Quante volte abbiamo visto in questa edizione 2023 degli Australian Open la pioggia protagonista inattesa – e insperata- di giornata? Nonostante entrambi gli impianti principali – la Rod Laver e la Hisense Arena – siano dotati di tetto mobile talvolta capita che un improvviso acquazzone colga tutti in contropiede, sia giocatori che organizzatori.
Ad esempio nel match di quarti di finale tra Elena Rybakina e Jelena Ostapenko – in programma nella sessione serale sulla Rod Laver Arena – la pioggia ha fatto la sua comparsa all’inizio del primo set. Dopo che le giocatrici sono rientrate negli spogliatoi i giudici hanno preso la decisione di non chiudere il tetto, e di procedere ad asciugare il campo e le righe.
Il major australiano si è distinto negli anni per l’avanguardia delle tecnologie a disposizione – quest’anno abbiamo visto tra gli altri l’hawk-eye su ogni singolo colpo – ma se si tratta di asciugar un campo da gioco sono gente all’antica. E chi meglio di volenterosi raccatapalle – non remunerati giova ricordarlo – armati di semplici asciugamani? Proprio così, in barba al progresso e ai prodigi della scienza.
Lo stesso Murray ha rimarcato come episodi del genere dilatino troppo le partite e costringano questi ragazzi ad orari infernali, spesso anche oltre le 4 di mattina locali. Fortunatamente la pausa che ha costretto alla sospensione il quarto di finale femminile è stata breve e non ha influito troppo sulla vittoria della Rybakina; ma episodi del genere sono fin troppo frequenti in Australia per non porvi un rimedio (più in linea con i tempi?) prima di subito.