Ivan Ljubicic ha ufficializzato qualche giorno fa il suo nuovo incarico per la FFT: la federazione tennistica francese ha deciso di affidarsi alla competenza del croato per cercare di rilanciare un movimento fortemente in crisi, soprattutto al maschile. In esclusiva a Tennis Majors, l’ex allenatore di Roger Federer ha parlato di questa nuova avventura professionale: “Mi sono visto con Gilles Moretton (presidente della FFT, ndr) a Londra alla Laver Cup, quando Federer si è ritirato. Abbiamo preso un caffè e lui mi ha chiesto cosa avessi intenzione di fare. Gli ho risposto che avrei deciso alla fine dell’anno: avevo diverse proposte da parte di federazioni e giocatori. Lui ha pensato ‘Ivan allora potrebbe aiutarci’ e quindi mi ha invitato a Bercy, sono stato un giorno e mezzo e sono tornato a Parigi un paio di settimane fa per passare del tempo con Paul-Henri Mathieu e Nicolas Escudé e visitare il CNE (centro nazionale di allenamento). Poi abbiamo trovato velocemente l’accordo e concluso il tutto. Sarà stimolante come esperienza: non avrei mai pensato di farla”.
“Come mi hanno convinto? Non è servito convincermi: è successo tutto molto in fretta. Considero la federazione francese e la Francia come la più grande federazione tennistica al mondo. Per me è sempre stato un movimento intrigante anche senza essere francese. Voglio vedere cosa significa gestire tutte queste grandi strutture e tutto questo grande potenziale. Il mio primo passo sarà conoscere strutture, giocatori e allenatori.
Perché una federazione con così tante risorse non eccelle? Il denaro non crea i giocatori e non dà la garanzia di avere top 10, top 5. La radice del problema potrebbe essere proprio che le famiglie e i giocatori si aspettano che qualcuno possa risolvere i problemi al posto loro. Spendere soldi non dà la sicurezza di diventare campioni”.
“Il problema attuale è legato anche al fatto che i ragazzi di 14-16 anni non hanno un modello da seguire: non hanno visto Tsonga, Gasquet e Monfils quando erano ad altissimi livelli. Nel momento in cui qualcuno riesce a rompere il ghiaccio, tutto si mette in moto e diventa più semplice. Quello che sta succedendo nel tennis italiano e canadese: tutti ci credono di più e le cose migliorano. Perciò vedremo se ci sarà modo di aiutare i francesi che sono in questo momento a livello ATP a migliorare ulteriormente e magari entrare in top 10. Ho bisogno di sapere come si sentono questi ragazzi: vogliono eccellere ed arrivare al top, oppure sentono di aver qualcosa da perdere?”.
“Come si cambia la mentalità? Non è qualcosa che si cambia in un mese, cinque mesi o un anno, ma attraversa una generazione. Io ho aspettative sempre molto alte da me stesso e dalle persone intorno a me. Per raggiungere livelli altissimi non ci si può mai accontentare di rimanere nella zona di comfort. Sarà importante porsi degli obiettivi elevati, anche se sono difficili da raggiungere. Solo così si può migliorare.
Quando ci sarà un primo bilancio del lavoro svolto? La mia idea è quella di tracciare la prima riga a Montecarlo, ad aprile. All’inizio dell’anno andrò a Poitiers, poi a Tarbes e tornerò a Parigi: voglio conoscere i grandi club e incontrare quante più persone possibili. A breve avremo i Giochi Olimpici: non posso fare miracoli, ma faccio parte della squadra e cercherò di aiutare la Francia a vincere delle medaglie. Sarebbe speciale vincere in casa”.
“Il tennis francese dovrebbe ispirarsi alla struttura di quello italiano? Conosco molto bene il tennis italiano. La FIT ha preso delle decisioni importanti come creare un canale televisivo monotematico e organizzare le Next Gen Finals. In Italia ci sono più Challenger che in Francia e più tornei internazionali. Sicuramente hanno commesso degli errori, ma quando ci si prova a fare delle modifiche, per forza di cose si commettono anche degli errori. Non si possono copiare e incollare i sistemi tennistici, ma ci sono degli aspetti che vanno presi in considerazione dal movimento italiano.