A. Tomljanovic b. S. Williams 7-5 6-7 (4) 6-1
È finita. Serena Williams saluta definitivamente il tennis. La carriera leggendaria della più grande di tutte finisce contro l’australiana Ajla Tomljanovic, numero 46 del ranking, che sciorina un tennis incredibilmente solido, probabilmente il migliore della sua carriera. La statunitense trova anche il tempo per annullare cinque match point in modo inaspettato, clamoroso, divino. Scegliete voi la parola che più vi piace: in ogni caso, di fronte ad una simile campionessa, anche l’arte della retorica non può che passare in secondo piano. E allora, Serena, semplicemente grazie.
IL MATCH – Tra il silenzio generale dell’Arthur Ashe Tomljanovic parte alla grande, rispondendo molto bene e trovando il break in avvio. Nei primi sei punti giocati al servizio Williams non mette mai in campo la prima, ma riesce ad essere molto efficace in risposta, trovando l’immediato controbreak a zero. Il pubblico – e lei con tutti i suoi tifosi – inizia a scaldarsi, infilando otto punti di fila e portandosi avanti 2-1. La partita è molto intensa ed entrambe le giocatrici regalano alcune soluzioni decisamente interessanti. Il set prosegue on serve e, sul 3-3, Serena inizia a scatenarsi, caricandosi con due urla terrificanti. La statunitense si appoggia bene ai colpi della sua avversaria, cerca spesso la via della rete e ottiene anche molti punti da fondo, mostrandosi decisamente aggressiva fin dalla risposta.
Tomljanovic non riesce a muovere più di tanto la sua rivale, ma anche quando lo fa Williams dimostra di essere piuttosto brillante fisicamente. Con un gran game in risposta Serena ottiene il break nell’ottavo gioco, scaldando l’Arthur Ashe e andando a servire per il set sul 5-3. Al momento di chiudere, tuttavia, la statunitense incappa nel peggior game del suo match, sbagliando qualcosina di troppo e permettendo all’australiana di rientrare nel parziale, operando l’aggancio: 5-5. Tomljanovic ora è in fiducia, spinge meglio da fondo e con tre fantastici vincenti strappa nuovamente la battuta alla statunitense. Nel giro di pochi minuti, la numero 46 del mondo ribalta completamente la partita, conquistando meritatamente 7-5 la prima frazione.
Il primo gioco del secondo set si rivela molto più importante del previsto, potenzialmente decisivo ai fini di questo parziale. Williams si fa recuperare da 40-0, viene trascinata ai vantaggi e, senza comunque concedere opportunità di break alla sua avversaria, si fa sentire a livello sonoro e mette la testa avanti grazie ad una prima vincente. È proprio questo colpo che le è mancato finora, dato che nel primo set ha fatto registrare appena il 47% di prime palle in campo. Poco dopo, Serena conquista tre punti consecutivi anche grazie a due risposte molto pesanti, facendo scattare are in piedi tutti i presenti e ottenendo il break, confermato poco dopo con due ace consecutivi: 3-0. L’incontro torna ad essere saldamente nelle mani della 23 volte campionessa Slam, che acquista sempre più fiducia e, con due schiaffi al volo vincenti di fila, allunga ancora. Per la prima volta dall’inizio della partita Tomljanovic inizia a mostrare più di qualche crepa, subendo l’avanzata della sua avversaria e venendo costretta ancora cedere la battuta.
Avanti 4-0 Williams sembra in totale controllo, tuttavia deve fronteggiare due break point. Alla seconda opportunità l’australiana riesce a recuperare uno dei due break di svantaggio, accorciando poi sul 2-4. La partita si fa ancora più intensa, Serena si fa nuovamente rimontare (questa volta da 40-15), ma si affida a servizio e dritto nei momenti cruciali, andando sul 5-2 accompagnata da altre urla spaventose, specchio perfetto del continuo accumularsi di tensione che necessita di essere scaricata. L’ottavo game è ampiamente il più lungo dell’incontro: dopo oltre 15 minuti e 24 punti giocati, Tomljanovic cancella con coraggio quattro set point, sfruttando finalmente la sesta possibilità per portandosi sul 3-5. Le chance non sfruttate – così come i fantasmi di quanto accaduto nel primo set – aleggiano spettrali nella mente dell’ex numero 1 del mondo, che con un doppio fallo perde ancora la battuta.
