[14] K. Khachanov b. [2] S. Tsitsipas 7-6(4) 6-4
Karen Khachanov, testa di serie numero 14 del tabellone del Miami Open Presented By Itaù, ha finalmente posto un freno al suo per nulla irresistibile ruolino di marcia fatto registrare quando si è ritrovato a fronteggiare dall’altra parte del campo un Top Ten, tamponando un’emorragia che lo aveva visto al tappeto negli ultimi 23 confronti diretti con Top 10, superando il n. 2 del seeding nonché terzo giocatore del ranking mondiale Stefanos Tsitsipas per 7-6(4) 6-4 in poco più di un’ora e mezza di partita e raggiungendo così i quarti di finale del torneo.
Interrompendo il suo periodo di completa siccità di vittorie al cospetto dei dieci tennisti più forti del Pianeta, il 26enne di Mosca è riuscito anche a spezzare il tabù che lo vedeva sempre soccombere contro il due volte finalista Slam – Roland Garros 2021 e Australian Open 2023 -. Il n. 16 ATP, difatti, approcciava alla sfida con l’airone ellenico accompagnato da un record nefasto di 0 vittorie in 6 match ufficiali a suo sfavore nel confronto con Tsitsi.
Tuttavia, nonostante il 24enne ateniese sia entrato in campo forte del netto divario emerso compiutamente tra i due nei precedenti, è stato abbattuto da una grande performance del semifinalista negli ultimi due Majors disputati: il quale ha dato dimostrazione, contrariamente a quello che potevano far desumere gli head to head, di eccezionale sicurezza nei suoi mezzi oltre che di un grado di fiducia e consapevolezza nelle proprie possibilità difficilmente immaginabile alla vigilia dello scontro.
Karen ha estratto continuamente dal cilindro del suo bagaglio tecnico, un turbinio di violente folate – dall’impatto estremamente pulito, filante ed incisivo – e schiaffoni da ambo i lati del campo che sostanzialmente hanno sempre impedito al greco di poter entrare effettivamente in partita.
Dando quindi i giusti meriti alla prestazione del russo, non si può comunque limitare l’esito finale dell’incontro ed in generale l’andamento assunto dal match esclusivamente all’energia fisica e mentale messa in mostra da Khachanov. Il livello di gioco espresso da Stefanos, infatti, è stato talmente lontano da quello migliore che il vincitore delle ultime due edizioni del Masters 1000 di Montecarlo è capace di sprigionare che non si può non arrivare ad una facile costatazione: la direzione intrapresa dalla gara è dipesa anche da alcune oggettive mancanze dimostrate nella sua versione odierna dal “Maestro” 2019, certamente più del solito stropicciata.
Il forfait di Richard è stato dannoso per Stefanos
Ma per quanto l’eliminazione di Tsistipas, trattandosi del secondo favorito del draw, già in ottavi sia indubbiamente una sorpresa, considerando la campagna di avvicinamento del greco al torneo e in ugual misura la strada percorsa in Florida non può dirsi un bagliore clamoroso totalmente inaspettato: è un risultato che sorprende il giusto, sia per il valore dell’avversario che lo ha superato sia soprattutto per il fatto che lo Stef ammirato a Miami non si è potuto mai liberare pienamente della ruggine agonistica che lo asserragliava, come invece avrebbe voluto, entrando così – colpevolmente – più tardi del previsto in temperatura idonea per certi livelli. Questo anche per via di un po di sfortuna dettata da alcune evenienze circostanziali che non potevano ovviamente essere controllate da lui in prima persona: stiamo parlando del ritiro di Gasquet che lo ha proiettato immediatamente al 3°T senza giocare, per cui come se avesse goduto di un doppio bye. Una situazione che all’apparenza poteva sembrare assolutamente favorevole perché in grado potenzialmente di mantenere Tsitsi più fresco per le fasi calde del torneo ma che invece, dato che Stefanos si era presentato ad Indian Wells svogliato uscendo dai giochi prematuramente, il fatto di ritrovarsi così avanti a Miami con però poco tempo realmente passato in campo in match ufficiali nell’ultimo periodo, alla fine si è rivelato solo controproducente.
Anche perché fa parte di uno dei comparti di questo sport vedere, soprattutto nei primi turni, un tennista top essere sorpreso da uno di seconda fascia poiché questi ha già almeno un match se non due – quando lo sfavorito che centra il colpaccio è partito dalle quali – sulle gambe e quindi non può che essere molto più rodato rispetto all’avversario e riuscire così grazie al miglior adattamento ai campi a compensare il divario tecnico. Non a caso il greco aveva già rischiato seriamente contro Garin al turno precedente, figuriamoci poi non appena si è trovato di fronte un tennista del calibro di Karen.
Le insidie del viaggio “tennistico” coast to coast dalla California alla Florida
Inoltre ad enfatizzare ancora di più le difficoltà dell’ateniese ci si è messo anche un ulteriore aspetto: il passaggio dalla California alle spiagge di Miami, tra un tappa e l’altra del Sunshine Double, è probabilmente uno dei più complessi dell’intero calendario ATP – se non il più complicato in assoluto – per ciò che concerne l’adattamento alle condizioni di gioco, visto che si è costretti a subire – fra una meta e l’altra – una decisa e repentina trasformazione da quel punto di vista. Si passa infatti dal clima secco del deserto con la palla che fischia nell’aria, ma che al momento del rimbalzo viene rallentata parecchio nella sua spinta e velocità dall’abrasione piuttosto pronunciata dei campi – quest’anno forse anche eccessivamente, dovuta al fatto che le palle si “aprivano” troppo celermente -; alla grande umidità della Florida che quindi fa viaggiare di meno la sfera in aria, la quale però comunque riprende rapidità in ricaduta al contatto con la superficie, decisamente molto più veloce di quella di Tennis Paradise.
Proiettandoci al prossimo round, per il vincitore del ‘mille‘ di Parigi Bercy 2018 (che grazie alla vittoria su Stefanos è virtualmente diventato n. 14 ATP) ora ci sarà da affrontare il vincente tra Francisco Cerundolo e la tds n. 25 Lorenzo Sonego.