Oggi è il grande giorno. Alle 22 italiane circa Roger Federer scenderà in campo per l’ultima volta nella sua carriera tennistica, al fianco del suo storico rivale e prima ancora amico Rafael Nadal. Alla vigilia di questa storica partita, il fenomeno svizzero è stato intervistato da Lucile Alard et Romain Lefebvre di L’Équipe (qui l’intervista originale). Un colloquio divertente, fatto di rapide battute e risposte incalzanti, anche qualche lieve provocazione, di cui riportiamo un estratto.
Se non avessi incontrato Mirka, non avresti vinto 20 titoli del Grande Slam.
Roger Federer: “Pouuuuuu… sì, penso sia così. Mi ha sostenuto tanto, mi ha spinto verso il tennis invece di dirmi tutto il tempo: ‘Quando smetti?’. Ha avuto un grande impatto sulla mia vita, anche sul campo”.
Se Nadal fosse stato destrorso, avresti 25 titoli del Grande Slam.
Roger Federer: “Qui dico di no. Perché non sono sicuro che l’avrei battuto più spesso. E rimango convinto che se non fosse stato lui, ci sarebbe stato qualcun altro”.
Battere Pete Sampras nel 2001 è stato un peso da portare?
Roger Federer: “No. È stata una grande esperienza che mi ha lanciato e mi ha fatto capire meglio che non puoi premere un pulsante e dire: ora gioco come contro Sampras. Ho pensato per alcuni mesi a quella vittoria e mi sono reso conto che non molti giocatori giocano come Sampras, e non ti senti sempre e ovunque come a Wimbledon quel giorno. Non era pesante da sopportare la vittoria, ma sentirsi dire costantemente: Tu sei il prossimo Sampras. All’inizio della carriera, sentivo di non meritare il confronto con Pete. E anche dopo quella vittoria, non era giustificato”.
82 errori non forzati in una singola partita: non devono essere capitati spesso!
Roger Federer: “Devi provare tutto nella vita! (sorride, ndr). Non sapevo dove fosse il campo quel giorno!”
Ti togliamo la vittoria al Roland Garros nel 2009 e ti diamo 23 titoli del Grande Slam: è una carriera incompleta?
Roger Federer: “Ci sono molti giocatori che non hanno vinto il Roland Garros e che hanno avuto lo stesso una carriera completa. Oggi sembra che tu debba per forza aver vinto tutto e stabilito tutti i record, altrimenti sei un incompiuto. No, io scelgo di tenerne 20 con il successo a Parigi”.
Se Robin Söderling non avesse battuto Rafael Nadal quell’anno, non avresti mai vinto il Roland Garros.
Roger Federer: “Dico di no. Inevitabilmente non c’è nulla di certo, ma penso che sarei riuscito a vincere il Roland Garros in un modo o nell’altro”.
Durante questo periodo di dominio e fino al 2010 hai giocato 23 semifinali del Grande Slam di fila. Questa è la tua statistica più folle?
Roger Federer: “Probabilmente sì. 23 semifinali di fila è una cosa enorme. Sono cifre un po’ anormali per me. Quasi come se fosse diventata una routine, e non lo dico con arroganza. Questo tipo di longevità, stento a credere di averla raggiunta durante la mia carriera. Quando lo sento, mi colpisce sempre”.
Alcuni dicevano che a 32 anni era il momento di smettere.
Roger Federer: “È sempre stato così, è stato lo stesso a Wimbledon l’anno scorso. Solo che non c’è stata una sola domanda alla conferenza stampa sul mio ginocchio, che per me era incredibile! Perché invece era tutto ciò a cui pensavo io! Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. E alla fine non se ne parlava. Ero felice, per carità, ma allo stesso tempo non capivo quello che la gente aveva visto. O nascondo così bene i miei problemi, o le persone non capiscono o non vogliono parlarne perché sono gentili. Il 2013 è stato lo stesso. Vieni giudicato senza sapere. Tu stesso non puoi parlarne e dire tutto fino in fondo, ma dentro di te lo pensi: ‘Se sapessi cosa sto passando in questo momento’. È difficile perché vorresti quasi dire: ‘Ehi, ragazzi, non ce la facevo, ho mal di schiena’. Ecco, sono momenti che sono felice di non dover più vivere. Ogni volta che dici che stai soffrendo o qualcosa del genere, allora pensano di te che sei un cattivo perdente. Ho cercato di gestire al meglio questi momenti ma, inevitabilmente, ho commesso degli errori”.
