Nel tardo pomeriggio di New York, ieri, Andrea Petkovic ha lasciato in lacrime il campo numero 7 dello US Open. Aveva da poco concluso l’ultima partita della sua carriera da giocatrice professionista. Ha lottato fino all’ultimo punto con Belinda Bencic, di dieci anni più giovane e meglio piazzata in classifica di ben 91 posizioni, ma alla fine si è arresa ricevendo comunque un abbraccio di applausi da parte del pubblico presente. Non sarà stata la cornice che accompagnerà l’addio di Serena Williams, ma la tedesca tornerà in patria con la consapevolezza di aver lasciato anche lei qualcosa a questo sport: “Spero di essere ricordata per la grinta e la tenacia che ho messo in ogni partita, compresa quest’ultima, e per il rispetto verso il gioco e le avversarie. Ho sempre lottato per ogni punto e ho sempre cercato di essere il più professionale possibile” – ha detto nella sua ultima conferenza stampa post-partita.
In termini di risultati, la sua carriera avrebbe sicuramente potuto regalarle di più. Andrea è però stata tra le giocatrici più fragili della sua generazione. Le ginocchia sono state il suo incubo da quando nel 2008, a soli 21 anni e all’esordio all’Australian Open, si ruppe il legamento crociato. In più momenti è sembrata a un passo dallo spiccare il volo e poi, diabolicamente puntuali, sono arrivati gli infortuni. Nel 2011 ottenne la nona posizione in classifica (è rimasto quello il suo best ranking) grazie al raggiungimento dei quarti di finale in tre Slam stagionali e all’inizio della stagione successiva furono ancora una volta i legamenti – questa volta della caviglia – a rimandare un decollo mai più arrivato nella forma attesa dalla tedesca.
Petkovic, comunque, non si è mai data per vinta. Sono stati diversi i momenti bui in cui i problemi fisici (e non solo) la stavano portando verso un ritiro prematuro, ma Andrea ha sempre saputo rintracciare la passione per il tennis, anche quando sembrava scomparsa. E così è riuscita a ottenere risultati di prestigio come la semifinale al Roland Garros nel 2014 e il successo in 7 tornei del circuito WTA (l’ultimo in Romania un anno fa). Quella stessa passione è forte ancora oggi, ma a quasi 35 anni il suo corpo non poteva più reggere gli sforzi richiesti dal tennis professionistico: “Amo ancora questo gioco. È più che altro il corpo che non mi permette più di giocare a tennis nel modo in cui voglio. […] Quest’anno ho dovuto costantemente saltare tornei e prendermi delle pause. Le ultime quattro settimane ho giocato solo con antidolorifici e antinfiammatori. Quindi credo che questa sia stata la parte più triste”.
La tristezza, appunto, l’ha accompagnata in questi ultimi giorni in cui ha deciso che allo US Open avrebbe giocato la sua ultima partita: “Gli ultimi cinque giorni sono stati i più difficili. Quando ho vinto il primo game, ero così felice perché onestamente pensavo che avrei perso 6-0 6-0 perché Belinda è una grande giocatrice. Ero davvero devastata negli ultimi cinque giorni e praticamente piangevo a ogni allenamento. Era tristezza pura, che a volte ha anche un lato bello, in un certo senso. Era solo estenuante. Piangere così tanto è davvero stancante”.
Petkovic non aveva annunciato pubblicamente il ritiro prima dell’inizio del torneo, ma il giornalista Jannik Schneider ne aveva dato l’anticipazione pochi giorni fa (non escludendo, tra l’altro, la possibilità di un ultimo ballo in un evento su suolo europeo). La tedesca pensa di aver fatto la scelta migliore e racconta che vi ha contribuito anche Serena Williams: “Prima di Cincinnati mi ero ormai rassegnata al ritiro, ma stavo valutando se annunciarlo o se dirlo solo dopo. Mi sono detta ‘Lo devo ai miei fan’ e allora che avrei pubblicato qualcosa sui social media. La mattina dopo è uscito il pezzo di Serena su Vogue. Ok, del mio ritiro non interesserà a nessuno (ride, ndr). Ecco perché non l’ho annunciato prima. Ora, ripensandoci, sono contenta perché già è stata dura senza le attenzioni del caso. Non so come stia facendo Serena: sono rimasta impressionata dal fatto che sia riuscita a vincere ieri. Non per il suo tennis, ma per le emozioni che sicuramente ha provato anche lei”.
Infine, Petkovic ha anche detto la sua sull’attuale momento del tennis femminile, andando controcorrente rispetto, ad esempio, al parere del nostro direttore Scanagatta: “Ora abbiamo le stelle che rappresentano il futuro e che stanno iniziando a lasciare le loro impronte, come Swiatek, Sakkari, Bencic, Badosa: tutte giocatrici che appartengono ai vertici e che daranno forma alle narrazioni di questo sport”.