Proprio come accaduto un’oretta prima la numero 46 WTA impatta sul 5-5, ma questa volta Williams non trema e torna in vantaggio. L’intensità aumenta ulteriormente nel dodicesimo gioco: la più grande tennista di tutti i tempi vince il punto più bello del match con un guizzo a rete, ma Tomljanovic trova subito due vincenti di fila: si va al tie-break. Il primo mini-break è di marca statunitense, figlio di uno dei rarissimi gratuiti della 29enne nativa di Zagabria: con un drittone incrociato Serena vola sul 4-1. L’australiana difende i suoi due servizi e trova due pezzi di riga insignificanti nel punto successivo, quanto basta comunque per recuperare il mini-break: 4-4. Nel momento più importante, però, è inevitabile: lo spirito leggendario emerge sempre. Serena Williams prima stampa un ace centrale, quindi trova un dritto lungolinea devastante e, sempre con una pesante risposta di dritto, costringe la sua avversaria all’errore. Dopo oltre due ore e un quarto si va al terzo: il definitivo 7-6 (4) fa esplodere l’Arthur Ashe.
La frustrazione per aver recuperato un set giocando ad altissimo livello e averlo comunque perso rischia di pesare notevolmente su Ajla Tomljanovic, costretta a fronteggiare subito due break point nel primo gioco del terzo set. Alla prima occasione è Williams a commettere un gratuito, ma sulla seconda l’australiana va fuori giri con il dritto. L’inerzia dell’incontro è ora tutta a favore della 23 volte vincitrice di un Major, che si porta sull’1-0 40-15. Come successo durante tutto il match, tuttavia, Serena non riesce a scrollarsi di dosso la sua avversaria, perdendo quattro punti di fila e venendo superata nel punteggio: 2-1 per l’australiana.
Ormai, nel bene e nel male, fa tutto la 40enne del Michigan. Nel quarto gioco concede altre tre chance di break alla sua rivale: le prime due evaporano grazie all’aiuto del servizio, mentre la terza viene annullata con un coraggiosissimo attacco in controtempo. Non basta. La quarta palla break per Tomljanovic è quella buona: Williams manda lungo lo schiaffo al volo e dopo un attimo si ritrova sotto 1-4. L’incontro, di fatto, termina qui. Serena si fa ancora recuperare da 30-0, viene lasciata due volte immobile da altrettanti dritti vincenti dell’australiana, che in un’atmosfera silenziosamente surreale va a servire per il match. C’è tempo per un ultimo boato dell’Arthur Ashe, che si schiera al fianco della sua beniamina – molto vicina alle lacrime – provando a spingerla più in là possibile un’ultima volta. Ad un passo dalla sconfitta, Serena Williams trova ancora il tempo per impartire un’ultima lezione, annullando con orgoglio, violenza e sovrumana precisione cinque match point, giocando in modo semplicemente divino.
Dopo oltre tre ore di tennis emozionante – annullando anche tre break point nell’ultimo game, tanto per non perdere l’abitudine – alla sesta opportunità per chiudere il match Ajla Tomljanovic riscrive la storia. La sua, perché con questo successo raggiunge per la prima volta in carriera gli ottavi di finale allo US Open. Ma, soprattutto, entra nella storia del tennis. Il 7-5 6-7 (4) 6-1 finale sancisce la fine dell’epopea tennistica più impressionante di sempre.