La tua partita perfetta è la finale degli US Open 2004 contro Hewitt (vinta 6-0, 7-6, 6-0).
Roger Federer: “In diverse occasioni ho detto che se avessi voluto rivivere una partita, sarebbe stata questa. Una finale del Grande Slam che inizia e finisce con un 6-0, lo trovo favoloso. Sarà interessante vedere quante volte si ripeterà in futuro. Di solito, nella finale di un Grande Slam, hai qualcuno davanti a te che ti causa dei problemi. Inoltre Hewitt, per me, era un problema. È stato in questa partita in cui mi sentivo come se tutto ciò che stavo facendo – nelle diverse varianti – fosse incredibile. In quel momento mi sono sentito il numero 1 del mondo, quindi è stata una partita molto speciale, sì”.
Se dovessi rigiocare un solo punto della tua carriera, sarebbe il secondo match point a Wimbledon nel 2019.
Roger Federer: “Ci devo pensare, perché ci sono diversi di punti come questo… però dico di sì. È vero, era importante e non ne trovo altri in questo momento, anche se so che ce ne sono stati tanti, tanti altri. Penso a Wimbledon 2008 contro Rafa. Agli US Open 2009 contro Del Potro: resta una sconfitta che ancora oggi mi fa male, perché penso che avrei potuto vincere. Ma chissà se non c’è qualcosa contro Rafa, a un certo punto anche al Roland, qualche punto che avrebbe potuto ribaltare un match nella mia direzione“.
Senza Nadal o Djokovic, non avresti inventato il SABR (Sneak Attack By Roger) nel 2015.
Roger Federer: “Sai perché ho immaginato il SABR? Per me non aveva niente a che fare con gli altri due. L’ho fatto mentre ridevo e scherzavo con BenoîtPaire, una volta a Cincinnati, nel 2015, durante un primo allenamento per smaltire il jet lag (fa un bel respiro). Severin Lüthi voleva che entrassi di più in campo. E allora gli faccio: “Vuoi dire così?” (Imita il gesto). E tutto è iniziato da lì. C’era già stato un tentativo in Svizzera in allenamento, se non ricordo male, ma è con Benoît che ha preso forma. Facevamo cose pazze, vincenti, tac, cose da ping-pong, ridevamo insieme, dovreste chiederlo a Benoît un giorno. È stato un allenamento completamente rilassato. Arrivi verso le 15, la tua partita è alle 20, dopo il tramonto eravamo da soli sul campo, è stato magnifico”.
Senza Djokovic e Nadal avresti concluso la tua carriera prima.
Roger Federer: “No, non credo. Avrei trovato altre fonti di motivazione per continuare”.
Ti rammarichi di non aver mai giocato contro Carlos Alcaraz?
Roger Federer: “Certo, è deludente non aver mai potuto giocare contro di lui. Ho seguito quello che ha fatto Alcaraz agli US Open e durante tutto l’anno. È fantastico, il suo gioco è brillante e ho sempre detto che ci sarebbero sempre state nuove superstar nel tennis. Ne abbiamo una. A volte le persone tendono a non crederci, come quando Pete e Andre si sono ritirati. Tutti a dire: cosa faremo adesso. Beh, c’è stato Novak, Rafa, io stesso, Murray, Wawrinka… Mi sono allenato con lui a Wimbledon quando era giovane. Pensavo che già fosse bravo. Era una specie di riscaldamento”.