La Svizzera ha vinto la sua prima Billie Jean King Cup, impresa che non era riuscita neanche ai tempi di Martina Hingis – tempi da numero 1 in singolare, oltre che in doppio, visto che la sua ultima apparizione risale ad appena cinque anni fa, in coppia con Belinda Bencic.
Una squadra trainata da Belinda, come al solito particolarmente carica quando indossa la maglia nazionale e vittoriosa in tutti i suoi singolari e nell’unico doppio giocato, quello contro l’Italia, il solo di una qualche importanza. Parimenti fondamentale l’apporto delle altre due ragazze che si sono divise i singolari, Jil Teichmann e Viktorija Golubic, secondo le scelte evidentemente centrate del capitano Heinz Günthardt.
Raggianti, ecco che rispondono alle domande dopo il trionfo finale, in uno stato d’animo ben diverso rispetto a quello successivo all’ultimo tie della passata edizione. Lo conferma subito il capitano.
GÜNTHARDT: “Estremamente dolce, forse anche di più dopo l’anno scorso. Difficile fare paragoni. Abbiamo lavorato a lungo per questo risultato. Lo chiamavo il Fed Express, che cercava di arrivare a destinazione ma si fermava sempre prima.”
Belinda, l’oro olimpico nel 2021 e ora questo. Cosa tira fuori il tuo meglio giocando per la Svizzera?
BENCIC: “Già, forse dovrei diventare una giocatrice di squadra e smetterla di giocare per me stessa (ride). Il prossimo torneo è la United Cup, rosso e bianco di nuovo, quindi esprimeremo un gran tennis. È che gioco per la squadra, per tutta la Svizzera. È un sogno di bambina che si realizza. Sentire l’Inno e vedere la bandiera che sventola mi porta a trovare qualcosa in più che forse non trovo negli altri tornei.”
Pensi che questo ti aiuterà il prossimo anno nei tornei individuali?
BENCIC: “Certo, ho solo bisogno di Viki, Jil, Simona, Heinz e Phil in ogni incontro. Se non possono, mi ritirerò (risata).
Viki, non eri in campo oggi, ma hai vinto due match vitali questa settimana. Cosa significa questo trionfo per te?
GOLUBIC: “Significa tutto. Ci stavamo provando da anni. È stato bello per me avere l’opportunità di giocare, ma mi è piaciuto anche il ruolo di sostenitrice di Belinda e Jil. In realtà, per me è stata anche più dura stare in panchina. Ero tesissima durante il match di Jil.”
TEICHMANN: “Doveva essere così, alla fine.”
Avete replicato la celebrazione di Federer e Wawrinka alla fine. L’avevate pianificata o è stata una cosa del momento?
BENCIC: “Una cosa impulsiva, credo, perché è talmente iconica, almeno in Svizzera. Sono felice che abbiamo la stessa foto al femminile.”
GOLUBIC: “Io me la ricordavo, la parte la parte in cui Stan era sdraiato e Roger fa quel gesto con la mano, così ho fatto lo stesso.”
BENCIC: “Erano on fire.”
GÜNTHARDT: “ È una tradizione svizzera.”
TEICHMANN: “Te la insegnano da bambino.”
GOLUBIC: “Come comportarti quando vinci (risata).”
Heinz, hai una grande carriera nel tennis, giocatore, allenatore, capitano. Puoi descrivere le diverse emozioni?
BENCIC: “Siamo finalmente le tue preferite?”
GÜNTHARDT: “Niente eguaglia quando giochi. Ma al secondo posto c’è allenare questa squadra. Se potessi misurare la mia adrenalina, sarebbe altissima. È parecchio difficile. Cerco di aiutarle, ma non posso colpire una sola palla, letteralmente. E comunque sono troppo vecchio. Ma è un privilegio assoluto, non si può paragonare ad allenare un singolo giocatore.”
Heinz, quale eredità pensi che questo successo possa avere sul tennis femminile svizzero?
GÜNTHARDT: “Dopo Federer, Hingis e gli altri, è pacifico che si possa diventare campioni in Svizzera, ma devi riuscirci perché c’è tanta competizione tra i diversi sport. Speriamo che quando qualcuno, specialmente un giovane, ci vede vincere, pensi chi sia fantastico. Giochiamo a tennis, insomma, teniamo viva l’eredità.”