Esiste il Calendar Grand Slam, il Career Grand Slam, il Golden Slam e poi ci sarebbe anche un’altra possibile combinazione di vittorie a dir poco prestigiose che però non ha un nome ufficiale, o meglio ufficioso. Una proposta dal velato, ma nemmeno troppo, tono provocatorio potrebbe essere quella di denominarlo GOAT Grand Slam. Consisterebbe nell’impresa di vincere nel corso della propria carriera tutti – ed è d’obbligo sottolineare quel tutti – i tornei più importanti: i quattro Slam, la medaglia d’oro olimpica in singolare, le Finals e la Coppa Davis. Qualcuno ci è già riuscito: i coniugi Agassi-Graf e Serena Williams. A Federer mancherà per sempre il trionfo olimpico (vinto in doppio con Wawrinka). A Nadal e Djokovic sono rimaste pochissime cartucce per colpire l’ultimo bersaglio ancora intatto. Una di queste Rafa se la giocherà a breve, tra poco più di due settimane, in Italia, a Torino.
Nella ‘collezione Rafael Nadal’ presente all’interno della sua Academy manca infatti solo una delle ‘sette meraviglie del mondo del tennis’: il trofeo delle ATP Finals. Lo spagnolo ha provato per dieci volte a farlo suo ma si è sempre arreso, sia a Shanghai che a Londra. Solo in un paio di occasioni la sua distanza da quella coppa si è ridotta a una sola vittoria: nel 2010 (finale persa per 6-1 al terzo contro Federer) e nel 2013 (sconfitta in due set con Djokovic nell’ultimo atto). Se tutto andrà secondo i piani, il 13 novembre Rafa darà il via al suo undicesimo tentativo, il primo nella nuova sede dell’evento conclusivo della stagione tennistica: il Pala Alpitour di Torino. Se non sarà l’ultimo, di sicuro non ne seguiranno molti altri.
IL TABELLONE DELL’ATP MASTERS 1000 DI PARIGI-BERCY
Anche negli anni in cui il maiorchino sembrava imbattibile per chiunque, il suo corpo è sempre arrivato all’ultima curva dell’anno troppo usurato per sopperire a condizioni di gioco (cemento indoor) sfavorevoli e infatti Nadal ha spesso rinunciato alle Finals e all’appuntamento immediatamente precedente, il 1000 di Bercy – un altro torneo, guarda caso, mai vinto da Rafa. In questo 2022 lo spagnolo ha disputato solo 43 incontri (perdendone cinque), ma non per questo si può pensare che il suo fisico sia in condizioni migliori rispetto al passato: l’età e i due infortuni muscolari (più il problema cronico al piede che però sembra essere stato superato con il trattamento di radiofrequenza a impulsi avuto tra Roland Garros e Wimbledon) accusati quest’anno non possono essere accantonati come se nulla fosse.
Eppure, forse è proprio questo che Nadal sta cercando di fare: dimenticare gli acciacchi per presentarsi a Parigi-Bercy prima e a Torino poi, senza avere nulla da perdere (e tutto da guadagnare) ma allo stesso tempo con aspettative piuttosto alte. È la condizione di cui possono godere i grandi campioni nelle fasi finali delle loro carriere. Del resto, il Rafa-pensiero a tal proposito è sempre stato molto chiaro: abbiamo imparato a memoria la sua formula “se non pensassi di avere delle chance di vittoria non sarei qui”.
Probabilmente il 22 volte campione Slam ripeterà questa frase anche alla vigilia del suo esordio a Bercy (avversario ancora da definire), dove si sta già allenando da quattro giorni. Noi che siamo maliziosi, però, pensiamo che la sua partecipazione al 1000 parigino sia integralmente in funzione delle Finals di Torino e che difficilmente vedremo un Nadal subito in grado di vincere un torneo competitivo come quello che inizierà lunedì. Il suo obiettivo sarà più realisticamente vincere un paio di partite per acquisire fiducia e ritrovare il ritmo-match dopo due mesi senza incontri ufficiali (il doppio con Federer nella serata d’addio al tennis dello svizzero non può evidentemente essere considerato alla stregua di una partita ‘normale’).
Non c’è bisogno di un mentalista, infatti, per leggere il pensiero di Rafa: sebbene consapevole delle difficoltà e dell’alto livello degli avversari, lo spagnolo vuole il titolo che più gli manca. Se non credesse alla possibilità di vincere, non avrebbe certo rinunciato a stare al fianco della moglie Xisca e del figlio. In quelli che saranno i suoi primi tornei da papà, però, Nadal vuole lasciare l’ennesima impronta della sua eredità che servirà da guida per Rafa Jr. (che sia in ambito tennistico o in qualsiasi altra situazione di vita): credere nei propri sogni e lottare per realizzarli.