Nemmeno il tempo di diventare il numero uno più giovane del mondo che Carlos Alcaraz sembra avere già un erede. Si tratta di Martin Landaluce, 17 anni il prossimo 8 gennaio e fisico già imponente con un’altezza di 1 metro e 91. Anche lui spagnolo – ovviamente – ha vinto l’ultima edizione dello US Open junior e ha chiuso l’anno al secondo posto della classifica ITF riservata agli under 18. In pochi sembrano dubitare sul fatto che possa bruciare le tappe come il connazionale di quattro anni più “anziano” (con cui condivide il manager) e tra gli scettici di sicuro non c’è Rafa Nadal. Landaluce è già un giocatore della sua accademia grazie a una borsa di studio parziale, ma il legame è destinato a rafforzarsi: il coach del 16enne, Oscar Burrieza, è infatti entrato nello staff tecnico dell’Academy del maiorchino dopo aver lasciato la Federazione spagnola.
“Sono felice di far parte della famiglia della Rafa Nadal Academy e di poter continuare a crescere come allenatore e come persona. Grazie a Martin Landaluce, al suo team e alla sua famiglia, per aver reso possibile tutto questo. Grazie all’Accademia per la fiducia. Umiltà, responsabilità e gioia, andiamo avanti!” – così Burrieza, ex numero 126 del mondo, ha annunciato l’inizio di questa nuova fase della sua carriera da coach. Nel frattempo, il talentino nato a Madrid sta preparando proprio sui campi di Manacor la stagione 2023 allenandosi, tra gli altri, con Jaume Munar.
A partire da gennaio, Landaluce potrà sfruttare le novità introdotte da ATP e ITF con l’iniziativa “Accelerator Programme” per proseguire l’avvicinamento al mondo dei grandi. Avendo concluso il 2022 nella top 10 del ranking ITF dedicato ai giocatori junior, avrà infatti a disposizione otto “spot” (in sostanza si tratta di wild card) per entrare nei tabelloni principali di altrettanti Challenger di livello 50 o 75 e due per eventi futures di categoria M15 o M25. La sua stagione si aprirà proprio con una serie di tornei di quest’ultima fascia che si terranno nel complesso di Manacor: la prospettiva è infatti quella di un percorso sì accelerato ma in cui il livello di difficoltà si alzi in maniera graduale.