A Indian Wells avete provato a giocare il doppio con Jannik [Sinner]…
Sì, quando possiamo si gioca. Si divertono a giocare insieme, sono amici. Jannik usa il doppio per migliorare tecnicamente. Lì siamo stati fortunati ad avere una wild card, perché altrimenti non sarebbero entrati, il tabellone lì era molto forte.
Nei prossimi tornei quanto programmate di giocare il doppio?
Ne giocheremo molto pochi, dobbiamo puntare a migliorare la classifica di singolare. Anche a Madrid non giocheremo il doppio per lo stesso motivo di Roma, ovvero in modo tale da poter andare al Challenger di Cagliari se si perde la prima settimana in Spagna. Il focus è cercare di arrivare a fine anno il più vicino possibile al best ranking di Lorenzo, ovvero nei primi 30.
La programmazione fino a luglio è sostanzialmente obbligata, ma dopo Wimbledon?
Lì puntiamo a Gstaad, che è la settimana dopo Wimbledon, poi Amburgo e infine valuteremo se andare a Umago, dove non siamo mai stati, ma che è meglio di Kitzbuhel quella settimana perché non è in altura, dato che poi ci sono i tornei in Nord America. E l’obiettivo sarebbe quello di arrivare ai tornei di preparazione dello US Open con una classifica sufficiente per poter essere in tabellone, perché le qualificazioni in quei tornei sono molto dure.
Speriamo di poter vincere qualche partita in più qui, con Tiafoe il fatto di averci vinto in Davis in due set credo abbia importanza, e poi lui essendo americano, se dovesse venire fuori un’arena infuocata con il pubblico lui ci sguazzerebbe.
Dal punto di vista tecnico su cosa avete lavorato nell’ultimo periodo?
Abbiamo lavorato tantissimo sui suoi punti più deboli, ovvero la risposta e il rovescio, ma soprattutto sull’interpretazione del gioco aggressivo, sia di diritto sia di rovescio. Quindi molta attenzione al rovescio in uscita del servizio, il diritto giocato con tempi differenti a seconda delle situazioni, pronto ad avvicinarsi al rimbalzo per far male e poi venire a giocare più avanti.
E quando ci sono periodi come questo nei quali se si perde presto in un torneo si gioca poco, che tipo di lavoro fate?
Quando ha perso a Indian Wells ho detto che non ero così dispiaciuto perché avevo bisogno di una decina di giorni per farlo lavorare, quindi abbiamo investito 10 giorni per Miami, ma anche per il futuro dell’anno. Abbiamo fatto 3-4 giorni molto tecnici, e poi avvicinandosi a Miami abbiamo fatto partite con sparring. Non ha perso un set. Ora ci cercano per allenarsi con noi. Per esempio il giovedì prima di Montecarlo abbiamo un allenamento con Djokovic.
Sulla terra da che torneo iniziate?
Cominciamo con Montecarlo, arriviamo mercoledì nel Principato, prima dell’allenamento con Djokovic, perché Lorenzo deve fare le qualificazioni a Montecarlo, per cui appena perdiamo qui andiamo a casa.
E quali sono gli altri tornei sulla terra?
Saranno i soliti, ma invece di giocare a Barcellona andiamo a Monaco, come anche Matteo. A Lorenzo piace giocare Barcellona, ma gli ho detto che anche se Monaco non è facile, ma Barcellona è davvero difficile, perché è all’inizio della stagione sulla terra e ci sono tutti gli spagnoli.
In ogni caso io sono molto fiducioso, non mi preoccupo mai della sconfitta perché non la patisce più di tanto, lui dimentica molto in fretta, a lui interessa sentire come sta giocando, anche perché le partite si possono perdere per merito dell’avversario.