[23] M. Trevisan b. M. Brengle 5-7 6-1 6-2
Non vinceva da due mesi e sei giorni, l’ultimo successo di Martina Trevisan era infatti arrivato durante la semifinale della United Cup lo scorso 6 gennaio con lo scalpo ai danni di Maria Sakkari. Da quel upset, la 29enne fiorentina era entrata in buco nero di gioco e risultati con conseguente perdita di fiducia nei suoi mezzi, inanellando 5 sconfitte consecutive in questo inizio di 2023 tra l’Australian Open e i tornei in Medio Oriente – Abu Dhabi, Doha e Dubai – non riuscendo a portare a casa neanche un set sui 10 disputati dall’affermazione contro la greca con il tonfo definitivo in Asia dove ha vinto solamente 9 game in tre eventi.
Questo periodo negativo, poi, si andava a collocare all’interno di un contesto decisamente più ampio in cui bisognava considerare anche la seconda parte del 2022: dal Roland Garros dello scorso anno alla vigilia del BNP Paribas Open la n. 27 WTA aveva fatto registrare un bottino di 8 partite vinte e ben 18 perse. E il primo set della sua sfida contro la giocatrice di casa Madison Brengle – n. 87 al mondo ma ex n. 35 WTA nel maggio del 2015. Da junior è stata due volte finalista Slam in Australia e a Wimbledon, sempre nel 2007, perdendo in entrambe le circostanze – lasciava presagire che all’orizzonte ci fossero ancora tante nuvole difficilmente dissipabili. Tuttavia pur dovendo soffrire pesantemente nella prima frazione, tradita a ripetizione da servizio e dritto, è riuscita grazie al suo inossidabile carattere a regalare una svolta inattesa al match che ad un certo punto della gara sembrava impossibile potesse verificarsi.
Una volta imboccata la via maestra, anche il lato tecnico ha trovato la quadratura del cerchio e ha permesso all’azzurra di mettere in mostra compiutamente la sua superiorità. Ora per Trevisan al terzo turno ci sarà l’ostica ceca Karolina Muchova, che ha sorpreso la tds n. 12 Vika Azarenka. Indipendentemente dall’esito del prossimo incontro, il sorriso finale dell’italiana ha un significato speciale: ha ritrovato la sua tempra mentale liberandosi delle tossine che nell’ultimo periodo l’avevano attanagliata.
Primo Set: Il festival dei break, 7 in 11 game, premia l’americana
Si parte immediatamente con un break, realizzato dalla giocatrice di casa che si dimostra fin da subito abile nel far valere l’incisività della propria risposta sfruttando le seconde azzurre per mettere pressione sul colpo in uscita dal servizio di Martina. Diversamente, quando la mancina toscana tiene in campo la prima può comandare lo scambio affidandosi al dritto con molta più tranquillità allungando così il punto mediante una ricerca proficua degli angoli fino a stanare la resistenza statunitense. Il test odierno per Trevisan, infatti, è alquanto ostico non solo per il suo momento di forma negativo ma anche perché si ritrova dall’altra parte della rete una tennista con peculiarità tecniche abbastanza uniche nel panorama femminile della racchetta: quantomeno in controtendenza con il tennis moderno.
Brengle ha difatti nel rovescio bimane l’arma migliore del proprio repertorio, mentre possiede un diritto decisamente ballerino. Come si evince dai primi scampoli della sfida, quando può appoggiarsi sul peso di palla avversario incocciando in lungolinea riesce a mettere in mostra un’esecuzione di livello; tuttavia al contrario quando invece è chiamata a fare gioco con l’incrociato si rifugia spesso e volentieri nell’affettata che certamente può rappresentare una grande freccia nel proprio arco perché consente di variare il ritmo, ma allo stesso tempo bisogna essere in grado di saperla dosare con lungimiranza. Inoltre anche il servizio di Madison non è sicuramente il fiore all’occhiello del suo tennis, dato che il movimento preparatorio ricorda tanto quello di Sara Errani con la testa della racchetta che viene portata istantaneamente in alto accentuando la rapidità del gesto anziché svolgere il classico “mulinello”. Un cambiamento, quello indotto dalla tennista a stelle e strisce nello swing del proprio fondamentale d’inizio gioco, dovuto alla condizione patologica che l’ affligge oramai da qualche anno: per la precisione si tratta della sindrome dolorosa regionale complessa, problema che ha l’handicap di venire acuito dall’utilizzo nella cute degli aghi. Per questo, Madison chiese vanamente – dopo il rifiuto della ITF è seguita una causa giudiziaria – di potersi sottoporre ad un metodo di prelievo differente da quello comune che riguarda i test antidoping. Dunque il risultato finald di questo processo è stato l’introduzione dell’attuale movimento a catapulta. Detto di questo excursus sul servizio dell’americana, non è un caso quindi che proprio con un doppio fallo la n. 87 WTA conceda l’immediato contro-break.
