In un bilancio di fine anno, il quotidiano francese ha indicato Jannik Sinner coma la principale delusione del 2022, davanti a Gaël Monfils e Ugo Humbert. L’Equipe sottolinea il fatto che il tennista altoatesino – attualmente n. 15 del mondo – aveva cominciato la stagione in Top 10 e che, rispetto ai quattro titoli conquistati nel 2021 (Melbourne 1, Washington, Sofia e Anversa), nel 2022 è riuscito a vincerne soltanto uno (Umago). Inoltre, pur considerando le difficoltà conseguenti alla separazione da Riccardo Piatti, un vero e proprio mentore per Sinner, il quotidiano fa notare come quest’anno non sia riuscito a far prevalere le sue doti principali come il focus e il tennis potente, soprattutto nei tre match di quarti di finale raggiunti negli slam. In particolare, viene definito “apatico” di fronte a Tsitsipas a Melbourne, “senza soluzioni” a Wimbledon contro Djokovic e “nonostante due set di vantaggio, alla fine travolto da Alcaraz agli Us Open in un match monumentale”. Ma è davvero giustificato tale giudizio? A noi sembra di no.
Anche se, complessivamente, Jannik non ha ottenuto i risultati sperati, ci sembra alquanto ingeneroso indicarlo come la delusione dell’anno. Innanzitutto perché l’Equipe non cosidera affatto i ripetuti infortuni dell’azzurro nel corso della stagione. Dopo i quarti di finale disputati all’Australian Open, nello swing dei primi due mille americani, Jannik ha dovuto dare forfait due volte, a causa di una forma virale e delle vesciche ai piedi. Si issa poi ai quarti di Montecarlo (sconfitto da Zverev in tre set lottati) e Roma (superato ancora da Tsitsipas), migliorando comunque i suoi risultati nei Masters 1000 sulla terra rispetto al 2021, in cui si era fermato al massimo al secondo turno. Al Roland Garros, negli ottavi contro Rublev (battuto a Montecarlo), è ancora costretto al ritiro a causa di un dolore al ginocchio.
Sull’erba di Wimbledon, agli ottavi di finale, è protagonista di un match straordinario contro il futuro n. 1 del mondo Carlos Alcaraz. Poi giunge la sconfitta con Djokovic, ma ricordiamo che Jannik cede solamente al quinto set, dopo aver subìto la rimonta del serbo negli ultimi tre set. E non dimentichiamo che Djokovic è Djokovic, un campione che delle rimonte esasperate ha fatto uno dei marchi di fabbrica della sua leggendaria carriera. Per giunta a Wimbledon, torneo in cui trionferà quest’anno per la settima volta e che lo aveva già visto protagonista di rimonte all’ultimo respiro, come quella in finale contro Federer nel 2019, per citarne una…
Insomma, perdere al quinto contro Djokovic a Wimbledon è doloroso, certo, ma ci sta eccome! E va considerata inoltre la “fame” quasi furiosa di vittoria del serbo, dopo le vicende travagliate ad inizio stagione di cui è stato protagonista.
Poi per Jannik giunge la vittoria a Umago… contro lo stesso Alcaraz battuto pochi giorni prima a Church Road, in quella che ormai è una delle nuove grandi rivalità tennistiche del presente e del prossimo futuro. Alcaraz è un fenomeno e, infatti, dopo lo storico trionfo allo Us Open, diventa il più giovane n. 1 della storia. Sinner viene sconfitto da Carlos proprio a New York, ma non prima di aver lottato con le unghie e i con i denti al quinto set nel match forse più entusiasmante dell’anno.
Purtroppo c’è un altro ritiro a Sofia, a causa di una brutta caduta. Il finale di stagione è senza dubbio complicato dal punto di vista fisico, in cui Jannik fa fatica a recuperare una forma ideale per tentare di qualificarsi al Masters di fine anno.
Potremmo dire che, nonostante non ci sia stato quell’ulteriore guizzo inseguito dall’azzurro soprattutto nei grandi appuntamenti dell’anno, e considerando il cambio radicale del team – con l’aggiunta, peraltro, del supercoach Cahill – e dei molteplici infortuni subìti, la stagione di Sinner non sia da considerare poi così deludente. Anzi. L’azzurro ha confermato comunque le sue grandi doti in alcuni match chiave e molto complicati. Inoltre, ha iniziato, sì, l’anno da n. 10 ma, in fondo lo termina perdendo solo cinque posizioni, restando comunque in top 15 e non essendone mai uscito nel corso del 2022. Dunque, nonostante le défaillance, Jannik dimostra una certa costanza, elemento fondamentale per restare nella rosa dell’eccellenza e molto difficile da mantenere, vista la concorrenza agguerrita nel circuito. Ora, nel 2023, se riuscirà a raggiungere – e a conservare – un’adeguata forma fisica, potrà certamente dire la sua. Insomma, quando si formula un giudizio, è utile rammentarsi che i dettagli di solito fanno la differenza; forse, questa volta, il giornale francese è stato un po’ frettoloso e di dettagli ne ha considerati davvero pochi.