Alle ore 19:00 scatterà la finale della cinquantatreesima edizione delle Nitto ATP Finals, la seconda che si disputa nella cornice del PalaAlpitour di Torino. A contendersi il titolo saranno il n. 4 della classifica mondiale Casper Ruud, e il n. 8 ATP Novak Djokovic. Entrambi, grazie al forfait del n. 1 Alcaraz, hanno potuto godere in questa settimana di una testa di serie più alta rispetto alla loro attuale posizione nella Top Ten. Netto il divario negli H2H, Nole conduce 3-0: per due volte si sono affrontati in semifinale agli Internazionali d’Italia, nel 2020 e nel 2022 e in entrambe le occasioni il serbo ha poi vinto il titolo romano; il terzo risale alla scorsa edizione delle Finals torinesi quando nel Round Robin il norvegese fu sconfitto 7-6(4) 6-2. Nel complesso, gli scontri diretti parlano di 6 set conquistati contro zero.
IL PIU’ ANZIANO DI SEMPRE A CONQUISTARE IL TITOLO
Il 35enne di Belgrado, il cui ranking ovviamente risente della mancata partecipazione all’Australian Open e ai quattro Masters 1000 nordamericani presenti nel calendario – il Sunshine Double con Indian Wells e Miami, Montreal e Cincinnati – oltre che della ferma risposta da parte dell’ATP di non assegnare punti all’edizione 2022 di Wimbledon dopo la decisione dell’All England Club di escludere gli atleti russi e bielorussi, andrà a caccia del sesto titolo della carriera nel torneo dei Maestri; un risultato che gli permetterebbe di agganciare il primatista di sempre per numero di affermazioni alle Finals: Roger Federer. Inoltre un trionfo del giocatore serbo farebbe sì che diventasse con i suoi 35 anni, anche il più anziano vincitore dell’evento battendo l’attuale record, detenuto sempre dalla leggenda svizzera che nel 2011 a Londra alzò il trofeo quando la propria carta d’identità recitava 30 anni e quattro mesi, e il secondo in assoluto a laurearsi campione del Master di fine anno dopo aver festeggiato il trentesimo compleanno: infatti al momento, in questa speciale classifica, dopo “il Re” figura Andy Murray che vinse nel 2016 quando aveva 29 anni e sei mesi.
DJOKOVIC PER ENTRARE NELL’ESLUSIVO CLUB DEI MAESTRI ITINERANTI
Per il 21 volte campione Slam si tratta della terza finale nel torneo da quando ha messo in bacheca il suo quinto alloro, alla O2 Arena nel 2015 venendo successivamente sconfitto da Murray nel 2016 e da Zverev nel 2018. Il primo sigillo è arrivato addirittura nel 2008 a Shanghai, e qualora dovesse riuscire a trionfare per la sesta volta entrerebbe nell’esclusivo club di coloro che sono riusciti a vincere le Finals in città differenti unendosi a Federer (Houston, Shanghai e Londra) e Ilie Nastase, il quale può vantare il successo in ben quattro diverse location (Parigi, Barcellona, Boston e Stoccolma). Nole proverà anche a ripetere l’impresa che fu in grado di compiere già in tre edizioni consecutive della manifestazione, dal 2012 al 2014, ovvero sia mettersi in saccoccia il titolo con un record immacolato di 5-0; il che significherebbe contestualmente staccare l’assegno più corposo di sempre della storia di un evento tennistico: un montepremi storico che mette in palio per il vincitore imbattuto $ 4.740.300.
RUUD PER UNIRSI AD ALCARAZ E RICERARE UN BINOMIO CHE MANCA DA FEDERER E RODDICK
Casper Ruud, invece, se riuscisse a sovvertire i pronostici scavalcherebbe in classifica Rafa Nadal ritornato ad occupare la seconda piazza mondiale nonché suo Best Ranking, e raggiungerebbe cifra tonda per quanto riguarda gli allori ottenuti in carriera: infatti farebbe suo il decimo titolo, dopo nove eventi di categoria ‘250’. Una sua vittoria, dunque, porterebbe anche a riscrivere una nuova pagina del primato di precocità nel diventare il più giovane tennista a chiudere l’anno da n. 2 ATP dai tempi di Roger Federer nel 2003. Ma i giochi del destino quando ci si mettono sono veramente difficili da contrastare, perché è proprio da 19 anni – quindi dallo stesso anno – che non vi è un n. 1 così giovincello, Alcaraz, a terminare in cima al ranking: allora fu Andy Roddick. Il fantasmino norvegese, però, sicuramente sarà maggiormente interessato a sfatare il tabù che lo vede “perdente di lusso” nei grandi appuntamenti del Tour considerando che il suo record in tali finali di prestigio, che recita 9-2 negli ATP 250, parla di un secco 0-3: KO tutti arrivati nel 2022, a Miami e allo US Open contro Alcaraz, al Roland Garros contro Nadal. L’affermazione del 23enne di Oslo, farebbe sì che venisse finalmente frantumato il muro della “prima volta” della Norvegia: sarebbe difatti il primo giocatore norvegese a vincere il titolo, dopo essere già stato il primo a parteciparvi, ed il primo scandinavo a laurearsi campione di fine anno dal trionfo di Stefan Edberg a New York nel 1989.
