Anche a Toronto, dopo lo stupore e l’incertezza della finale di Montreal, la situazione prende le pieghe della sorpresa, dell’occasione da non farsi scappare. Da una parte una giocatrice che ha iniziato l’anno al n.82 del mondo, che mai aveva raggiunto neanche un quarto di finale 1000, contro invece una che è stata al primo posto del ranking mondiale, campionessa Slam, vincitrice due volte a Montreal nel 2016 e nel 2018 (oltre ad una finale qui nel 2015). Apparentemente Simona Halep, per l’esperienza, la mentalità, il desiderio di rivincere un torneo importante che manca ormai dal 21 settembre 2020, quando alzò al cielo di Roma il trofeo degli Internazionali d’Italia più atipici di sempre, in autunno, contro Karolina Pliskova. Ma Beatriz Haddad Maia ha costruito il suo torneo da sfavorita, sta camminando in un sogno lucido, e non vorrà fermarsi proprio ora, a un passo dal terzo titolo, che sarebbe il più importante e storico, della carriera.
“Non mi paragono, ha detto la brasiliana in conferenza stampa. Be’, umile e giusto da parte sua, ma sicuramente sta diventando l’orgoglio del tennis, e dello sport in generale, del suo Paese: è la prima brasiliana a battere la n.1 al mondo, prima a raggiungere una finale 1000, e prima da Gesteira nel ’69 a raggiungere tre o più finali nello stesso anno. Per arrivare fin qui ha battuto Trevisan, Fernandez, Swiatek, Bencic e Pliskova, cioè una semifinalista Slam, la padrona di casa, la n.1 al mondo, una ex campionessa e la finalista uscente (4 top 20 su 5 tra l’altro, buon presagio essendo Halep n.15), già questo basterebbe ad evincere lo stato di forma spaziale di quella che automaticamente, co le vittorie a Nottingham e Birmingham, può essere definita la giocatrice dell’estate. In realtà ha vinto 17 partite da giugno (3 meno della leader Garcia), ma il peso delle 5 di questa settimana colma ampiamente lo scarto, per palcoscenico e nome delle avversarie. Inoltre è colei ad aver giocato (e vinto) più partite da tre set nel 2022, con un invidiabile 15 su 19 e, come se non bastasse, da lunedì sarà almeno n.16 del mondo (14 se vincesse il titolo).
Dall’altra parte, le statistiche di Halep quasi svergognano quelle dell’avversaria: è la giocatrice più vincente nella storia dei Masters 1000, con 184 match portati a casa, e oggi gioca infatti la diciottesima finale (8 vittorie e 9 sconfitte) pareggiando il record di Serena Williams. Inoltre è già alla quarta finale qui, a due dalla primatista Seles, ed è la seconda giocatrice con più vittorie del tour quest’anno (37, 11 in meno di Swiatek). Dando retta ai dati e ai numeri ci sarebbe ben poco da discutere, la rumena è largamente favorita in tutto e per tutto, per esperienza, attitudine al cemento, ranking (da domani tornerà dopo un anno in top 10, da n.9 sicuramente, sesta in caso di vittoria), forse anche per precedenti: una vittoria a testa, quella di Halep all’Australian Open a gennaio, sempre sul cemento, mentre Haddad Maia ha vinto il confronto più recente in semifinale a Birmingham, torneo poi portato a casa dalla brasiliana.
Ma sarà il campo a dare il giudizio finale, e analizzando il gioco la situazione certamente si equilibra: Haddad Maia prima di tutto è mancina, dunque può servire curve da sinistra per tentare poi la chiusura con il dritto che possono mettere in difficoltà Halep, la quale si esalta nello scambio lungo, sul ritmo. La partita per buona parte passerà sicuramente per chi saprà meglio gestire da fondo, resistere e tenere una buona difesa, per quanto sia instillato in entrambe. Certamente tra le due la n.15 del tabellone è più avvezza alla lotta, vi ha costruito una carriera, e può andare in sofferenza se le mancano le certezze; e proprio qui dovrebbe insistere Haddad Maia, che essendo mancina e brava a variare, tagliare e attaccare la rete, può impedire ad Halep il suo gioco paziente, da tessitrice. Per quanto, di contrasto, proprio questa può essere la chiave (oltre al servizio, anche il suo è ben lavorato e porta buoni frutti) che sfrutterà la rumena per innervosire e far sbagliare l’avversaria, oltre a un gioco che vede proprio nella capacità di passare rapidamente da difensivo ad un attacco a spron battuto la sua forza. Tanti temi, stili diversi e a tratti simili, un obiettivo: la Rogers Cup 2022, per danzare con le aquile, o per tornare tra le stelle.