e la frustrazione mostrata in alcune fasi è stata certo conseguenza di errori evitabili. Tuttavia, proprio il fatto di aver più volte scaraventato a terra la racchetta – gesto piuttosto inusuale per lei, di solito mai oltre le righe – è stato derubricato dalla stessa Halep in “segnale positivo, dimostrazione di voler lottare”. “Significa che dentro di me il fuoco si è riacceso. So che [rompere la racchetta, ndr] non è una bella cosa, ma in alcuni momenti mi può aiutare”.
IL TABELLONE DEL WTA 1000 DI TORONTO
D: Simona, qual è il tuo giudizio su questo match?
Halep: È stata una partita molto complicata. Lei è una top 10 ed è molto solida. Non avevamo mai giocato contro e quindi non sapevo bene cosa aspettarmi. È stata una grande lotta.
D: Che sensazioni ti dà essere di nuovo in finale in Canada? Hai già vinto due volte a Montreal, ci sono differenze rispetto qui a Toronto?
Halep: È fantastico, mi piace molto giocare in Canada. Sono soddisfatta per come ho lottato oggi e per come ho giocato durante questa settimana. Tra Montreal e Toronto non ci sono differenze notevoli: l’atmosfera è simile, così come i campi e il club. La gente è sempre molto carina in entrambi i tornei. Forse qui ci sono più tifosi rumeni.
D: Tornando indietro al 2015… finale con Bencic qui a Toronto: è stata una delle finali più dure a cui hai preso parte? Avevi un problema al ginocchio e c’era molto caldo.
Halep: Se ricordo bene non riuscii a terminare l’incontro. Non mi sentivo bene, faceva caldissimo. Non mi piace ritirarmi a partita in corso, a maggior ragione in finale. In quel caso non avevo altra scelta, quindi sì: è stata la finale più dura in assoluto. Ma ho anche ricordi positivi qui a Toronto e cerco di trarre energia solo da quelli.
D: Qualche giorno fa ho letto su una rivista un articolo su di te: eri molto timida quando eri più piccola, tanto che non ti piaceva nemmeno parlare al telefono. Mi chiedevo come tu riesca a sopravvivere nel mondo del tennis professionistico in cui devi scendere in campo di fronte a grandi pubblici?
Haelp: Sì, ho dovuto lavorare molto con me stessa per migliorare e il tennis stesso mi ha aiutato. Mi ha spinto ed insegnato ad affrontare momenti difficili. Penso di essere sempre stata aperta ad imparare e questo mi ha aiutato a migliorare ogni giorno: ho accettato il fatto di essere timida e ho iniziato a buttarmi in situazioni fuori dalla mia confort zone. E ora sono contenta di ciò che sono.
D: Prima hai parlato del fuoco che hai ritrovato. Cosa è stato a farlo tornare?
Halep: La persona accanto a noi. Patrick [Mouratoglou, ndr]. E anche l’atmosfera della sua accademia mi ha dato grande energia: vedere tutti quei bambini che si allenano ogni giorno per realizzare i loro sogni è fantastico.
D: Nel secondo set mi è sembrato che tu abbia fatto delle piccole modifiche al servizio, quali e perché?
Halep: Spesso è semplicemente una questione di rilassare la mano e di colpire bene la palla. In alcuni momenti sono troppo tesa e quindi il servizio non funziona. Ma oggi [ieri, ndr] è andata molto meglio rispetto ai giorni precedenti, quindi spero che in finale andrà ancora meglio.
D: Qual è stato il momento chiave che ti ha riportato in partita dopo il primo set?
Halep: Dopo il primo ho cambiato un po’ di cose a livello tattico, ma soprattutto ho cercato di calmarmi. Il primo set era stato velocissimo e non avevo giocato nel modo giusto. Volevo semplicemente lottare e credevo fortemente di avere la possibilità di farlo, anche se lei stava giocando molto bene.
Infine, a Simona è stata rivolta una domanda “extra” su quale fosse il suo giocatore preferito da ragazza. La risposta: Justin Henin. Perché? Era alta esattamente quanto lei.