“Non c’è più la mezza stagione” ha un suo equivalente tennistico: non c’è più la preseason. Ma c’è mai stata? Lasciamo però da parte questa considerazione per un attimo e andiamo a vedere le condizioni dei primi quattro tennisti azzurri in classifica dieci giorni dopo l’inizio dell’ATP Tour 2023.
Due di loro, Jannik Sinner e Matteo Berrettini, vengono da un’annata tutt’altro che fortunata dal punto di vista fisico. Proprio Jannik, tuttavia, ha avuto modo di dire lo scorso novembre che “se prendi una storta è sfortuna, altrimenti no. Bisogna essere ancora più bravi nel prevenire certe cose”. Erano i giorni dell’annuncio della rinuncia all’ultima fase della Coppa Davis, con l’ultimo problema – quello al dito – determinante per la decisione più della precedente storta. Il tutto dopo che in primavera aveva dato forfait a Indian Wells contro Kyrgios per un malessere, si era precocemente ritirato contro Cerundolo a Miami per le vesciche, aveva perso in due set da Tsitsipas lamentando un problema all’anca ed era uscito anzitempo dal campo contro Rublev al Roland Garros a causa del ginocchio.
Per quanto riguarda Matteo, il ricorrente problema agli addominali lo fa ritirare nel match di eserdio ad Acapulco, il mignolo della mano destra e conseguente chirurgia lo tengono fuori da Miami e da tutta la stagione sulla terra battuta. Poi c’è il Covid a negargli la partecipazione a Wimbledon, dove sembrava in grado di poter replicare almeno la finale del 2021 e infine il piede sinistro. Ultimo match, la finale dell’ATP di Napoli giocata il 23 ottobre.
Per quanto riguarda Lorenzo Musetti, un infortunio alla coscia lo costringe al ritiro contro Zverev a Madrid; rientrerà a Parigi. Nessun problema fisico rilevante per Lorenzo Sonego, che ha più che altro avuto difficoltà a mettere insieme delle vittorie, salvando almeno parzialmente la stagione con il titolo settembrino di Metz e due grandi vittorie in Coppa Davis.
Appena dieci giorni di Tour, dicevamo, e tre di loro hanno già accusato noie fisiche. Per Jannik sembra quasi che non ci sia stata soluzione di continuità con la passata stagione, nonostante tutto chiusa al 15° posto del ranking, con l’infortunio che ha interessato la zona dell’anca nel match comunque portato a termine contro Korda.
Si è invece ritirato Sonego durante la sfida di primo turno ad Adelaide contro Medvedev: perso il primo parziale nonostante i nove set point, ha stretto la mano a Daniil e all’arbitro dopo tre game del secondo. “Solamente” crampi, per lui,che è infatti tornato in campo per il vittorioso match di doppio al fianco con Sinner, quindi ritiro ai quarti per la coppia azzurra. Anche Musetti ha già dovuto fare i conti con un ritiro. Il palcoscenico era quello della finale di United Cup contro gli Stati Uniti, l’antagonista Tiafoe e la causa la spalla, che richiederà una breve pausa agonistica prima dell’Australian Open.
Toccando ferro, legno e soprattutto gli oggetti criticati da John Millman, il più sano di tutti è apparso Berrettini, autore di cinque ottimi match di cui tre vinti, due contro top 10. È proprio Matteo a riportarci all’inizio con le sue parole dopo la finale: “Praticamente non esiste più la preseason”. Solo cinque settimane sono trascorse prima della ripresa del circuito per i giocatori impegnati nell’ultimo atto della Coppa Davis, con otto squadre (e non due come nello storico formato) al via in quel di Malaga. Nel 2021, le Finali si erano concluse addirittura il 5 dicembre. Un mese e spiccioli per una meritata vacanza e il blocco di preparazione atletica, oltre che tecnica.
Proprio il ventiseienne romano che aveva giocato l’ultimo incontro (taciamo del doppio di Davis) oltre due mesi prima è quello visto più in forma. È certamente poco per costituire una prova, ma lo teniamo nel cassetto come indizio. Però non esiste solo l’ultimo mese dell’anno, soprattutto per chi gioca fino a fine novembre. Il mese in cui i tennisti si spargono per il mondo tra duro indoor e all’aperto europeo e terra battuta, febbraio, almeno per la prima metà e soprattutto per i top player è un buon periodo per riprendere il lavoro dicembrino. Anche per questo aveva sorpreso la scelta di Matteo di andare sul rosso di Rio de Janeiro, con il problema agli addominali ricomparso pochi giorni dopo.
Non sono però solo i nostri a farsi male, basti pensare al numero 1 del mondo Carlos Alcaraz, diciannovenne dal fisico anche da copertina. Eppure, dopo aver anch’egli chiuso anzitempo la stagione per l’infortunio agli addominali, deve rinunciare all’Australian Open ancora prima di aver rimesso piede nel Tour a causa di una lesione muscolare alla coscia. Stagione 2022 chiusa in anticipo pure per lui ma, proprio a causa dell’infortunio di Bercy, solo dopo la metà di dicembre ha ripreso ad allenarsi a pieno regime.
Tornando ai nostri alfieri, la loro preparazione atletica e il loro fisico sono senza alcun dubbio nelle mani di professionisti qualificati ed esperti che conoscono meglio dei tennisti stessi il “materiale” su cui sono chiamati a lavorare nei tempi dettati dal calendario. Lo stesso discorso vale per gli altri tennisti di vertice che hanno allungato la lista degli infortunati del 2022. Non resta da augurarsi – e viste le premesse ce n’è davvero bisogno – che si sia trattato di un anno particolare e, riprendendo le parole di Jannik, che si diventi ancora più bravi nella prevenzione e che la sfortuna, per i casi che le “competono”, si faccia da parte.