[1] I. Swiatek b. E. Raducanu 6-3, 6-1
Iga Swiatek avanza in tabellone battendo Emma Raducanu 6-3, 6-1 in 1ora e 25’. Un tornado all’improvviso si è abbattuto sulla britannica che dal 40-15 1-1 del terzo gioco del secondo set si è ritrovata a stringere la mano sottorete alla sua avversaria dopo aver subito il 6-1 in un quarto d’ora. Un’ennesima dimostrazione di forza della numero uno al mondo che si trova a sua agio su questa superficie lenta, un preludio di quello che potremmo vedere sulla terra rossa, ovvero il dominio di Iga. La britannica mostra miglioramenti, si difende a denti stretti ma poi deve subire il dominio polacco che le ha concesso solo due punti negli ultimi quattro giochi. Ai quarti per lei ora la sfida con Sorana Cirstea che ha eliminato in maniera rocambolesca Caroline Garcia.
Le due rivali si sfidano da subito su ritmi altissimi. La britannica risponde colpo su colpo anche sulla diagonale del rovescio, riuscendo a costringere l’avversaria ad alcuni recuperi al limite e a qualche errore di troppo (dieci a l termine della frazione, a fronte di nove vincenti). Nel secondo e nel terzo gioco entrambe annullano due palle break. Raducanu compie prodezze in contenimento e gioca come meglio non potrebbe, ma tenere il ritmo della numero uno del mondo le costa una pausa nella fase centrale, in cui Swiatek piazza nove punti in fila e sale 5-2. La campionessa dello US Open 2021 rifiata e si ributta con coraggio nella contesa, ma dopo quarantasei minuti Swiatek la spunta con il punteggio di 6-3.
Nel secondo set poco da commentare, se non la straordinaria capacità di Swiatek di cambiare passo e abbattere ogni altrui resistenza. Nel terzo gioco Raducanu va 40-15 prima di cancellare con potenza quattro palle break, la quinta le è fatale e da lì in poi c’è solo una giocatrice in campo. La britannica riesce a malapena a fare altri due quindici, poi la ritroviamo sottorete a dar la mano a Swiatek. Un’ora di lotta pari per la Raducanu, dovrà ripartire da lì, senza interrogarsi più di tanto su quanto accaduto nel finale di match, perché “cicloni polacchi” di nome Iga, del resto, ce ne sono pochissimi in giro.
Con la collaborazione di Danilo Gori