[22] A. De Minaur b. B. Bonzi 7-6(0) 6-2 6-1
Com’era lecito aspettarsi la partita tra Alex De Minaur e Benjamin Bonzi segue poco il binario dei servizi, e nel primo parziale De Minaur due volte si trova avanti di un break, arriva ad avere anche due set point in risposta, ma sconta un inizio propositivo e deciso del francese, che si arrenderà solo al tie-break, perso a 0, la vera svolta della partita. Nel secondo parziale ancora l’australiano per due volte di fila trova il break, dopo essersi fatto recuperare ottenuto il primo vantaggio. De Minaur, spinto anche dal pubblico, gioca la sua solita solida partita, spingendo da fondo e allungando lo scambio senza che Bonzi tenga il suo ritmo; il francese, poco aiutato anche dal servizio, rischia e attacca spesso la rete (inusuale per lui) onde variare e non dare riferimenti all’avversario, ma sono troppi gli errori per cercare di stare almeno alla pari. E proprio le lacune al servizio si riveleranno fatali al secondo set del n.48 al mondo, che cede 3 volte su 4 turni di battuta e va in gran difficoltà dal lato del dritto. In tutto ciò la tds n.22 comanda il gioco, muove l’avversario e trova anche 16 vincenti, così da portare a casa sul velluto un secondo parziale senza storia.
Il terzo set inizia com’era finito il secondo: pasticci continui di Bonzi dal lato destro, De Minaur costante da fondo e tatticamente esemplare nel cercare sempre il lato debole dell’avversario e nel tentativo di allungare gli scambi, che più proseguono più diventano il suo habitat naturale. E così il break arriva immediato anche in questo parziale, con l’impressione che ormai il francese abbia abbandonato qualsiasi velleità. E l’impressione in breve si tramuta una certezza, certificata da un altro dei tanti, troppi errori di Bonzi, che permette a De Minaur di chiudere 6-1 il terzo set e portare a casa la partita. Alex chiude con 33 vincenti e 21 non forzati, oltre che un gran 79% di punti vinti con la prima, che è entrata però poco più della metà delle volte, ed è una delle poche cose che deve migliorare in vista del suo ottavo di finale (secondo consecutivo) contro uno tra Djokovic e Dimitrov. Nota a margine: onore delle armi a Bonzi, che tra due lunedì sarà n.1 di Francia, e torna dalla trasferta in Asia con la finale a Pune e il terzo turno all’Australian Open, che possono essere una bella iniezione di fiducia.
T. Paul b. J. Brooksby 6-1 6-4 6-3
C’è tanto Paul e poco Brooksby sul Campo 3, con l’ex n.29 del mondo che dopo solo 1h e 15 di partita si trova avanti di due set giocati in maniera abbastanza netta. Tanti i vincenti, com’era prevedibile, dell’arrembante Tommy, che quando è in giornata (come oggi) e riesce a salire puntuale sulla palla può fare molto male da fondo da entrambi i lati. 20 vincenti nei primi due parziali e 11 punti a rete vinti su 15, come sempre l’americano unisce spettacolo ed efficacia, cosa che non appartiene invece oggi a Brooksby. Delle grandi cose fatte vedere con Ruud, a Jenson ne riescono più o meno la metà, e con cadenza molto più rara, certo anche perché ha di fronte un avversario più portato ad alzare il ritmo e cercare più frettolosamente, con aggressività, un affondo decisivo, non permettendo al n.39 al mondo di avere i giusti riferimenti.
Il quinto game del terzo set, lunghissimo, prende rapidamente le sembianze di uno snodo decisivo della partita. Più volte Paul ha palla break, più volte Brooksby o con il servizio o con (finalmente) variazioni e accelerazioni ben giostrate con il rovescio incrociato lo rintuzza indietro, nel tentativo di rimanere attaccato alla partita. Alla fine, alla quinta chance per Tommy, Jenson accusa un calo di tensione e commette un grave doppio fallo, che rischia di essere senza ritorno. Il n.35 del mondo dimostra grande forza mentale più avanti, giocando oggi benissimo i punti importanti, e in sicurezza e scioltezza annulla un tentativo di rientro di Brooskby, in uno dei pochi momenti in cui il n.39 ATP ha trovato realmente il suo gioco. Poco dopo Paul, con il 36° vincente (contro 19 non forzati) della sua impeccabile partita, stavolta di dritto, va a chiudere un match condotto dall’inizio alla fine, in cui mai hai permesso realmente all’avversario di dire la sua, nonostante meno prime in campo (59% contro 62%), ma oggi era Jenson ad avere più bisogno della battuta contro un giocatore così solido e aggressivo. L’americano eguaglia il miglior risultato della carriera in uno Slam (quarto turno allo scorso Wimbledon perso contro Norrie), dove affronterà uno tra Murray e Bautista Agut.
J.J. Wolf b. [LL] M. Mmoh 6-4 6-1 6-2
L’altro derby americano, quello “meno nobile”, se lo aggiudica J.J. Wolf. Risultato non tanto a sorpresa per l’esito in sé, ma per la maniera così netta con cui è arrivato. Michael Mmoh gioca un ottimo primo set, portandosi anche in vantaggio 4-2, e anche una volta perso il break arriverà più avanti fino alla palla del 5-5. Sprecate queste chance, in un primo set con tanti errori da entrambi lati, la partita dell’ex allievo di Bollettieri si è spenta del tutto per incanalarsi senza colpo ferire sui binari di J.J., l’idolo delle masse che fino a pochi mesi fa neanche aveva mai giocato una finale in tour (a Firenze la prima) e ora ha verosimili speranze di raggiungere un quarto di finale Slam. L’attuale n.67 del mondo, solidissimo oggi, con 34 vincenti e il 75% di punti vinti con la prima (e il servizio non è certo una delle sue armi principali) ha domato un avversario troppo preda di sé stesso e dei propri rimpianti per dare reale filo da torcere oltre che trovare occasionali vincenti e dare un po’ del solito spettacolo tra esultanze per punti (superflui) vinti e errori su cui andrebbero aperte indagini. Meritato il trionfo di Wolf, che comunque propone un tennis aggressivo, molto personale, che a tratti può far divertire, e soprattutto, considerando che il suo prossimo avversario sarà uno tra Popyrin e Shelton, potrà farlo sognare.