Il magazine online argentino “Olé Tenis” pubblica lunedì 13 febbraio a firma di Ayrton Aguirre un’intervista a Marian Vajda, storico coach di Novak Djokovic fino alla separazione annunciata ormai quasi un anno fa. Marian, che, come ricorda Aguirre, ha vinto diverse volte il riconoscimento di “coach dell’anno”, è a Buenos Aires in veste di entrenador del suo compatriota slovacco Alex Molcan, numero sette del seeding al “Argentina Open”.
IL TABELLONE COMPLETO DELL’ATP 250 DI BUENOS AIRES
Marian racconta di quando venne a Buenos Aires nel 1998 in occasione del match di Coppa Davis contro l’Albiceleste tennistica di Squillari e Gumy, e ricorda in particolare il tifo rumoroso dei tanti sostenitori locali. “C’era anche Maradona” – continua Vajda. “Lo incontrai ad Abu Dhabi, nel 2008, e mi disse: “coach, stai allenando il futuro numero uno del mondo!””. Fu per lui una grande emozione, al punto di commentare “mi sentii toccato da Dio”. In occasione della dipartita del Pibe Vajda, solitamente poco attivo dal punto di vista social, dedicò al campione un post sul proprio profilo Instagram.
“E’ bello tornare a Buenos Aires” – in merito all’atmosfera – “ la città non è cambiata molto, e la gente è rilassata; mi piace”.
Quando affronta l’inevitabile argomento Djokovic, Vajda pesa bene le parole, e riconosce come la separazione dopo quindici anni di lavoro congiunto sia stata difficile, e traspare un fondo di nostalgia. “Novak ha scelto di giocare meno tornei e di avere al suo fianco un team più giovane, con Goran Ivanisevic come numero uno” – ricorda l’ex numero 34 del ranking, che rispetta le sue scelte (“la vita va avanti”) e gli augura, ora che stanno cadendo le restrizioni sanitarie per lui, di vincere ancora altri Slam.
Sollecitato sui Big Three, Vajda risponde di come abbiano ognuno le proprie caratteristiche e di come abbiano qualcosa di speciale rispetto agli altri, e, omaggiando il suo ex-pupillo, spiega come Djokovic sia depositario di un tennis che è “la risultante del gioco completo di Roger e della ferocia agonistica di Rafa; una combinazione mortale”. Anche per questo, Vajda è convinto che finirà con l’essere il più titolato dei tre a livello di titoli major. “Il momento speciale” – ancora sui Big Three – “quello che ci ha fatto capire di poter avvicinare Federer e Nadal, è stato il primo titolo a Wimbledon nel 2011”.
In merito alle motivazioni che lo spingono a rimanere nel circuito, infine, il coach slovacco sottolinea di come ancora continui a divertirsi e di come la passione e le motivazioni siano intatte, pur avendo fatto così bene con Djokovic. “E’ bello viaggiare” – conclude – “e ora sono con Alex Molcan, con cui condivido grandi ambizioni”.
Danilo Gori