Questo 2022, come già abbiamo potuto constatare nell’analisi di Andrea Mastronuzzi, sta sancendo un ritorno ad alti livelli del tennis a stelle e strisce. E questa rinascita sta passando in buona parte per le mani e il cuore, arma che spesso si è rivelata importante o fatale, di Taylor Fritz. Infatti l’americano, con la vittoria in rimonta di ieri su Rublev, si è guadagnato il terzo quarto di finale dell’anno a livello Master 1000 (vinto a Indian Wells, perso a Montecarlo), potendo così avvicinare ancor di più lo sguardo verso i primi 10. E con questa consapevolezza, con gioia e visione rosea sul futuro, si presenta in conferenza stampa.
Il tabellone completo dell’ATP di Cincinnati
D: “Come trovi l’equilibrio tra voler migliorare il tuo ranking e…“
Fritz: “Penso che le persone parlino di questo senza pensare perché li rende nervosi, e forse non si comportano altrettanto bene. Penso di esibirmi altrettanto bene o meglio sotto pressione. Quindi, quando guardo la classifica oggi e vedo che Rublev stava perdendo punti, e vincendo questa partita poi posso andare davanti a lui, quindi vincere o perdere ha un grande impatto, non mi dà fastidio per niente. Anzi mi motiva ancora di più“.
D: “E come funziona ciò quando perdi il primo set? Cosa succede alla tua mentalità a quel punto?“
Fritz: “Una volta che sono in partita, non penso a questo genere di cose, ma solo alla partita. Voglio dire, dal punto di vista mentale, si trattava solo di analizzare perché avessi perso il set, quali erano le cose di cui avevo bisogno, che stavano lavorando e che ho fatto bene, che in realtà non ho bisogno di cambiare nel prossimo set, e quali cose volevo cambiare. Quindi sono solo nella partita e analizzo quello che è andato storto per me, cioè non molto: ho giocato due brutti punti nel tie-break, ma mi sentivo come se fossi diventato un po’ passivo, perché lui stava facendo degli errori, quindi ho iniziato a giocare un po’ più sicuro, e non mi sembrava il posto giusto. Quindi la strategia uscita nel secondo è stata solo di mantenere facendo le stesse cose che stavo facendo al servizio, continuare a tenere il servizio ed essere molto più aggressivo sui colpi, non lasciare che avesse così tanto tempo per prepararsi e sentirsi comodo negli scambi“.
D: “L’anno scorso di questi tempi eri fuori dai primi 40, e hai avuto alcune sconfitte al primo turno allo US Open. Quanto ti senti diverso come giocatore e come persona?“
Fritz: “Stavo giocando piuttosto male l’anno scorso (sorridendo). È strano, perché l’anno scorso ho iniziato a giocare a tennis davvero bene quando abbiamo giocato così tardi, verso la fine dell’anno, come ad ottobre ad Indian Wells, un po’ dove tutto ha iniziato a cambiare per me. Ho iniziato a prendere confidenza, giocando davvero bene. Fino al a quel punto, la mia classifica era scesa di molto, ero tipo 40 al mondo, ma in realtà non pensavo di aver giocato così male per tutto l’anno, in realtà attualmente mi ci sono messo io ad arrivare più in fondo ai tornei, ho fatto vari ottavi Masters, un sacco di semifinali di 250. Era come se stessi perdendo un sacco di partite importanti, ma mi sentivo come se mi stessi dando di più opportunità rispetto a prima. Quindi, fortunatamente, da quell’Indian Wells dell’anno scorso, ho capitalizzato e sono migliorato molto nel giocare quelle partite. Mi sono avvicinato a questo periodo quest’anno come se lo avessi giocato davvero male negli anni passati, ma mi sento solo un altro giocatore“.
D: “Cosa hai imparato sull’andare in fondo in questi grandi eventi, e cosa devi fare fuori dal campo per assicurarti di poterlo fare costantemente?“
Fritz: “Sono un paio di cose diverse. Sono cresciuto molto come giocatore, in realtà sono molto migliore di prima. Penso che aiuti anche il fatto che non ci siano questi blocchi stradali nel modo, come quando avevo 18, 19, 20 anni, che quando vinci due partite a un Master, e non sei testa di serie, ti è praticamente garantito giocare contro Roger, Rafa, Andy, Novak, all’epoca praticamente imbattibili (sorridendo). Quindi penso che a rendere un po’ più facile sia la combinazione di me molto meglio come giocatore e che questi superumani non siano nel sorteggio (sorridendo)“.
D: “Sapere che questi tabelloni sono più aperti ti fa sentire bene?“
Fritz: “Il fatto è che forse non sono più aperti. Mi sembrano solo più aperti perché quei ragazzi al loro apice erano troppo, troppo bravi. Il modo in cui funzionava era che io non ero testa di serie, non avevo la classifica, quindi avevo tipo garanzia che mi sarei imbattuto in uno di loro ad un certo punto, e fa sicuramente la differenza. Ci sono ancora tanti giocatori fantastici, ma forse è perché sono cresciuto con loro e ho conosciuto alcuni di questi ragazzi per molto tempo come Rublev, come Zverev, come Medvedev, che sembrano più battibili rispetto a coloro che ho idolatrato crescendo. Sai cosa intendo? Che forse è una cosa mentale“.