Diciamo la verità , è stato un Australian Open agghiacciante che non ha offerto alcuno spunto interessante, se non fosse stato per le imprese di Srdjan Djokovic, un uomo che ha un livello di autocontrollo, eleganza e opportunità nei comportamenti pari al numero di vocali nel nome.
Ă stato un torneo povero, nel quale non câera il numero 1 Carlos Alcaraz, non câera di fatto Rafa Nadal e chissĂ se ci sarĂ piĂš, non câera Roger Federer e qui mi sa che bisognerĂ arrendersi allâidea di vederlo sfilare alla Fashion Week di Parigi, non câera praticamente Danil Medvedev (4) rimasto ai primi due set della finale dellâanno scorso. Per fortuna ci ha pensato Andy Murray (8) a riscaldare i cuori degli aficionados nottambuli ma capirete che se per emozionarci dobbiamo affidarci ad un quasi ex con unâanca di metallo, siamo messi malaccio.
Quindi che cosa poteva accadere di diverso da quello che accade di solito? Novak Djokovic (10), una volta sicuro di poter tornare ad entrare in Australia, ha ripreso a fare quello che ha sempre fatto da queste parti, e non solo: dominare. Al punto che ai suoi avversari e detrattori non resterĂ che augurarsi lâesplosione di una nuova pandemia.
Stefanos Tsitsipas (8,5) sognava il primo slam ed il numero 1 del mondo: âsarĂ per la prossima voltaâ, ovvero la frase che i giovani , i quasi giovani e gli ex giovani del circuito degli ultimi 20 anni si sono sentiti ripetere in continuazione. Comunque Stefanos lâha presa con filosofia e con la consueta dose di umiltĂ : âĂ scritto, sono nato campione, sono andato a soli tre set dallâessere campione slam, numero 1 del mondo, Papa, Presidente degli Stati Uniti e presentatore del Festival di Sanremoâ.
A proposito, per evitare le polemiche legate allâinvito al presidente ucraino Zelensky, pare che Amadeus abbia deciso di mandare un forte messaggio di pace ospitando nella serata dei duetti Srdjan Djokovic e Apostolos Tsitsipas che si esibiranno prima in âSei forte papĂ â e poi, tenendosi per mano in âAllora ti chiamerò trottolino amoroso dududadadĂ â
E lo so, dovremmo essere politically correct e tessere le lodi dei semifinalisti Tommy Paul (8), emblema del rinascimento del tennis a stelle e strisce, e Karen Khachanov (8), che ha tenuto alta la bandiera invisibile dellâarmata russaâŚma insomma i russi i russi gli americani, no lacrime non fermarti fino a domaniâŚe invece diciamo che un torneo dello slam con Paul e Khachanov in semifinale non possiamo sopportarlo. Lo sappiamo, direte, intanto loro fin lĂŹ ci sono arrivati (e infatti gli abbiamo dato dei bei voti, che volete, anche se Struff, Davidovich Fokina, Brooksby, Bautista Agut e Shelton per arrivare in semifinale non è male come percorso eh?) e invece i membri dello squadrone italico che fine hanno fatto?
Beh, da questo punto di vista il torneo è stato pressochÊ drammatico. Jannik Sinner (6,5) ha almeno piantato la bandierina nella seconda settimana, ha peggiorato di un turno il risultato dello scorso anno, ma in compenso ha portato al quinto il finalista del torneo ed è tornato a casa in buona salute e non ha rivoluzionato il suo box: insomma si cresce.
Matteo Berrettini (4,5) in realtĂ non ha tradito le attese: lâobiettivo era occupare le pagine dei quotidiani italiani durante la seconda settimana del torneo grazie alle imprese realizzate verso le 04.30 del mattino ora italiana. Ebbene, game, Satta and match, Matteo! Sei tutti noi! Applausi!
Lorenzo Musetti (4) invece ha perso male al primo turno, tradendo le attese degli esteti del tennis. Per fortuna ci sono le donne (a prescindere, come direbbe TotĂł). Rybakina (9) e Sabalenka (10) hanno dato vita ad una grande finale e il timore che Iga Swiatek (5) potesse soggiogare lâintero circuito femminile è stato subito fugato. Certo a vedere Aryna Sabalenka campionessa slam e ricordandoci di quando appena otto mesi fa veniva presa a pallate da Camila Giorgi (6) al Roland Garros, viene un poâ di magone.
Suvvia tifosi, la stagione è appena iniziata, grandi novitĂ si intravedono allâorizzonte, non avete idea di quante sorprese ci sono inâŚserbo!