Nella serata di martedì 25 ottobre 2022, intorno alle 21, si è conclusa la splendida carriera di Andreas Seppi, sconfitto al primo turno da Yannik Hanfmann – numero 4 del seeding – al Challenger di Ortisei. Un addio, quello dell’altoatesino, passato forse un po’ in sordina, lontano dai riflettori come accaduto nell’arco di un’intera carriera. A lui sarebbe piaciuto salutare il mondo del tennis in una cornice più nobile, come potevano essere i tornei di Firenze o Napoli, ma la FIT gli ha negato questa opportunità.
“Dare la wild card ad uno che si ritira sarebbe uno spreco” – queste, a dire dell’italiano, sono state le parole della federazione sulla possibilità di giocare un’ultima volta in casa nel circuito ranking, lui che con il suo ranking attuale (n°310 del mondo) ovviamente non avrebbe potuto entrare direttamente in tabellone.
Non sarà comunque questo ricordo poco felice ad intaccare il magnifico percorso di Seppi nel mondo del tennis, lui che è stato il primo italiano di sempre a vincere un torneo su erba (Eastbourne nel 2011) e, successivamente, il primo azzurro a conquistare almeno un titolo ATP su tutte le superfici (Belgrado, terra rossa, e Mosca, cemento, nel 2012). “Avrei firmato immediatamente se qualcuno mi avesse detto che avrei potuto giocare fino a 38 anni. Mi sento davvero fortunato di esserci riuscito per così tanto tempo” – ha detto l’ex numero 18 del mondo ad ATPTour.com.
Ciò che viene subito in mente pensando a Seppi non può che essere l’incredibile striscia di 66 partecipazioni Slam consecutive, il terzo all-time in questa speciale classifica dietro solamente a Feliciano Lopez (79) e Fernando Verdasco (67). “Quando mi sono avvicinato alla top100 per la prima volta e poi sono riuscito ad entrarci, ho concluso l’anno più o meno intorno al numero 70. Pensavo sempre: ‘Ok, speriamo di riuscire a starci ancora per qualche anno’, ma se ora mi guardo indietro e vedo che ci sono riuscito per 15 anni di fila, devo ammettere che è una cosa che non avrei mai immaginato ad inizio carriera” – ha proseguito Seppi.
“Penso che questo possa essere ciò che più mi rende orgoglioso, l’esser cioè riuscito a mantenermi ad un livello così alto per così tanto tempo. Certo, avrei potuto vincere qualche torneo in più o, chissà, il mio best ranking avrebbe potuto essere un pochino più alto, ma credo che l’essere riuscito a giocare ad alti livelli per così tanto tempo sia la mia più grande conquista“.
Numero uno d’Italia per 215 settimane, il classe 1984 di Bolzano è stato l’unico italiano a riuscire a battere Roger Federer in uno Slam – in quella straordinaria partita dell’Australian Open 2015 – oltre che l’unico italiano a riuscire a sconfiggere tanto lo svizzero quanto Rafael Nadal (Rotterdam 2008). Tra gli altri grandi scalpi di Seppi vanno certamente menzionati quello di Stan Wawrinka (Roma 2012) e Juan Carlos Ferrero, rimontando da 0-2 in una memorabile partita della Coppa Davis 2005. “Ce ne sono stati alcuni particolarmente interessanti!”, commenta l’altoatesino.
Oggi – fisiologicamente – la condizione fisica non può essere la stessa di allora, e anche se non ci sono stati gravi infortuni, in questo ultimo scorcio di stagione l’italiano ha capito di non poter più continuare.
“Dopo i primi tre mesi dell’anno ho iniziato a faticare un po’ di più con le piccole cose. Avevo dolori alla spalla e un po’ alla schiena. Diciamo pure piccoli dolori, certo niente di serio, ma c’era sempre qualcosa. Non ho mai davvero avuto tempo di mettermi in forma e giocare alcuni tornei consecutivi. Quando ho disputato tre partite di fila allo US Open, perdendo all’utlimo turno delle qualificazioni, ho giocato tre giorni di seguito e alla terza partita avevo dolori a schiena e spalla. Lì ho capito che il mio corpo non ce la faceva più.
Da quel punto di vista, il ritiro è stata una decisione facile, perché ho capito che non sarebbe più stato possibile giocare tre o quattro partite di fila. Il processo di recupero è molto più lento, è difficile tenere testa a tutti questi ragazzi giovani“ – ha concluso Seppi a cui, da parte nostra, va un grande augurio per un futuro luminoso almeno tanto quanto lo scintillante passato tennistico.