Come detto in apertura, ogni parola rischia di essere di troppo. E allora anche noi ci inchiniamo alla maestosità di Serena Williams. A cui non si può che rivolgere un più che sentito ringraziamento per tutte le emozioni che ha regalato ad appassionati ed addetti ai lavori.
Come ampiamente prevedibile, nonostante la sconfitta la scena è tutta per la campionessa statunitense. Ajla Tomljanovic, autrice di una partita semplicemente clamorosa, si mette in un angolo e aspetta il suo momento, ben consapevole di non essere lei la protagonista di questo momento. Che, giustamente e meritatamente, Serena Williams si gode per un ultima volta sulle note di Simply the best.
“NON SAREI MAI STATA SERENA SENZA VENUS” – Intervistata dall’ex tennista Mary Joe Fernández, Serena non poteva che partire dai ringraziamenti: “Grazie a tutti, siete stati fantastici. Ci ho provate veramente in ogni modo. Grazie papà, grazie mamma. Mio Dio, non so proprio cosa dire! (scoppia a piangere, ndr). Grazie davvero a tutti quelli che sono venuti qui, così come a tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni. Tutto è però iniziato grazie a mamma e papà.
Allo stesso modo, non sarei mai stata Serena senza Venus. L’unico motivo per cui esiste Serena Williams è perché esiste Venus Williams. È stata un’avventura fantastica, il viaggio più incredibile che io abbia mai potuto vivere. Sono incredibilmente grata ad ogni persona che ho incontrato nella mia vita”.
Mary Joe Fernández ha infine provato a fare un’ultima domanda a cui tutti, in fondo, speravano in una risposta diversa: “C’è qualche possibilità che tu possa cambiare idea? Non credo, non lo so a dire il vero, ma sinceramente non credo. Grazie ancora a tutti!”. Dopo aver fatto emozionare tutti ancora una volta, Serena esce di scena nel delirio dell’Arthur Asce Stadium, cui si aggiunge anche un’affettuosa pacca sulla spalla di Billie Jean King.
A riconoscerle il giusto tributo ci ha pensato anche Ajla Tomljanovic poco dopo: “In questo momento mi sento davvero triste, amo Serena tanto quanto voi. Ho iniziato a giocare a tennis anche grazie a lei e non avrei mai pensato di poter vivere un momento del genere, forse non avrei nemmeno voluto trovarmi in questa situazione”.
Un interrogativo interessante posto da Fernández all’australiana è stato sulla difficoltà mentale di una partita simile. La risposta della numero 46 del mondo è tutta un programma: “Come sono riuscita a gestire mentalmente la partita? A dire il vero, ho semplicemente pensato che mi avrebbe battuto. La pressione era tutta su di me, ma fino all’ultimo punto ero consapevole comunque che lei avrebbe potuto recuperare: il modo in cui ha annullato tutti quei match point lo dimostra. Senza dubbio Serena è la più grande giocatrice di tutti i tempi.
Riguardo alla partita, nel secondo set credo di non aver fatto niente di sbagliato, semplicemente lei è stata perfetta. Nel terzo sono calata un attimo ed è subito andata avanti di un break, poi sono riuscita a rientrare e a giocare il mio tennis. Credo che, indipendentemente dalla tua provenienza, Serena Williams abbia insegnato che ognuno deve credere nei propri sogni e che, se ci si crede davvero, si può veramente arrivare dappertutto“.
Chissà, a questo punto, dove arriverà la glaciale Ajla in questo storico US Open. L’unica certezza è che lei, al quarto turno, in questo torneo non era mai arrivata. Tra due giorni affronterà Liudmila Samsonova, proveniente da una fantastica striscia di 13 vittorie consecutive. Ci viene da pensare che, comunque, Tomljanovic penserà a questa partita solamente tra un po’. Chissà se prima riuscirà a realizzare la portata della sua impresa. L’ultima donna ad aver battuto Serena Williams.