Oramai ci siamo, manca sempre meno. L’ultima partita della carriera di Roger Federer è ad un passo: questa sera chiuderà i suoi 24 anni da professionista, al fianco del rivale di sempre Rafa Nadal. Un confronto che ha dato vita ad una delle legacy più durature e avvincenti della storia sportiva, non solo quella legata prettamente al tennis. Uno scontro sul campo, che fin da subito si è trasformato in uno reciproco rapporto di stima e rispetto: due amici fuori dal campo, che si sono stimolati a vicenda e che nonostante siano stati a più riprese la causa, l’uno dell’altro, di mancati nuovi traguardi o successi da inserire nel loro palmares, questo non hai mai intaccato intaccato il legame speciale che avevano cementato negli anni. Dunque miglior modo per dire addio non c’era, anzi un messaggio di questo tipo non può che fare bene alle generazioni sportive future. Prima però di prepararsi a versare fiumi di lacrime, per evidenziare ulteriormente il momento epocale che il tennis sta per vivere, è giusto e sacrosanto riportare altri due commenti, omaggi, ringraziamenti rivolti al leggendario 41enne elvetico. Il saluto è firmato Billie Jean King, ma soprattutto Pete Sampras. Non ce ne voglia la 12 volte campionessa Slam, tuttavia vedere che anche uno come Pistol Pete, che si è totalmente estraniato dal mondo del tennis e dalla vita mediatica – dopo il suo ritiro – a tal punto dal non aver neanche il minimo frammento di presenza sui social media, si sia scomodato proprio per King Roger in questa precisa circostanza; fa comprendere ancora di più – se ce ne fosse bisogno – il passaggio storico a cui stiamo per assistere.
LA PERFEZIONE – La straordinaria campionessa americana conserva ancora fresco, il ricordo della prima volta in cui ammirò le gesta dello svizzero più famoso di sempre, un mix tra eleganza e precisione che abbinate danno vita alla perfezione: “Congratulazioni Roger. Ricordo ancora la prima volta che ti ho visto giocare, quando a soli diciannove anni battesti Sampras a Wimbledon sconvolgendo tutto il mondo del tennis. Non potrò mai dimenticare che pensai di stare ammirando il giocatore più completo che avessi mai visto giocare. La cosa che più di tutte ho amato di te, e che ogni persona dovrebbe guardare è il modo in cui quando colpivi la palla tenevi la testa ferma. Avevi una dinamica, che semplicemente rappresentava la perfezione. Voglio augurarti buona fortuna, grazie per tutto quello che ci hai dato in campo e per quello che sono sicura farai, sempre di più, d’ora in poi per il nostro sport”
LA NOBILTA’ – Colui che si pensava nessuno avrebbe, nemmeno per l’anticamera del cervello, raggiunto a quota 14 titoli dello Slam e 7 allori sui sacri prati londinesi; esce dal letargo per far sentire la sua voce in un’occasione speciale. Un evento che segna la fine del regno di un giocatore che è stato capace – per primo – di superare i record di Petros (all’anagrafe, viste le sue origini greche). Un omaggio alla grandezza di Federer nel saper gestire in ugual misura e con il medesimo approccio signorile, sia il successo che il crollo agli Inferi, ma anche il riconoscergli un dominio senza precedenti e che gli ha richiesto di scendere a patti con il proprio corpo – Sampras invece disse basta ad appena 32 anni, erano però altri tempi -. Se c’è comunque una certezza, che il buon Pete ha imparato a sue spese, è che ci sarà sempre qualcun altro pronto in futuro ad alzare ulteriormente l’asticella: “Ciao Roger, spero tu stia bene. Non saprei da dove cominciare, quindi partirò parlando della prima ed unica volta in cui ci siamo affrontati. Avevi soltanto 19 anni, eri un giocatore promettente e si parlava già tanto di te. Abbiamo combattuto una grande battaglia sul campo di Wimbledon e mi hai battuto in cinque set. Mi ricordo di aver lasciato il campo, comunque convinto di aver fatto una bella partita. Non avevo idea che, vent’anni dopo, avresti vinto così tanti titoli, che saresti stato per così tanto tempo il numero 1 del mondo, che avresti dominato il nostro sport, che saresti stato un giocatore davvero speciale“.
“Hai sacrificato il tuo corpo, quello che hai fatto è straordinario. Sei sempre stato nobile, nella vittoria e nella sconfitta. Hai vissuto la tua carriera rimanendo sempre te stesso, senza mai dimenticare quali erano le tue origini. Puoi essere molto orgoglioso di te stesso. È triste vederti smettere ora, ma sappiamo che fa parte dello sport. Ci mancherai nel mondo del tennis, ma lo hai lasciato in buone mani”.