Seppur sia stato assente negli ultimi mesi a causa di infortuni, Borna Coric non è affatto un volto nuovo sia nel panorama tennistico che nel mondo di Ubitennis, e il successo più importante raggiunto dal tennista croato è una buona occasione per rispolverare due interviste da lui rilasciato ai nostri microfoni. La prima risale all’inizio di maggio 2018, quando Borna aveva appena raggiunto il suo best ranking alla posizione n.33 del mondo. In quel periodo il direttore Ubaldo Scanagatta si trovava in visita all’accademia di Riccardo Piatti, all’epoca coach di Coric, e colse l’occasione per intervistare il tennista, astro nascente di una nuova generazione. “Le voci su di me non aggiungono nessun tipo di pressione” diceva un 21enne Borna.
“Sono abituato, già da quando ero molto piccolo sono stato sottoposto a questo tipo di pressione. Molte persone si aspettano che io sia nella top 10 o addirittura numero 1 del ranking. Per me è una motivazione in più e non la percepisco come pressione”.
“Il miglior risultato in un torneo è stato Indian Wells dove ho raggiunto le semifinali. Nei quarti ho vinto con Kevin Anderson e poi ho perso con Federer, quindi è stato sicuramente un buon torneo per me. Per quanto riguarda la miglior vittoria della mia vita, non so… Ero contento per entrambe le vittorie su Nadal e Murray. Quando affrontai Rafa era la mia prima volta a Basilea, avevo 18 anni; il mio ranking non era molto alto ed è stato speciale”. Interessate leggere queste parole ora, soprattutto considerando cos’ha ammesso lui stesso ieri sul suo comportamento giovanile contro i top players.
Di seguito altri estratti da quell’intervista datata 2018, che trovate qui completa.
Scanagatta: Se potessi rubare qualcosa a Federer, qualcosa a Nadal e qualcosa a Djokovic, cosa sceglieresti?
Sono tre giocatori estremamente completi, ho giocato con tutti e tre diverse volte e so che è impossibile prendere solamente un aspetto del gioco di ognuno. Tuttavia sceglierei il dritto di Federer, lo spirito combattivo di Nadal e il rovescio di Djokovic.
Scanagatta: Per finire, quale ritieni sia la tua forza in campo e qual è invece la debolezza sulla quale devi lavorare di più?
Il rovescio e il servizio sono due punti di forza per me, ma penso di essere anche solido mentalmente, perché non mollo mai. Le debolezze non te le dico, andrò a lavorarci sul campo.
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Più recentemente invece, in particolare durante il lockdown nel giugno 2020, il croato Coric è tornato a parlare attraverso una intervista via zoom con Ubaldo Scanagatta e Vanni Gibertini, durante la quale ha spiegato i suoi rapporti con gli allenatori, incluso il delicata momento di interrompere la collaborazione.
Con alcuni di loro non è stata per nulla colpa mia. All’epoca non volli rivelare il vero motivo, e forse è stato un errore, avrei dovuto dire alla gente la verità. Alcuni avevano problemi familiari, con altri non si era d’accordo su come migliorare il mio tennis. So di non essere una persona facile con cui lavorare, cerco sempre la perfezione. Uno dei motivi per cui ho terminato la collaborazione con Piatti è stato la sua impossibilità di dedicarmi tutto il suo tempo a causa degli altri suoi impegni. C’erano anche altri motivi che però preferisco non rivelare, tuttavia gli sono molto grato per tutto l’aiuto che mi ha dato, per farmi fare il salto di qualità. Ho passato un bel periodo a Bordighera, lontano dalle distrazioni di Zagabria che non mi consentivano di focalizzarmi sul tennis.
Cosa ne pensi di Sinner?
La prima volta che l’ho visto nel 2018 pensavo che fosse un giocatore come tanti altri, poi però l’ultima volta che mi sono allenato con lui, ad aprile 2019 ho notato subito che aveva fatto dei progressi incredibili in così poco tempo. Ora ha un gioco molto potente, colpi penetranti, e nel tennis moderno avere armi come quelle è fondamentale.
Tu eri il più giovane giocatore nei primi 100 nel 2014, il più giovane giocatore nei primi 50 nel 2015, e poi hai iniziato ad avere degli infortuni.
Sì, sono rimasto tra il n.35 e il n.50 per quasi tre anni. Sono il perfetto esempio di un ragazzo che non è riuscito a fare tutti quei progressi che alcuni ritenevano sarebbero stati scontati. Non mi allenavo bene, la mia concentrazione non era appieno sul mio tennis. Quei risultati così precoci mi hanno distratto, pensavo che tutto sarebbe arrivato automaticamente, ma ovviamente non era così. Sinner ha un ottimo team intorno a lui, che sarà capace di tenerlo con i piedi per terra e di farlo lavorare come si deve.
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Si ha la sensazione che giocatori serbi e croati nel tour siano buoni amici tra loro, nonostante quello che è successo in passato, la guerra nei Balcani che certo non poteva essere dimenticata da tutti. È vero? E’ un bel messaggio che lo sport ha saputo trasmettere, non trovi?
Certamente! Uno dei miei migliori amici è Filip Krajinovic, ci sentiamo una volta a settimana, andrò ad allenarmi a casa sua a Belgrado per una settimana il 15 luglio. Conosco le cose orribili che sono accadute in passato, so che ci sono tanti che ancora ci pensano e che non vogliono dimenticare. Ma io non ho problemi ad avere amici serbi, sono delle ottime persone e spero che pensino lo stesso di me.
Quanto è difficile per te passare da una superficie all’altra, te che hai vinto un torneo sull’erba (Halle) e un altro sulla terra rossa (Marrakech), ma hai sempre detto che forse i campi duri outdoor sono quelli su cui ti trovi meglio?
Non ho nessun problema a passare dal duro alla terra, mentre dalla terra al duro è un bel problema, mi ci vogliono circa due settimane. Per l’erba è davvero difficile dare una valutazione: a volte gioco benissimo e a volte malissimo, per cui davvero non so.
Quale torneo vorresti vincere e chi vorresti battere in finale se potessi scegliere?
Vorrei vincere Wimbledon battendo Roger in finale. Magari l’anno prossimo [2021].