La sua ostinazione nel dire di no al vaccino anti-Covid ha cambiato il volto della sua annata, ma Novak Djokovic rimane coerente sulle sue posizioni e si proietta al futuro, ancora affamato di trofei e vittorie. Il campione serbo, dopo aver sollevato i trofei di Tel Aviv e Astana, è tuttora iscritto al Masters 1000 di Parigi-Bercy (anche se il suo coach, Goran Ivanisevic, aveva adombrato qualche dubbio in merito) e con le Nitto ATP Finals di Torino. Ma la curiosità di tutti è già proiettata su quello che accadrà ad inizio 2023: Djokovic giocherà l’Australian Open? Come noto, il nuovo governo australiano ha allentato i divieti per gli stranieri non vaccinati, e dal canto suo il torneo non vede l’ora di poter riaccogliere il nove volte campione. Ma sul suo capo pende ancora un divieto di ingresso sul suolo australiano dopo quanto accadde ad inizio 2022.
Di questo Djokovic ha parlato approfonditamente in un’intervista al media serbo Sportal. “Riguardo alla mia presenza in Australia, ci sono dei segnali positivi, ma nulla di ufficiale ancora – sono state le sue parole -. Sono in contatto con i miei avvocati in Australia, che a loro volta sono in contatto con le autorità che si occupano nel mio caso. Spero di avere una risposta nelle prossime settimane, una qualsiasi risposta che sia positiva o negativa. Ovviamente spero di averne una positiva in modo da avere abbastanza tempo per preparare l’inizio della mia stagione, sempre che l’inizio della mia stagione sia in Australia. Certo mi piacerebbe andarci. Ho superato quello che è successo all’inizio dell’anno, voglio solo giocare a tennis perché è ciò che so fare meglio. L’Australia è sempre stata il posto dove ho giocato il mio miglior tennis, i risultati parlano chiaro. Sono sempre super motivato, quest’anno ancora di più. Spero davvero arrivi una risposta positiva. Questa volta sto aspettando per un nuovo permesso. Sono contento che l’Australia abbia riaperto le sue frontiere anche agli stranieri non vaccinati. Io continuo ad avere un divieto d’ingresso che spero verrà revocato. Come ho detto, è una questione che non è nelle mie mani. Spero che le persone in carica nel governo australiano mi diano una risposta positiva, tutto qui”.
Così Novak riflette, a mesi di distanza, su quello che è accaduto ad inizio 2022, con il visto di ingresso stracciato dopo il mancato riconoscimento dell’esenzione medica che lui aveva presentato. E, da come parla, si intuisce che un po’ di amaro in bocca gli è rimasto. “E’ stato sicuramente un anno interessante, decisamente strano. Cerco sempre di prendere le cose positive da ogni situazione, è parte del mio carattere e di come mi approccio alla vita. So che tutto quello che è successo in Australia e dopo l’Australia – il modo in cui alcune persone mi hanno trattato, che non è stato bello e non l’avevo mai provato in vita mia – mi ha aiutato ad apprendere una lezione importante. Una lezione su me stesso, sulla vita e su come comportarmi in questo mondo, specialmente nel mondo del tennis. Sono cadute molte maschere, da questo punto di vista durante tutto questo processo è stato interessante per me osservare come alcune persone si sono comportate con me quest’anno. Vado avanti, motivato e ispirato”.
Come noto, il rifiuto alla vaccinazione è costato a Djokovic anche il diritto di partecipare all’Open degli Stati Uniti, visto il divieto di ingresso ancora esistente negli States per i non-vaccinati. “E’ il Paese che ospita alcuni dei tornei più importanti. Io rispetto tutti, ognuno può avere la sua opinione riguardo alla mia situazione. Posso dire però che io non ho mai offeso nessuno e non sono mai stato irrispettoso in nessun modo. Ho solo mostrato come sia importante che ognuno abbia il diritto di avere una libera scelta. Sapevo che la mia scelta avrebbe portato a determinate conseguenze, come non poter entrare negli Stati Uniti. L’Australia però è un caso differente. In Australia io avevo un’esenzione che alla fine però non ha funzionato. Sappiamo cos’è successo, non è necessario tornare sull’argomento”.
Ad ogni modo ora c’è una stagione che potrebbe vedere Djokovic ancora tra i principali protagonisti, e il fatto di aver giocato meno di altri nel 2022 può diventare un vantaggio in vista di Parigi e Torino. “Mi sento bene – conclude Djokovic –, gli ultimi due tornei, ad Astana e Tel Aviv, e i titoli vinti hanno fatto crescere i miei livelli di fiducia e motivazione. È naturale e normale, quando vinci, voler giocare di più e continuare una serie di vittorie. Quindi spero di poter concludere questa stagione nel migliore dei modi”.