Siamo ormai agli sgoccioli del primo Slam dell’anno. Nella notte italiana tra domenica 15 e lunedì 16 gennaio partirà l’Australian Open. Se nel maschile ci sono poche incognite, con Novak Djokovic decisamente favorito, nel femminile potrebbe esserci qualche certezza in meno. È vero che Iga Swiatek resta la numero 1 del mondo incontrastata, capace l’anno scorso di prendersi due Major su quattro, però in United Cup è stata spazzata via da Jessica Pegula in semifinale, racimolando appena quattro game.
La 21enne polacca è intervenuta nella consueta conferenza stampa pre torneo, facendo anziutto chiarezza sulle condizioni della sua spalla: “Va tutto bene, non ho più problemi quindi non preoccupatevi! Mi sono allenata piuttosto bene in questi giorni, sono contenta di essere qua e sono felice di aver avuto molto tempo per adattarmi alle condizioni di gioco“. Di seguito riportiamo alcune delle risposte più interessanti di Swiatek ai giornalisti presenti.
D: A che cosa hai pensato quando hai visto il tabellone e la tua prima avversaria?
Iga Swiatek: “A dire il vero non ho proprio visto tutto il tabellone, so solo contro chi giocherò al primo turno. Torno a seguire il metodo adottato nel 2022, quindi davvero non so contro chi giocherei eventualmente più avanti! Per quanto riguarde Jule Niemeier, abbiamo giocato contro già allo US Open e avete visto quanto intensa è stata quella partita. Non sarà facile, ma ovviamente nessun match in uno Slam può essere semplice. Può essere positivo che non essendoci affrontate troppo tempo fa ricordo bene come viaggia la sua palla, ma anche lei può dire lo stesso di me”.
D: Hai avuto la possibilità di giocare qualche punto con Ash Barty. Chiaramente questo non potrà più accadere, quantomeno non nell’immediato, però ti piacerebbe poterla sfidare in un momento in cui entrambe potreste dare il vostro 100%?
Iga Swiatek: “Sicuramente quando si è ritirata credevo che avesse ancora molto da dare al tennis, anche perché per me nessuna giocava meglio di lei. Mi è dispiaciuto non aver più avuto la possibilità di sfidarla e magari batterla. D’altra parte, però, lei mi ha trasmesso davvero tanto in termini di motivazione e culto del lavoro. Quando la affrontavo era difficilissimo, aveva un tipo di gioco molto fastidioso. Nel suo libro parla di come riuscisse ad usare cinque diversi tipi di slice: non so come sia possibile, io non riesco neanche a farne uno!”
D: Hai mai pensato a dove saresti potuta essere adesso se Barty non si fosse ritirata?
Iga Swiatek: “Onestamente no, di solito non mi faccio questo tipo di pensieri perché ci sono troppi scenari differenti da tenere in considerazione. Sarebbero potute accadere tante cose e, chissà, magari oggi non sarei la n°1. Oppure forse sarei riuscita a trovare una quadra ed arrivare comunque dove sono”.
D: Quante differenze ci sono tra Australian Open e US Open?
Iga Swiatek: “Sicuramente il tempo in cui sono collocati nel calendario. In Australia siamo ad inizio stagione, quindi fisicamente è un po’ più semplice perché sei più fresco. Qui, però, alcune volte le condizioni di gioco sono davvero dure. Sono stata fortunata che nelle passate edizioni non ho giocato quando c’erano 37 gradi, magari quest’anno dovrò giocare a quelle temperature. Lo US Open, essendo a settembre, credo sia più duro perché arriviamo a quel torneo in generale più stanche.
D: A proposito dell’intervista al “The Players’ Tribune”, credi che il tennis sia uno sport dove ci sono molte persone introverse o magari è più un 50/50?
Iga Swiatek: “È difficile giudicare. Spesso ci sono persone che sono diverse quando sono in campo e quando sono fuori, ma essendo uno sport individuale penso che, comunque, possa essere più facile trovare persone introverse nel tennis rispetto ad altre discipline“.
D: Quali sono le tue tre armi più importanti?
Iga Swiatek: “Non so se dovrei rispondere a questa domanda, il mio allenatore dice che parlo sempre troppo! Comunque direi il rovescio, la seconda di servizio e la risposta. Potrei anche aggiungere la mobilità in campo”.