È difficile notare cosa manchi nella scintillante sala dei trofei della Rafa Nadal Academy a Manacor. Si potrebbe dire che c’è tutto: nessuno spazio vuoto. Eppure, siamo sicuri che Nadal avrebbe discreto piacere se si trovasse costretto ad aggiungere un ripiano per un paio di trofei che costituirebbero dei pezzi unici in una collezione già di per sé unica. Le due coppe più desiderate tra quelle mai addentate da Rafa nel corso della sua carriera sono quelle riservate ai vincitori del Masters 1000 di Bercy e delle ATP Finals. Risalire alle cause dell’assenza di questi titoli nel palmares dello spagnolo non è difficile: in entrambi gli eventi le condizioni di gioco (veloce indoor) sono quelle meno adatte al tennis di Nadal e, inoltre, sono tornei che si disputano a fine stagione, ovvero quando il corpo di Rafa rischia maggiormente di aver raggiunto un livello di usura non più sostenibile.
Così, almeno, è stato in 16 anni di carriera. Dal 2005 al 2021, il maiorchino si è presentato nella Parigi che meno gli evoca bei ricordi soltanto otto volte, saltando quindi questo evento nel 50% dei casi. I risultati raggiunti non sono di quelli memorabili, almeno per uno come lui che è a pieno diritto nel novero dei potenziali GOAT del tennis e dello sport in generale: cinque semifinali e una sola finale, persa nel 2007 contro Nalbandian. Spostando l’attenzione sulle Finals, i numeri salgono ma non di molto: le partecipazioni arrivano a dieci, le semifinali a sei (a fronte, quindi, di quattro eliminazioni nel Round Robin) e le finali a due (nel 2010 e nel 2012).
Insomma, i dati rendono bene il rapporto tribolato tra Nadal e il finale di stagione. Per questo motivo le indiscrezioni provenienti dalla Spagna secondo cui Rafa parteciperà agli ultimi due tornei della stagione (salterà, invece, le finali di Coppa Davis perché impegnato in una serie di esibizioni in Sud America) avranno indubbiamente reso felici i suoi fan e in generale gli appassionati che non si sono stancati di vederlo in azione e che sperano magari nella 60esima sfida tra l’attuale numero 2 del mondo e Djokovic. La stessa emittente spagnola che aveva lanciato la notizia – IB3TV – le ha poi dato ulteriore spessore contattando Carlos Moya, l’allenatore di Nadal: “Prima di andare a Torino, è indispensabile giocare partite a Parigi, dove ci sono condizioni simili. Rafa è competitivo ovunque giochi e partiremo per questi eventi con grande speranza”.
Se ripercorriamo poi tutte le vicissitudini della stagione dello spagnolo, il fatto che sia pronto per dire la sua sia a Bercy che in Italia acquisisce ulteriore valore. E tra le varie tappe di quest’annata non ci sono soltanto gli infortuni (tre se consideriamo anche il problema al piede che sembrava averlo messo sull’orlo del ritiro), ma anche la recente paternità, accompagnata dalla necessità di stare vicino alla moglie Xisca, la cui gravidanza è stata tutt’altro che semplice.
Torino avrà quindi l’onore di ospitare Rafa Nadal che aggiungerà così un’altra città italiana a quelle in cui ha giocato, dopo Barletta, Palermo, Cagliari, Milano e ovviamente Roma. Nel capoluogo piemontese, il maiorchino non sarà sicuramente il favorito, ma se ha deciso, nonostante tutto, di rientrare nel circuito per gli ultimi chilometri (per lui indubbiamente in salita) di un tour de force (e non de France) iniziato a gennaio in Australia, sarà evidentemente perché, sotto sotto, Rafa crede alla possibilità di sfatare il tabù apparentemente più inviolabile della sua carriera. Ah, in tutto questo sarebbe aperta anche la sfida con Alcaraz per chi terminerà l’anno al primo posto del ranking.