Dal nostro inviato a Napoli
[2] M. Berrettini b. M. McDonald 3-6 7-6(2) 6-3
Per la prima volta in questa settimana partenopea, l’Arena Diaz della Tennis Napoli Cup by Banca di Credito Popolare era al gran completo, e il pubblico del capoluogo campano è stato accontentato con una storia epica, stoica e talmente emozionante da far venire la pelle d’oca. Una narrazione tracciata dal cuore e dalla resilienza di Matteo Berrettini, che gettando il suo fisico oltre le evidenti limitazioni fisiche – odioso problema non ancora decifrato completamente sotto la pianta del piede sinistro – ha realizzato l’impresa che lo porta a centrare la prima finale sul cemento della carriera, oltre che la quarta del 2022 – Stoccarda, Queen’ s e Gstaad le precedenti -. Per di più, una prestazione eroica realizzata in Italia, il che rende ancora più dolce il piacere della vittoria. Ora bisognerà capire le sue reali condizioni, certamente il piede sinistro è stato stressato e non poco dopo lo sforzo profuso per completare il match. Ma questi discorsi verranno presi in considerazione successivamente, senza dimenticare neanche il fatto che McDonald ci ha messo molto del suo per facilitare l’arduo compito dell’azzurro. Ciononostante grandissimi meriti per Matteo, che ha voluto a tutti i costi andarsi a prendere questo successo e contestualmente rifiutare con forza il ritiro, con l’appoggio del pubblico fondamentale in quelle rare volte in cui ha rischiato di vacillare la sua certezza nel voler continuare. 3-6 7-6(2) 6-3 in 2h25′, lo score della prima semifinale sul lungomare Caracciolo.
IL MATCH – La versione di Matteo, scesa in campo, sembra non avere bisogno del minimo rodaggio: è chiara fin da subito la sua volontà di ridurre la lunghezza dello scambio, al massimo palleggi da tre colpi, per evitare di mettere l’incontro sul piano della corsa e dell’intensità dove sicuramente McDonald sarebbe superiore. E così, Berrettini fa partire immediatamente delle staffilate lungo linea sia dritto che di rovescio, che lasciano di soppianto il tennista americano. A queste soluzioni dirompenti, il 26enne romano abbina però anche un uso sapiente del back di rovescio che alterna benissimo a livello di profondità: la palla break arriva puntuale, ma in qualche modo Mackenzie riesce a salvarsi. Poco dopo, tuttavia, si assiste a qualcosa di abbastanza inspiegabile: il n. 2 d’Italia commette tre gratuiti di dritto, due direttamente in rete ed uno perso in lunghezza. Non contento ci mette anche l’errore con lo slice, e il break a zero è servito. Lo statunitense conferma l’allungo senza problemi, potendo permettersi con la leggerezza concessagli dal punteggio di lasciare andare a tutto braccio il proprio diritto, ma il grande sconforto che comincia a sollevarsi in tutti i settori dell’Arena Diaz – oggi sold-out – è dettato dal fatto che la palla del n. 2 del tabellone non cammina, si ferma sovente a rete; come se il finalista di Wimbledon 2021 non riuscisse a sprigionare la sua solita potenza dei colpi. Nel quarto game, il dramma si materializza compiutamente: arriva anche il doppio fallo ed incredibilmente il giocatore a stelle e strisce si porta sul 4-0. S’intravedono ripetuti scambi di sguardi, tra Matteo e il suo angolo – al gran completo con Santopadre e Rianna -, a testimonianza di qualche problema fisico che Berrettini ha avvertito. L’ex n. 6 ATP inoltre aveva fatto capire, di non essere apposto fisicamente anche attraverso continue smorfie. Tutti i dubbi vengono chiariti sul 5-2, dopo che il n. 74 del mondo – anche lui confuso dalla situazione, non è mai semplice giocare al massimo delle proprie possibilità in una circostanza in cui dall’altra parte della rete l’avversario è evidentemente menomato – si era fatto breakkare al momento di chiudere, quando The Hammer ha chiamato un MTO per delle rognose e dolorose vesciche al piede sinistro. Ecco spiegata l’ inconsueta lentezza nei momenti o del compiere la mezza luna attorno alla pala per piazzare il duo drittone.
Nel frattempo McDonald chiude i giochi nel primo set per 6-3 in 36 minuti, però quantomeno dopo la pausa il servizio è tornato a girare a pieno regime. I segni pessimistici, al contrario, non cennano: il n. 16 delle classifiche continua a scuotere la testa. Allora, al successivo cambio campo, in seguito ad un conciliabolo con il medico prende un antidolorifico sotto forma di pillola, per provare orgogliosamente a portare a termine la partita e non deludere la folla partenopea, che lo incita a non mollare pur con una menomazione importante.
Con il passare dei minuti, comunque, Matteo si dimostra meno remissivo, e la testa che scuote e dice no viene sostituita dai suoi soliti pugnetti: sintomo dell’umore e della fiducia di Berretto. Dall’altra parte il 27enne californiano appare sovrastato da tutto quello che sta succedendo, dentro e soprattutto fuori dal campo: adesso infatti l’Arena Diaz è una bolgia che sprizza adrenalina da ogni seggiolino. Così il nativo di Piedmont si disunisce, concedendo l’opportunità all’azzurro di prendere la testa del secondo set. Ora anche il dritto appare più tonico e rigenerato, finalmente picchia come dovrebbe, ma sul 3-1 40-15 quando tutto era apparecchiato per apporre la pietra tombale sulla frazione; d’improvviso tornano gli errori e con essi la depressione agonistica. Tutto da rifare, match nuovamente in pari. L’ex Top 10 azzurro non ci sta però a mollare, vuole provarci fino alla fine per onorare la meravigliosa cornice di pubblico mettendo sul campo quello che ha a disposizione. Perciò, la positività torna a farla da padrone, e basta per scalfire il servizio di un McDonald vittima – quasi passiva – degli eventi. Alla battuta per trascinare la contesa ad un insperato terzo parziale, Matteo subisce il break nonostante un set point avuto sulla racchetta: oramai gioca soltanto da fermo, alternando vincenti a gratuiti. Ma la zoppia del romano è vistosa, e con un Mackenzie che si limita a fare il suo si arriva al tie-break. Qui Il cuore azzurro di Matteo val oltre il dolore, oltre i limiti fisici e ricordando l’impresa di Fabio Fognini negli ottavi del Roland Garros 2011 contro Montanés, domina il gioco decisivo per 7 punti a 2.
La tds n. 2 continua a portare avanti la sua partita di resilienza e ferrea volontà nel non prendere minimamente in considerazione il ritiro, e proseguendo a tirare a tutta qualsiasi palla gli passi sotto la racchetta – ovviamente quasi mai con gli appoggi corretti e quasi sempre arrivando in ritardo sull’esecuzione del colpo – va a costruirsi nel terzo game due chances consecutive di break. Ma l’americano si fa trovare pronto, e venendo intelligentemente avanti sventa il pericolo. Berretto sembra muoversi meglio in questo parziale decisivo, ed è sempre lui il giocatore più pericoloso in risposta: più pimpante nelle movenze, Matteo si procura ancora possibilità di allungo. A questo punto è provvidenziale la complicità dello statunitense, che manda in rete rovesci a ripetizione – certamente il fondamentale meno perforante del suo gioco – e garantisce lo strappo italico nel sempre dirimente settimo gioco. Si arriva al dunque, e anche un Matteo Berrettini non in perfette condizioni non perderà mai per due volte il servizio nel turno in cui può chiudere un set. E questa volta chiude anche il match, la gioia di tutti può esplodere.