Il parziale continua a seguire questo tipo di canovaccio, con le ribattute decisamente superiori ai servizi: basti pensare che nella prima metà del set fino al 3-3 si materializzano ben quattro break in sei giochi. Dopo l’iniziale reciproco omaggio, la 29enne fiorentina si fa nuovamente strappare la battuta salvo ristabilire la parità nel sesto game. La tds n. 23 viene quasi sempre tradita in questa frazione dal suo fondamentale principale, il dritto, nei punti importanti spesso per errori di misura anche per via delle poche prime che inevitabilmente la portano a dover richiedere qualcosa in più al suo colpo migliore e dunque ad aumentare il coefficiente di rischio. Le due giocatrici stanno alternando grande solidità da fondocampo a gratuiti piuttosto banali, e allora decidono che è arrivato il momento di provare a scombinare i piani tattici della rivale tramite mortiferi attacchi in controtempo per prendere la rete. La scelta si rivela vincente per entrambe, ciononostante è solamente un passaggio momentaneo poiché da li a poco le due protagoniste tornano a macinare il loro tennis, di pressione per Martina e di contro-attacco difensivo per la 32enne di Dover, quest’oggi però pieno zeppo di imprecisioni ed errori marchiani.
Di tanto in tanto la toscana sembra mostrare qualche miglioramento qualitativo nell’efficacia del dritto, tuttavia puntualmente quando potrebbe raccogliere i frutti di un potenziale vantaggio torna a sfornare regali come se non ci fosse un domani. Il match ormai ha assunto tratti surreali, con la caterva di break che non appare fermarsi: dopo un paio di turni “miracolati”, che non si sa come alla fine seppur ai vantaggi – quindi i break del parziale sarebbero potuti essere anche di più – sono stati portati a casa da chi serviva, Brengle centrando il terzo break del suo match si è guadagnata la possibilità di servire per il parziale. Ma ovviamente in un incontro del genere sarebbe stata una conclusione non in linea con il copione ideato dallo sceneggiatore masochista che si cela dietro le quinte di questo scontro: così ancora contro-break, il sesto strappo in 10 games.
Giustamente però la semifinalista in carica del Roland Garros non ci sta a fare la figura della comprimaria, per cui cede il suo quarto turno di servizio sui sei giocati. Purtroppo questa volta, al secondo tentativo, Madison appone il sigillo nonostante un break point avuto a disposizione dalla “nostra” che se trasformato ci avrebbe regalato il tie-break dirimente: 7-5 per la statunitense al termine di un’ora di gioco francamente di basso livello e più che dimenticabile. La beffa finale italica di un parziale completamente deficitario è il punto esclamativo del set, simbolico di come la testa di Trevisan vada ripulita dalle scorie e dalle tossine dell’ultimo periodo di sconfitte: non chiude due comodi smash e alla fine finisce per affossare in rete la volée.
Secondo Set: Reazione di carattere di Trevisan, che domina il parziale
La fiorentina reagisce di carattere ad inizio parziale, e nonostante abbia bisogno di ben 6 palle break riesce comunque a raggiungere il suo obbiettivo: 2-0 Italia che presto diventa 3-0 con l’allungo confermato prontamente. Ora finalmente le “benedette” situazioni di punteggio sul 30-30 non vedono più il dritto di Martina remarle contro, bloccandosi nella sua metà campo o finendo oltre la linea di fondo avversaria, ma essere ficcante quanto effettivamente serve. Arrivano anche i primi “forza” italici che sanno di liberazione. L’azzurra adesso domina in lungo e largo, Brengle è costretta ad accorciare ripetutamente: doppio break di vantaggio e 4-0. Il bagel è dietro l’angolo, ma l’italiana non sfrutta l’occasione per il 5-0 e finisce per dimensionare il cospicuo vantaggio. Sul 4-1, però, la n. 1 azzurra torna a fare breccia nel servizio a stelle e strisce e questa volta si invola velocemente all’incasso: 6-1 senza storia in 45 minuti.
Terzo Set: l’uragano Martina finalmente fa emergere tutta la propria superiorità
La partita è girata, Trevisan ora sciorina nettamente la propria superiorità mostrando la sua eccezionale capacità di costruire perfettamente il punto e di saper modificare sapientemente l’altezza della traiettoria delle sue esecuzioni a seconda dell’esigenza del momento. Va subito sul 2-0, poi sul 4-1 e da lì non si volta più indietro. Bravissima Martina, la sua tempra mentale d’acciaio finalmente è stata ritrovata. Dopo un primo set decisamente nebuloso con molte ombre cambiare marcia senza che l’avversaria abbia concesso la rimonta sul piatto d’argento non era per nulla scontato. Anzi, comunque per rispetto di cronaca va registrato il passaggio a vuoto nel sesto gioco in cui ha momentaneamente smarrito il break di vantaggio: un calo di intensità e di tensione però è comprensibile visto lo sforzo psicologico non di poco conto profuso. L’importante era ritrovarsi subito e la n. 27 al mondo lo fatto senza colpo ferire per poi andare a chiudere i conti con il 6-2 finale al termine di quasi 2 ore e 20 di match dagli svariati volti. L’altalena delle emozioni dell’incontro è stata ben rappresentata dalle espressioni facciali dell’azzurra: i continui lamenti verso il suo angolo hanno finito per lasciare spazio al magnifico sorriso di Martina, la più degna conclusione.