In occasione dell’evento di domenica a Palazzo Madama – a cui ha preso parte come speaker anche Ubaldo Scanagatta – è intervenuto l’Onorevole Mauro Berruto, ex CT della Nazionale Italiana di pallavolo con la quale ha conquisto il bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012. Berruto ha raccontato la storia di Arthur Ashe, primo tennista nero e finora unico a vincere Wimbledon nel 1975, partendo dalla biografia ‘Giorni di grazia’. Successivamente è stato intervistato sul tema da Scanagatta.
Scanagatta: “Perché ti ha ispirato così tanto Arthur Ashe?”
Berruto: “Mi ha ispirato Ashe perché è una figura di una modernità sconvolgente, per una serie di temi che lui nella metà degli anni ’70 aveva iniziato a sollevare da grande atleta, ma anche per il suo impegno su altri fronti come l’integrazione successivo nella seconda parte della sua vita. Come ho raccontato nella sua biografia, lui è una figura che mette al centro più l’importanza della reputazione, quello che era il suo dovere, quello che lui sentiva nei confronti della sua comunità e degli Stati Uniti che lui ha rappresentato in Coppa Davis, quasi come se questo fosse più importante dei risultati sportivi”.
“Arthur Ashe condannato ad essere troppo bianco per i neri, in uno sport riservato tendenzialmente ai bianchi, e troppo nero per i bianchi; vivere in questa perenne situazione intermedia che lo ha reso un uomo che ha fatto fatica, come scrive lui stesso nella sua biografia, a respirare in questo mondo”.