I PERCORSI
Nel suo percorso di avvicinamento all’ultimo atto della competizione, Casper ha battuto il n. 6 Auger-Alissime, il n. 9 Fritz ed in semifinale il n. 7 Rublev; raccogliendo una sola sconfitta ininfluente contro il n. 2 Nadal quando oramai era già certo non solo della qualificazione ma anche del primo posto nel Gruppo Verde. Un passaggio del raggruppamento, che gli ha permesso di divenire il primo tennista a centrare la semifinale nelle sue prime due apparizioni all’evento dalla doppietta di Stan Wawrinka nel biennio 2013-2014. Certamente invece, molto più complesso il cammino di Djokovic, inserito in quello che alla vigilia era stato definito come il girone di ferro con ben tre vincitori del torneo al suo interno (oltre a Nole, Tsitsipas e Medvedev). Il tennista balcanico ha messo in fila le vittorie ai danni del greco – n. 3 – del n. 7 Rublev, dell’orso Daniil – n. 5 – ed infine del n. 9 Fritz centrando così l’ottava finale alle Finals: è diventato il terzo all-time a pari merito con il suo ex coach Becker per numero di finali conquistate dietro le nove di Lendl e le dieci di Federer. Mentre già detiene, in solitaria, l’ultimo gradino del podio, avendo posto fine alla contumacia con il proprio idolo Pete Sampras, per presenze in semifinale (11); davanti a lui ora ci sono solo Lendl con 12 e Federer con 16.
LA DIFFRENZA SOSTANZIALE NEL RENDIMENTO SUL CEMENTO
Ma spulciando in profondità, forse i dati che lasciano più esterrefatti e che fanno capire compiutamente come mai comunque, al di là di tutto, Djokovic sia largamente favorito in questa finale; sono quelli riguardanti i titoli ottenuti in carriera dai due giocatori sul cemento, in particolar modo su quello indoor, e il numero di vittorie complessive agguantate contro Top 10. E’ vero, c’è una differenza sostanziale in termini anagrafici con ben 12 anni a dividere i due – uno classe ’87, l’altro ’98 ma curiosamente nati lo stesso giorno: il 22, il serbo a Maggio, il norvegese a Dicembre -. Tuttavia vedere come Novak, solamente con i suo trionfi stagionali – Tel Aviv e Astana – sia davanti all’avversario per trofei conquistati sul veloce (Ruud ha vinto unicamente il titolo di San Diego lo scorso anno) fa impressione: il computo totale dice 64-1. Qualcuno però potrebbe comunque muovere una mozione di sfiducia, nei confronti dell’enfatizzazione di questa statistiche affermando che Casper sia uno specialista della terra battuta. Certo, ma come dimostrano le finali di Miami e dello US Open di quest’anno, ed in generale i suoi bottini stagionali nel 2021 e nel 2022, il figlio d’arte è cresciuto notevolmente: nel 2020 aveva chiuso con un bilancio di 5-7 tra vittorie e sconfitte, dà lì in poi la musica è decisamente cambiata; a fine della passata annata il suo score recitava 27-10, nel 2022 con una partita al termine della stagione è 25-12. Le finali raggiunte quest’anno, però, nonostante vanti più sconfitte danno molto più prestigio al proprio anno sul veloce.
NOVAK ALLA RICERCA DELLA CIFRA TONDA, NEI SUCCESSI OTTENUTI IN CARRIERA CONTRO TOP 1O
Purtroppo, se si parla di cemento al chiuso, non c’è minimamente contesa per Ruud: 16 titoli contro la casella di Casperino che dice ancora 0. Un affamato di record come Djokovic, infine non avrà potuto fare a meno di prendere coscienza che un’eventuale trionfo, lo porterebbe ad ottenere la 240esima vittoria contro un Top 10 (10 finora nel 2022), anche qui non c’è storia: il suo avversario è a 9 (cinque quest’anno).
Perciò tutta lascia pensare al ritorno del Maestro Novak, dopo sei anni di digiuno, però chissà se Casper non voglia ancora una volta sorprendere il mondo del tennis.