J. Sock/F. Tiafoe [WRD] b. R. Federer/R. Nadal [EUR] 4-6 7-6(2) [11-9]
È passata la mezzanotte da 25 minuti a Londra, quando il dritto di Jack Sock atterra in campo, vincente. La carriera di Roger Federer è ufficialmente conclusa e a mettere la parola fine sono stati Jack Sock e Frances Tiafoe, salvando un match point che sicuramente non avrebbe addolcito il saluto commovente della leggenda svizzera allo sport che ha onorato e amato. Dentro la O2 Arena alcuni sono commossi (anche tra i giocatori, compreso Nadal mai visto così emotivo su un campo da tennis), alcuni festeggiano, sventolano alte le bandiere e i cartelli col suo nome, alcuni da quel 15 settembre in cui con un comunicato ha messo fine alla sua storia da tennista professionista, ancora faticano ad assimilare la notizia. In occasioni come queste non si può opinare su quale comportamento si addica di più alla situazione. Ognuno la affronta alla sua maniera e le attribuisce il proprio intimo significato. Sono frasi di circostanza che si ripetono di fronte ad un lutto, è vero. Ma, senza voler rivestire l’articolo di un velo funerario, se il ritiro dalle competizioni è la fine di una fondamentale parte della vita, allora è giusto iniziare così il racconto di una serata storica.
Londra come teatro, ancora una volta. Città in cui Federer ha vinto più Slam dei suoi 20 complessivi, ovvero gli otto trionfi a Wimbledon. Città in cui ha giocato la sua ultima partita nel Tour in singolare, sempre a Wimbledon, perdendo da Hurkacz nel luglio 2021. Ma anche quella dove ha vinto l’ultima, contro Sonego, nello stesso torneo. Città dove nel 2019 ha battuto per l’ultima volta un top 10 (o uno dei ‘Big Three’), Novak Djokovic nella O2 Arena che non il 23, come si pensava, ma il 24 settembre 2022 gli ha dedicato l’ultimo tributo.
È la stessa Londra che nella settimana in cui Roger Federer ha giocato la sua ultima partita, ha anche salutato per sempre uno dei simboli dell’ultimo secolo, la Regina Elisabetta II. Elisabetta è stata secondo molti il ponte tra due epoche storiche, tra il Novecento e il Nuovo Millennio, quella che solo con la sua presenza costante (a Londra definita anche ‘rassicurante’) ha accompagnato non solo il Regno Unito, ma generazioni intere a svariate latitudini attraverso cambiamenti quanto più repentini e persistenti. Riprendendo quanto scritto da Agostino Nigro, Roger Federer nel ristretto ambito della disciplina sportiva ha fatto lo stesso, costruendo un ponte di 24 anni tra due ere tennistiche. Entrato nel circuito ATP sul finire dell’epoca dominata degli specialisti e da una discreta varietà di stili, si è infine ritirato dopo aver lasciato strada all’esercito dei tennisti muscolari e monocorde. All’una e all’altra epoca Roger si è adattato, senza mai provare ad elevarsi sopra la disciplina e alternarne la sua naturale evoluzione.
Il vero e proprio addio di Elisabetta al suo popolo è avvenuto in maniera solenne durante le celebrazioni del giubileo di platino nel giugno 2022, quello di Federer a livello tennistico è la Laver Cup 2022. Tutto condensato in un weekend di fine settembre, senza le pressioni e gli obblighi di un torneo canonico del Tour. Attorno a lui, con indosso la stessa casacca, gli avversari con cui ha condiviso i momenti segnanti della sua lunga carriera, Novak Djokovic, Andy Murray e soprattutto il suo più grande amico e rivale Rafa Nadal. Come nel finale di un film romantico, Re Roger nella sua ultima partita da tennista professionista ha condiviso con lui il campo nel doppio. Con quel Nadal che lo portò alle lacrime dopo la finale dell’Australian Open 2009 e gli inflisse la sconfitta che ha definito “la più dolorosa” a Wimbledon nel 2008, oltre che a irrompere come un uragano nel circuito da lui fino ad allora dominato. Un addio del genere – forse anche un’amicizia del genere – nella storia dello sport resterà un unicum. Il tutto, sotto gli occhi dei capitani seduti sulle panchine di Team Europe e Team World, rispettivamente Bjorn Borg e John McEnroe, anche loro protagonisti nel secolo scorso di una rivalità romanzesca e cornice perfetta per ciò che è accaduto sul rettangolo di gioco.
L’immagine di Novak Djokovic con il cellulare in mano a riprendere l’ingresso in campo dei suoi due rivali potrebbe già essere la copertina della serata. Ci sono però tanti altri momenti che catturano l’occhio dal momento in cui i protagonisti iniziano il riscaldamento. C’è lo sguardo quasi malinconico di Federer che sembra volere assorbire e fotografare ogni singolo momento, i sorrisi (insoliti durante un incontro di tennis) di Rafa e l’effervescenza dei due americani Tiafoe e Sock anche solo per fare da spalla ai due protagonisti. E ci sono i momenti a cui non eravamo più abituati, ovvero vedere Federer far rimbalzare un paio di volte la palla con la racchetta, poi 2-3 palleggi con la mano sinistra, uno sguardo concentrato al di là della rete e poi quel movimento iconico per colpire il servizio. Il roteare la racchetta in attesa di rispondere. Oppure il pugnetto, a dimostrare determinazione e pacatezza allo stesso tempo, dopo aver vinto un punto.
Ma al di là delle sdolcinatezze, si è visto un Federer naturalmente fuori ritmo, autore di diversi colpi ben eseguiti, ma anche tanti errori che non gli si vedrebbe mai commettere se avesse qualche partita in più sulle spalle.
IL MATCH – Roger e Rafa rischiano sul 4-4, annullano una palla break. Poi nel game successivo un paio di risposte profonde, sia dell’uno che dell’altro hanno dato il primo set al Team Europe, 6-4. Ancora una volta, il carisma sembrava bastare contro i più giovani avversari. Ma John McEnroe ha ricordato a Jack e Frances che era pur sempre una competizione, un match da vincere a prescindere dai risvolti “federeriani”. Allora gli americani sono tornati in campo un pelo più determinati, quanto basta per andare avanti un break dopo una volée pachidermica (ci perdonerà) di Federer. I due europei hanno però recuperato il break poco dopo, con un insolito doppio tocco di Tiafoe sulla palla break. C’è quasi imbarazzo quando sul 5-4 in risposta Rafa e Roger arrivano sul 30-30, potenzialmente gli ultimi due punti della carriera per Re Roger. Ma Rafa manda largo un dritto in risposta e nel game successivo i due (44 Slam insieme) devono salvare ben 6 palle break prima di salire 6-5.
Dopo essere stati ancora a due punti dalla vittoria grazie a tre dritti dello svizzero, Nadal e Federer giocano un brutto tie-break e concedono al tennis di vedere giocare Roger ancora per un altro po’. Bene così, tutti pensano. Il Team Europe parte meglio, va sul 3-0, poi Roger manca un’altra volée di rovescio e tutto torna in parità. Tiafoe si permette anche di colpire sul braccio Federer per portare il suo team sull’8-7 e servizio, ma i due campioni reagiscono, Roger stavolta gioca una volée clamorosamente bella e complicata, ma sul 9-8 gli europei non convertono un match point. Una risposta di Tiafoe che quasi abbatte Nadal a rete dà invece il match point al Team World, che poi chiude la partita in un clima surreale. È il tempo delle lacrime, che scorrono copiose sul volto dello svizzero che quasi fatica a parlare nell’intervista post-match, ma anche di quelli della sua famiglia, da Mirka a mamma Lynette in tribuna.
Ora è davvero finita, Roger. Ricorda che hai promesso che non sarai un fantasma nel tennis. Sarai presente, con altre esibizioni. Oltre che nei prossimi due giorni di Laver Cup a incitare i tuoi compagni di squadra. Hai stretto la mano a Mohamed Lahyani, giudice di sedia, lo stesso che arbitrò il match con Sampras a Wimbledon 2001, incontro che ha cambiato per sempre la storia del tennis, fino a questo momento. Da allora “è stato un grande viaggio. Grazie a tutti!” hai concluso. E allora rigiriamo questo grazie a te, Roger. Da parte di tutti coloro che hai ispirato e avvicinato allo sport nel tuo meraviglioso, regale e irripetibile viaggio. Anche da parte di chi, senza aver visto un tuo vecchio match, con tutta probabilità non avrebbe l’onore di scrivere queste righe.